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"Camminate come figli della luce" - II parte

di Natalia Mancini  (II parte)

Quando prima facevo riferimento all’impegno del cristiano, nel rispettare i precetti e nell’accostarsi ai sacramenti, non intendevo affatto dire che questo basta: ovviamente, questa condizione è necessaria, ma non certo sufficiente.

Se così fosse la religione si ridurrebbe a una mera, arida e farisaica partecipazione a riti e convenzioni, ai quali non seguirebbe quella che è la parte viva e attiva del cristiano: essere portatori di luce e testimoni del Cristo Risorto.

Quindi: abbiamo detto credere, abbiamo detto partecipare, ma dobbiamo anche agire.

Come si può farlo nel mondo di oggi, come possiamo “operare da Cristiani”?

Siamo nell’epoca dei social network, del mondo virtuale; tra poco anche dell’Intelligenza artificiale. Tutta roba che spesso aiuta a raggiungere persone lontane senza nemmeno muovere un passo dal nostro divano. Per fortuna durante la pandemia questa condizione ci è stata di supporto, ma quanto ci ha disabituati alla “vicinanza reale”?

Possiamo facilmente condividere e diffondere contenuti religiosi, mettendo in atto un apostolato a beneficio di chi è meno assiduo o appare disinteressato (anche se pure su questo ci sarebbe da discutere – perché, forse, non è sempre quello il canale giusto per “dissertare” su tali argomenti e qualche volta si ottiene persino l’effetto contrario!); ma, se non rispettiamo il prossimo, se non siamo onesti lavoratori, se non facciamo una visita ai genitori anziani o una telefonata all’amico in difficoltà; se non ci mettiamo a servizio della comunità, se ci giriamo dall’altra parte o facciamo finta di non sentire per non dover affrontare il confronto con chi la pensa diversamente su certi temi; se anche in famiglia non ci sforziamo di essere esempio di vita cristiana, possiamo dire di comportarci da testimoni di Cristo?

Se proprio non sappiamo da dove partire, guardiamoci intorno e vediamo dove possiamo essere utili: non serve puntare subito a cose strabilianti, come diceva San Francesco d’Assisi: “Cominciate col fare ciò che è necessario, poi ciò che è possibile. E all’improvviso, vi sorprenderete a fare l’impossibile”.

Io vorrei che la fede, il mio essere cristiano, mi portino all’impossibile; ma, anche se ciò non avverrà, voglio poter dire che non me ne sono stata ad aspettare, perché un vero credente deve sempre prendere iniziativa, vivere e non lasciar scorrere il tempo, non accontentarsi di soddisfare solo le proprie necessità.

La notte di Pasqua, Angela, una donna adulta, ha ricevuto il Battesimo nella nostra comunità: una scelta deliberata, consapevole, matura.

Prendendo spunto da lei, anche noi – che abbiamo ricevuto il battesimo da piccoli,  inconsapevolmente – possiamo vivere questa Pasqua come un nuovo Battesimo, una mano tesa da Gesù che ci rialza da terra; un rinnovo della fede, un proposito ad impegnarsi: un risveglio per la nostra vita da cristiani, credenti e testimoni vivi della Luce.

 

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