Pillole di SpiritualiTà
Buttiamoci ai piedi del Signore e supplichiamolo perché ci restituisca la sua amicizia e ci ristabilisca in una magnifica e casta fraternità d'amore. (San Clemente I, papa)
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di Marilda Zonarelli
Mancano pochi minuti all’inizio dello spettacolo. Il sipario è chiuso, ma si sentono tante voci in platea…
Il cuore è colmo di emozione (e di agitazione) e la mente ritorna velocemente al momento in cui, ormai tanti mesi fa, è stato proposto di mettere in scena uno spettacolo teatrale, un Musical su Fatima, come già realizzato dall’Opera di Birgi. I primi incontri sono stati complicati ed un po' surreali: durante i faticosi casting, non so nemmeno io come, sono passata dal dovermi occupare di alcuni aspetti organizzativi dell’evento ad essere proiettata sul palco ad interpretare il ruolo di Olimpia,la mamma di Francesco e Giacinta Marto, i due giovani pastorelli che, insieme alla cugina Lucia, sono stati scelti dal Cielo per ricevere e diffondere al Portogallo ed al mondo intero il messaggio portato dalla Mamma Celeste. Un messaggio di speranza, grazia e misericordia, che indica nella preghiera e nel sacrificio quotidiano gli strumenti per ottenere la pace nel mondo. E subito penso a come sia attuale, in questo momento di grande confusione morale, dottrinale e di grande difficoltà che vive il mondo intero, un messaggio che invita e sostiene la fede, l’accoglienza, la pace, la coerenza ed il rispetto.
Sono titubante ma dico comunque di sì; mi trovo bene nel ruolo di Olimpia, una mamma che cerca quotidianamente l’aiuto della Madonna per cercare di educare e guidare i figli alla fede, alla preghiera, alla semplicità in un mondo complicato e disordinato.
Sono praticamente l’unica di tutto il cast del Musical che non ha una voce intonata ed educata al canto, ma sono rapita dalla bravura degli altri e cerco di imparare qualcosa in più ad ogni prova. Per quanto bravissimi, la maggior parte di noi sono comunque attori e cantanti non professionisti, per cui anche io prendo coraggio e mi rendo conto che ogni mese che passa siamo più preparati. Certo, la strada sembra molto in salita: si prova scena per scena ma dimentichiamo facilmente battute, canti, ci distraiamo, chiacchieriamo, siamo sempre più stanchi man mano che il tempo passa. Ci rendiamo conto del tempo che passa dalla stanchezza che inizia ad affacciarsi sempre più e guardando i “Pastorelli”, che quando sono stati scelti per il Musical sembravano ancora tre bambini e sono cresciuti a vista d’occhio, diventando degli adolescenti da riportare all’attenzione necessaria durante le prove.
È difficile sintetizzare quello che è avvenuto in tanti mesi, soprattutto nell’ultimo periodo in cui tutti i lavori si sono intensificati, sono aumentati i pomeriggi interi e le serate di prove ed anche il timore di non farcela nei tempi e di non essere all’altezza di quanto si voleva proporre. Ma sono aumentati anche gli aiuti: chi si univa al gruppo per adattare costumi e scenografie, o anche per un momento di preghiera insieme, chi ci preparava da mangiare e ci sostentava, chi aiutava a ripassare le battute a memoria e chi ad interpretare meglio anche i balletti, chi semplicemente veniva ad assistere alle prove, con una presenza silenziosa ma incoraggiante. E poi chi aiutava ad intonare e ricordare i canti, grandi protagonisti sempre presenti; siamo andati a letto cantando a voce alta o a mente queste musiche originali, così piacevoli ed orecchiabili che anche adesso, dopo alcune settimane dallo spettacolo, continuiamo ad avere in testa e ci scopriamo a canticchiare i ritornelli in vari momenti della giornata.
In questo cammino condiviso c’è stato un altro punto fermo: la nostra regista, che non a caso ha interpretato anche il ruolo della Madonna e ci ha guidati con pazienza in questa continua scoperta, donando un tocco di creatività al copione, continuando a credere nella portata di bene che questa proposta avrebbe seminato nei cuori.
