Pillole di SpiritualiTà
Recitate il rosario tutti i giorni per ottenere la pace. (dalle Memorie di suor Lucia)
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INNAMORATO DI DIO, INTERAMENTE DEDITO AL PROSSIMO
di Diletta Lago
Si può essere santi anche da giovani? Si possono fare cose straordinarie vivendo una vita semplice?
In entrambi i casi la risposta è "sì". Ed il ragazzo di cui stiamo per parlare ne è la dimostrazione. Si tratta del beato Pier Giorgio Frassati, che, in soli 24 anni, è riuscito davvero a fare grandi cose.
Piergiorgio nasce a Torino nel 1901, in una famiglia molto benestante (il padre era senatore e direttore del quotidiano "La Stampa").
Fin da piccolo dimostra un grande amore per i bisognosi: ancora bambino, quando vede il padre scacciare un mendicante, scoppia a piangere, dicendo: "Forse è Gesù che l'ha mandato!".
Crescendo, la sua fede si rafforza e diviene l'unico motore delle sue azioni ed il fondamento della sua vita, tanto da fargli affermare: "La fede è per me la prima cosa e per essa farò qualunque sacrificio".
Dedica molto tempo alla preghiera ed ama particolarmente il Rosario: molte notti si addormenta pregando e si alza presto ogni mattina per poter ricominciare; regala agli amici corone del Rosario e li esorta alla preghiera…
Dalla prima superiore, inizia a ricevere quotidianamente la Comunione, che diventa per lui un elemento imprescindibile della giornata: in molte occasioni, preferisce rinunciare a gite o uscite con gli amici perché altrimenti non sarebbe riuscito a partecipare alla Messa. Spesso partecipa all'Adorazione notturna e diviene membro di numerose associazioni religiose, come la "Compagnia del Ss.mo Sacramento", il Terz'Ordine domenicano, i "Giovani Universitari dell'Adorazione Notturna di Torino"...
Aveva un carattere allegro, sorridente e socievole; era molto sportivo ed amava fare camminate in montagna. Spesso organizzava uscite con gli amici, gite e passeggiate e gli piaceva scherzare e fare battute. Era però anche molto deciso ed intransigente nel seguire e difendere gli insegnamenti della Chiesa. Per questo, si oppose fermamente al regime fascista, entrando a far parte della FUCI (Federazione Universitaria Cattolica Italiana) e partecipando a riunioni e congressi della "Gioventù Cattolica" (ramo dell'Azione Cattolica).
Ciò gli provocò non poche prove. Durante uno di questi congressi, nel 1921, venne arrestato con alcuni amici, mentre, nel 1924, subì un'aggressione fascista in casa.
Nonostante ciò, non abbandonò mai le sue posizioni e continuò a difendere eroicamente la sua fede.
Questa grande fede si concretizzò nell'amore verso il prossimo e soprattutto verso i poveri e i bisognosi. Assisteva senzatetto e mendicanti, faceva la questua porta a porta in loro favore, si prendeva cura di malati (soprattutto se soli), contribuiva al pagamento delle spese universitarie degli amici più poveri e regalava loro i libri di testo…
Tutto questo veniva però fatto nel nascondimento, con grande umiltà.
Ad esempio, in un freddo giorno d'inverno, ad un amico che l'aveva visto girare senza cappotto (regalato poco prima ad un povero infreddolito) disse che era perché era un "montanaro" che non sentiva il freddo.
Nel 1925, assistendo un malato venne contagiato e contrasse la poliomelite, che lo portò in pochi giorni a rimanere paralizzato.
Il 4 luglio ricevette l'Estrema Unzione e, poco dopo, morì, attorniato dai familiari e sussurrando "Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l'anima mia".
Al suo funerale parteciparono innumerevoli persone: parenti, amici, compagni di scuola… ma soprattutto una moltitudine di poveri, che aveva aiutato nel silenzio e nel nascondimento.
Nel 1990 è stato dichiarato Beato da Giovanni Paolo II, che lo ha definito: "Solidissimo nel carattere, appassionato nel servire i fratelli e consumato in un ardore di carità che lo portava ad avvicinare in ordine di precedenza assoluta i poveri ed i malati".
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