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AVVENTO: tempo di SPERANZA

Il Signore ci offre l’occasione di "risintonizzarci" con Lui

di Katiuscia Iacchini

L’Avvento è il primo dei cosiddetti tempi “forti” della vita liturgica della Chiesa, in cui riviviamo la lunga attesa delle genti per la Redenzione.

Nella “Spes non confundit” – la Bolla di indizione del Giubileo del 2025 – la speranza rappresenta il messaggio centrale. Essa è racchiusa nel cuore di ogni uomo, come desiderio di attesa del bene e ci fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù. Tutti siamo chiamati a divenire segni tangibili di speranza, anche se il futuro è incerto e imprevedibile. La speranza cristiana nasce dall’amore, essa non illude e non delude, perché è fondata sulla certezza che niente e nessuno potrà mai separarci dall’amore divino. Essa si fonda sulla fede ed è nutrita dalla carità.

Don Tonino Bello, in una meravigliosa meditazione sull’Avvento, pregava Maria, Vergine dell’attesa, di riaccendere nei nostri cuori gli antichi fervori e di donarci un’anima vigilante, in grado di rivivere il brivido dell’attesa come segno di speranza.

In un mondo in cui manca sempre il tempo, Dio ci dona il Suo tempo, perché è entrato nella storia con la Sua parola e le Sue opere di salvezza, per aprirle all’eterno. Il Signore ci offre, dunque, in questo tempo di grazia l’occasione di rivedere la nostra storia, i nostri giorni e di risintonizzarci con Lui, per far sì che le nostre ombre possano essere illuminate dalla Sua luce.

Vivere intensamente il tempo dell’Avvento non ci dà certamente una formula magica per risolvere i problemi della nostra vita, ma ci apre alla consapevolezza di un dono che sempre riceviamo immeritatamente. L’Amore di Dio ci previene, ci sostiene e ci incoraggia aldilà di ciò che pensiamo e proviamo. Diviene, perciò, per noi l’occasione propizia, che predicava San Giovanni Battista, per “raddrizzare i sentieri”, cioè per tornare semplici ed uscire dai contorti labirinti delle nostre relazioni. Nessuno di noi può accogliere Gesù se non torna ad essere semplice e a vivere dell’essenziale, a livello spirituale, mentale e materiale. Il Signore ci chiede, dunque, di tornare a percorrere una via di semplicità, che permetta al nostro cuore di svuotarsi dal “complicato”, per riempirsi del Signore.

Gesù vuole liberarci da tutte le nostre incompletezze, da tutte le nostre chiusure al “nuovo” che arriva, per riconoscere, nella fine delle cose, un inizio; nella perdita, il momento della crescita; nel momento del dolore, la generazione.

Don Fabio Rosini, in un suo commento sull’Avvento, ci ricorda che abbiamo bisogno che venga il Suo Regno, vivendo la nostra generazione in pienezza, rivolti all’eternità. Ma per farlo dobbiamo contrastare il nostro grande nemico, il cuore pesante e affannato che vive solo delle cose della terra. Se noi siamo dissipati e affannati nel mondo, perdiamo la grandezza delle cose e “incastriamo” la nostra vita in minuzie di passaggio, che ci fanno perdere di vista l’amore.

La nostra patria non è qui, quello che stiamo vivendo ora è parte di un viaggio, è l’inizio di un’avventura; questo mondo meraviglioso è solo un’ombra, c’è “il pezzo mancante”, che è il Cielo. Alla fine della nostra vita, l’incontro con Lui sarà ciò che unicamente conta: tutto il senso del nostro viaggio consiste nell’ arrivare davanti a Lui, che è sostanza di tutto.

 

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