La Mamma Celeste è la protagonista dell’immagine più preziosa di tutti questi momenti; il ricordo che ho più impresso nel cuore non è un’immagine di “scena” ma il momento in cui, nel pomeriggio caldo ed interminabile che divide lo spettacolo matinée da quello serale, preghiamo tutti insieme: recitiamo il Santo Rosario passeggiando intorno al teatro. Tutti, dalle Suore vere a quelle che indossano l’abito solo per lo spettacolo, fino ai bambini, alcuni dei quali stanno imparando per la prima volta la recita di questa preghiera che diventa base e sostegno del nostro impegno a portare Cristo al mondo per mezzo del Cuore Immacolato di Maria, che chiarifica il senso dell’impegno di ciascuno di noi.
Si sta per aprire il sipario… Sappiamo già da alcuni giorni di aver fatto “Sold Out” ma nel momento in cui il tecnico si avvicina e dice: “Complimenti, avete riempito il teatro in ogni ordine di posto!”, l’agitazione raggiunge il culmine. Sono in buona compagnia, siamo tutti molto agitati, ma nello stesso tempo felici ed inspiegabilmente sereni. Anzi, la spiegazione c’è: lo spettacolo della mattina è andato meglio di ogni previsione, la presenza dei bambini che girano intorno ripassando la loro parte dona tanta allegria, i miei compagni che intonano i ritornelli di queste meravigliose canzoni con le loro voci stupende danno tanta sicurezza; è così tanta la voglia di trasmettere l’emozione di questi eventi straordinari che raccontiamo nel Musical, che mi sembra di essere un tutt’uno con gli attori ed i cantanti più bravi.
Inizia lo spettacolo e noi non vediamo cosa succede in platea. Sappiamo che è stato bello, meglio di ogni previsione iniziale; sono arrivate tante testimonianze a riguardo, che abbiamo condiviso fra di noi e ci hanno ripagato di tutti i sacrifici che abbiamo fatto (noi e tutte le nostre famiglie con noi), e ci hanno confermato come, sotto la guida di Maria, possiamo diventare strumento di apostolato anche utilizzando uno strumento leggero come lo spettacolo.
Vorrei portarvi insieme a noi sul palco, dietro le quinte, in mezzo agli atri attori che non recitavano in quel momento, ma che cercavano di insinuarsi in ogni fessura, sopra e sotto le tende, per vedere cosa stava succedendo: mentre Suor Lucia cantava (e noi ci commuovevamo!), tutti “eravamo lei”; tutti volevamo cercavamo di vedere, o almeno di sentire, non semplicemente per la curiosità di sapere come stava andando, ma perché ci sentivamo parte di un tutt’uno, in un’unità che solo una chiamata comune può realizzare.
La “bellissima Signora che viene dal Cielo”, i pastorelli, Suor Lucia, l’Angelo ed il “scenografico” diavolo, Padre Manuel, le mamme dei pastorelli, le novizie, il sindaco ed i carcerati, le popolane ed i bambini, gli straordinari ballerini: un cast numeroso e di ogni età, della Famiglia del Cuore Immacolato di Maria di Roma (e non solo) che ha cercato di trasmettere, attraverso l’arte teatrale, il prezioso messaggio rivelato dalla Vergine Maria a Fatima, cento anni fa, che ha toccato i cuori degli spettatori, ma soprattutto quelli degli attori. Un’alchimia di diversi linguaggi artistici in cui, ogni volta che qualcuno di noi cantava o recitava o si muoveva sul palco è come lo facessimo tutti insieme. Penso di poter mettere ognuno in questa sensazione - tutti gli attori e tutti gli altri - i tanti che hanno lavorato nascosti dietro le quinte, in regia, come aiutanti silenziosi e preziosi, ma altrettanto protagonisti dell’azione di evangelizzazione che stavamo portando avanti rappresentando i momenti essenziali della storia del Messaggio di Fatima.
Raccontando la storia della Sua presenza, offrendo i nostri sacrifici ed anche la riuscita del Musical, abbiamo cercato di unire la bellezza dello spettacolo all’importante messaggio spirituale messo in scena con tutto il nostro cuore e con lo sguardo rivolto per tutto il tempo alla protagonista, alla Mamma Celeste, che ci piace pensare si sia commossa ed abbia sorriso insieme a noi e a tutta la Famiglia del Cuore Immacolato di Maria.
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