Pillole di SpiritualiTà
Coltiva l'intimità con lo Spirito Santo — il Grande Sconosciuto — perché è Lui che ti deve santificare. (San Josemaría Escrivá)
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Sacrificio della Messa e suffragio per i nostri cari
di padre Alberto Rocca icms
Le modalità, con cui si esprime il culto della morte e dei defunti, dipendono dal concetto - culturale o religioso - di ciò che si ritiene accadere dopo la morte stessa: cioè dal concetto di vita oltre la morte. Per i più antichi popoli primitivi i rituali dovevano assicurare l’impossibilità, per i defunti, di interferire in qualsiasi modo con i viventi, poiché si riteneva che i defunti stessi fossero vendicativi nei confronti di chi continuava a vivere. Risalgono più o meno al 100.000 a.C. il concetto di sopravvivenza dello spirito oltre la morte e i primi rituali di sepoltura: si lasciavano, infatti, nella tomba oggetti personali e utensili, con fiori e piante medicinali.
L’uso dei cimiteri veri e propri iniziò circa 12.000 anni fa. Presso ogni popolo, moltissime testimonianze attestano l’importanza e la pratica di una qualche forma di culto per i defunti, nella speranza, descritta in molti modi, che il legame avuto qui in terra non finisca, ma trovi una nuova espressione nell’aldilà. Con la consapevolezza che la sorte del defunto avrebbe riguardato, in fondo, anche chi era ancora in vita.
Proprio per distinguersi dai pagani, che celebravano alcune ricorrenze nel giorno del compleanno del defunto, le prime comunità cristiane - così attesta Tertulliano nel II secolo - si radunavano per l’Eucaristia nel giorno anniversario della morte che, alla luce della fede, diventa il giorno della nascita alla vera vita. Queste celebrazioni, come ricorda sant’Ambrogio verso la fine del IV secolo, avevano un carattere di festa. Si aveva infatti la convinzione che il fedele, morto nella comunione con Cristo, fosse ammesso alla visione di Dio. Soltanto in seguito prevalse l’idea dell’incertezza circa la sorte del defunto dinanzi al giudizio di Dio: l’Eucarestia assunse un valore propiziatorio e la Messa venne inserita nel rito funebre. Il rito, ancora attuale, delle Messe in suffragio dei defunti ha come origine probabilmente lo stesso significato propiziatorio.
Il passaggio fra penitenza pubblica - dei primi secoli - e confessione personale porta con sé l’idea di una colpa a cui corrisponde una pena, senza tuttavia una purificazione piena. Per ottenerla è necessario ricorrere al tesoro della Chiesa attraverso offerte, indulgenze e opere di penitenza. Il riferimento al Purgatorio si raccomanda per le anime non pienamente purificate: la Celebrazione eucaristica è per loro di grande aiuto. La richiesta di particolari intenzioni per la Messa costituisce una unione più intima al Sacrificio eucaristico, che si aggiunge all’intenzione più generale di ogni Eucaristia.
Così scriveva sant’Agostino ne “La città di Dio”: «Tutta quanta la città redenta, cioè l’assemblea e la società dei santi, offre un sacrificio universale a Dio per opera di quel Sommo Sacerdote che, nella passione, ha offerto anche sé stesso per noi, assumendo la forma di servo, e costituendoci come corpo di un Capo tanto importante… Questo è il sacrificio dei cristiani».
E il Catechismo della Chiesa cattolica (1032 e 1731): «Fin dai primi tempi la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti». «Il sacrificio eucaristico è offerto anche per i fedeli defunti, che sono morti in Cristo e non sono ancora pienamente purificati, affinché possano entrare nella luce e nella pace di Cristo».
“Durante la celebrazione della S. Messa quante anime vengono liberate dal Purgatorio! Quelle per cui si celebra non soffrono, accelerano la loro espiazione o volano subito in cielo, perché la S. Messa è la chiave che apre due porte: quella del Purgatorio per uscirne, quella del Paradiso per entrarvi per sempre.” Così scriveva S. Girolamo.
Cosa si intende, allora, per “intenzione di una Messa”? Fatte queste premesse, diventa più comprensibile parlare di “Messa di suffragio”.
Suffragare, in gergo teologico e liturgico, significa destinare determinati frutti delle Messe o di altre pratiche alla remissione dei peccati delle anime del purgatorio.
Allora, sono “Messe di suffragio” quelle che si celebrano nel giorno delle esequie, nel trentesimo giorno dalla morte, nell’anniversario, o tutte le volte che si vuole.
La Celebrazione Eucaristica (Santa Messa) è il rinnovo e la perpetuazione, sui nostri altari, del Sacrificio che Gesù ha compiuto sulla Croce in vista della Resurrezione. Un’intenzione di Messa è un’intenzione particolare di preghiera, per la quale una persona chiede al sacerdote di applicare il sacrificio di Gesù Cristo e si unisce a questo sacrificio in maniera più forte e in modo particolare, cioè con un’offerta, segno di un sacrifico personale. Quest’intenzione può essere sia per sé stesso, sia per altre persone, sia per affidare un defunto alla misericordia del Signore, sia in rendimento di grazie.
Il sacrificio di Cristo ha già, di suo, molte destinazioni generali: il sacerdote, secondo il desiderio del fedele che lo richiede, aggiunge un’intenzione particolare. Il sacrificio di Cristo ha un valore generale e infinito, ma chi fa celebrare una Messa sente che quella Messa è “sua” e che il sacerdote, in quella occasione, offre a Dio il sacrificio eucaristico associandovi anche una destinazione particolare, quella indicatagli da lui. Ogni Messa ha un valore infinito e una Messa celebrata in suffragio di un defunto (Messa di suffragio) ha un valore inestimabile. È il più bel regalo che si possa fare a qualcuno che ci ha lasciato!
La S. Messa Gregoriana (in suffragio di un solo defunto) è una pratica antichissima, che risale alla fine del VI secolo, a Papa San Gregorio Magno. Si tratta di trenta Messe, celebrate senza interruzione, per trenta giorni consecutivi, per un solo defunto.
Ci possono essere anche richieste di intenzioni per i vivi, alle prese con particolari momenti della loro esistenza: malattia, conflitti, decisioni impegnative e ardue ecc.
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