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Anche LUI ha una MADRE

di P. Enzo Vitale icms

Nella tradizione decennale dell’istituto religioso a cui appartengo si narra una storiella avvenuta qualche decennio fa nel cuore di Roma ad uno dei miei confratelli, al tempo abbastanza giovane.

Si racconta che, mentre era in giro per Roma, con indosso il suo abito religioso, fu avvicinato da una coppia di adepti di una setta religiosa con la quale, forse, in molti abbiamo avuto a che fare: questi “signori” vanno in giro diffondendo gli opuscoli della loro setta e cercando di accalappiare i malcapitati costruendo molti dei loro ragionamenti, su storie alquanto negative sulla Chiesa Cattolica da loro definita “Babilonia la Grande”.

Del fatto in questione, tutti coloro che ne hanno sentito il racconto (e siamo tanti!), ricordano che ad un certo punto il povero religioso fu aiutato da un ruspante signore romano che con l’uso di espressioni non molto urbane, ma certamente forti e incisive, allontanò gli inopportuni zelatori gridando «anche il castagnaro c’ha una madre!»: non si può rendere per iscritto il clamore della scena, ma provate ad immaginare questo slogan gridato con un marcato accento romano. Evidentemente il tutto perché si metteva in discussione proprio la Maternità di Maria, quella che oggi celebriamo.

Io, purtroppo, non ho la possibilità di incontrare il focoso romano e il castagnaro a cui si riferiva, ma certamente posso dare un mio contributo (povero, mi permetterete) e che contribuisce a dare ragione al nostro paladino: in tutti i popoli, di tutti i luoghi, di tutti i tempi, ognuno ha sempre avuto una madre.

Anzi, di più! Qualcuno ha scoperto che nelle lingue indoeuropee, il concetto di maternità e l’annessa parola “mamma” hanno una radice comune: “ma”. Come a dire che in tutti i luoghi del mondo, la parola che accomuna tutti gli uomini sia la stessa per indicare colei che ci dà la vita, dalla quale nasciamo e che si occupa del nostro nutrimento sin da quando siamo concepiti, prima ancora di venire al mondo.

Per non rompere la poesia di quanto appena espresso, dobbiamo però essere brutalmente ed estremamente sinceri dovendo fare i conti con la triste realtà che esistono mamme che non nutrono, non assecondano la vita in loro e, addirittura, la sopprimono.

A noi oggi, comunque, interessa altro ed è a questo “altro” che vogliamo guardare.

Oggi noi contempliamo il fatto (e - non lo dimentichiamo mai - i “fatti sono testardi”) che anche Dio ha avuto la possibilità di poter dire a qualcuno “mamma”.

E questo qualcuno ha un nome ed un’identità precisi: la Vergine Maria.

A tutti è nota la bellezza poetica con cui il Sommo Poeta ha raccontato il mistero della Maternità Divina «Vergine Madre, figlia del tuo figlio» (Paradiso XXXIII, 1) con cui è stato capace di dire l’impossibile: Colei che è Madre, pur essendo figlia del proprio Figlio…  c’è da impazzire nel voler spiegare questo eterno e straordinario mistero.

Noi, mettendoci in coda a chi nei millenni ha cercato di offrire ogni spiegazione a questa profondissima poetica divina, capace anche solo di immaginare e realizzare tanta bellezza, potremmo carpire altro: ognuno, con la propria sensibilità, potrebbe a ragione cogliere qualche elemento di verità che a noi è donato nel dogma della Maternità Divina di Maria.

Personalmente, però, non posso fare a meno di commuovermi nel pensare che «L’amor che move il sole e l’altre stelle» (Paradiso XXXIII, 145), Colui che si è mostrato nella grotta di Betlemme e che ancora ricordiamo in questo ultimo giorno dell’Ottava di Natale, abbia avuto la possibilità di chiamare Mamma, Colei che da generazioni noi diciamo Beata. E – scusate se è poco – è la Stessa a cui noi, animati dal desiderio del premio eterno, speriamo di poter rivolgere lo stesso appellativo in Paradiso: Mamma.

Un consiglio, considerato che chiunque potrebbe dire molto e meglio di quanto ho provato a dire io: se proprio desideriamo, un giorno, chiamarla Mamma in Cielo, non possiamo fare a meno di iniziare a farlo adesso recitando il Rosario quotidianamente, ricordando e mai dimenticando, che ci stiamo rivolgendo alla di Lui Madre, cioè alla Creatura a cui Lui mai potrà dire di no.

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