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AVVENTO: ATTESA E PREPARAZIONE

Tempus fugit! Il tempo vola e tutti ne facciamo esperienza

di Suor M. Paola Lanzilotti icms

Dando un’occhiata a ciò che ci circonda, notiamo che la temperatura si va abbassando, qualche luce colorata inizia ad apparire sui balconi delle case, tornano fuori dagli scatoloni le statuette del presepio. Ci stiamo riavvicinando al Natale. Mah... quest’anno c’è qualcosa di diverso. Alcuni negozi sono chiusi, c’è poco movimento per le strade, non si respira il solito clima di festa, pare che non ci sarà la corsa all’ultimo regalo; nelle chiese c’è il disinfettante al posto dell’acqua benedetta, e nessuno ha la certezza che si potrà partecipare alla messa la notte di Natale.

Nonostante i tratti insoliti, c’è qualcosa che non cambia: siamo nuovamente nel tempo d’Avvento.

Rispolveriamo il Catechismo tornando a quando eravamo bambini.

L’Avvento è il periodo di quattro settimane che precede il Natale. I primi vespri della prima domenica d’Avvento, che solitamente cade a fine novembre o all’inizio di dicembre, segnano l’inizio dell’anno liturgico della Chiesa che culminerà nel triduo pasquale, e si concluderà con la domenica di Cristo Re dell’Universo dell’anno successivo. E’ un tempo detto “forte”, di preparazione e di speranza. Il colore dei paramenti liturgici è il viola. La parola Avvento significa “venuta-attesa”. Chi stiamo aspettando? Gesù Bambino che viene per salvarci. E se i catechisti erano particolarmente coscienziosi e preparati, magari ci hanno anche detto che l’Avvento è preparazione alla seconda venuta di Gesù, quando tornerà per giudicare i vivi e i morti (come recitiamo ogni domenica nel Credo alla S. Messa).

C’è ancora un terzo avvento: “il Signore ci visita continuamente, ogni giorno, cammina al nostro fianco ed è una presenza di consolazione (Papa Francesco).

Il desiderio di Dio di venire a trovarci è indice di due cose semplicissime, molto vicine a noi in verità, e pertanto facili ad essere comprese. Voglio andare a trovare qualcuno, voglio rivederlo con tutto il cuore perchè gli voglio bene, e proprio perché gli voglio bene, spero di trovare corrispondenza. Insomma, se busso alla porta di qualcuno che amo, come minimo, desidero che mi faccia entrare e di intrattenermi con lui. E se mi accorgessi che la mia gioia non è condivisa... che tristezza!

Ogni anno, ogni giorno, il Signore sta alla porta del cuore di ognuno di noi e bussa. Quante volte, invece, il tempo d’Avvento è passato così velocemente da ritrovarci a Natale, e poi a Capodanno, e poi all’Epifania, e abbiamo ripreso la vita di ogni giorno; ecco, ancora, tempus fugit, e il rischio, per chi crede, è fondamentalmente uno: commemorare la venuta di Gesù senza abbracciarlo, senza parlargli, senza fargli compagnia. Ma, in fondo, un bambino chiede solo questo, e Dio, per noi, si è fatto Bambino.

E l’attesa ricca d’affetto prepara e rende speciale l’incontro.

La Tradizione della Chiesa, attraverso il Magistero dei papi, ha donato ai suoi figli dei saggi consigli per vivere con frutto questo tempo di attesa; sono quelli di sempre, perché le “istruzioni” per una vita felice e piena, resa possibile unicamente dalla presenza del Signore, non cambiano.

Proviamo a individuarne qualcuno.

La sobrietà, che non è la visione negativa di una Chiesa medievale. Piuttosto è l’atteggiamento di chi vigila e pone in secondo piano ciò che non è necessario. Si tratta di non lasciarci stordire e dominare dalle realtà  materiali e dalle mentalità superficiali, al fine di disporci verso ciò che è davvero Essenziale. Non tralasciamo di insegnare ai bambini la pratica dei fioretti per far contento Gesù Bambino; questa è scuola di vita!

La preghiera, ricerca di Dio, concretizzata in momenti personali e comunitari trascorsi con Lui, con Maria SS.ma, con lo sguardo ampio rivolto a un mondo che chiede le nostre preghiere. La preghiera è posare lo sguardo sull’ Amore infinito del Signore, e ringraziarlo. Rifiuta la preghiera chi non ha ancora fatto esperienza di tale amore, e, pertanto, non si rivolge e non attende uno sconosciuto. Ma la rifiuta anche chi è preso da altro, chi è dissipato, chi pensa ancora di potercela fare da solo.

C’è, infine, l’amore fraterno. Rafforziamo i legami tra di noi, le amicizie belle e profonde. I rapporti veri si nutrono dell’apertura del cuore, di ascolto, di sostegno reciproco. Non pensiamo subito che siano gli altri a dover fare il primo passo; facciamolo noi per primi, contenti più di aver dato che di essere corrisposti.  E se con qualcuno c’è qualche freddezza, riprendiamo a guardarlo in viso. La fraternità si radica in Dio, partiamo da Lui per aprirci agli altri, altrimenti potremmo avere molte conoscenze, molte relazioni, pochi amici e fratelli in Cristo, pochi per cui daremmo la vita.

Questo Avvento 2020, segnato da precarietà e paure, ci pone in questa direzione: a saper fare a meno di tante cose; ad avere più occasioni (a causa delle varie restrizioni a cui siamo sottoposti) per fermarci e riflettere, e pregare; a valorizzare i rapporti fra di noi, scoprendo un modo nuovo di stare insieme, più maturo e allo stesso tempo piacevole, perchè ricco della presenza di Gesù. Quante volte abbiamo fatto festa senza il festeggiato!

C’è un altro aspetto che questi tempi ci pongono davanti: forse che, improvvisamente, ci siamo resi conto della nostra fragilità e vulnerabilità, certi, troppe volte, di avere la risposta a tutto, di poter risolvere ogni cosa. E’ la tentazione di sempre: il delirio d’onnipotenza dell’uomo che non ricorda il suo essere creaturale.

Ma se noi  l’avevavo dimenticato, Dio l’ha sempre saputo ed è per questo che viene.

Viene a salvarci dal peccato, da noi stessi, da una vita priva di senso che difetta d’amore.

Viene a tendere la mano per rialzarci, per incoraggiarci, per perdonarci, per aiutarci a fare ciò che umanamente sarebbe impossibile come il perdono, la donazione, la gratuità.

Così facendo ci ridarà la pace e la gioia, due cose che il mondo non sa dare e di cui ha terribilmente bisogno.

Lo vediamo, un mondo sconvolto e bisognoso di luce, di chiarezza, di salvezza.

Riconosciamo di aver bisogno di Dio, risvegliamo la nostalgia di Lui, tendiamo la mano per incontrare la Sua e diciamogli con rinnovata fede “Maranatha! Vieni, Signore Gesù!”.  

 

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