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CHIARA LUCE: l’amore per “Gesù abbandonato”

di Nella Riggio

Chiara Luce Badano nasce a Sassello il 29 ottobre 1971. A lungo attesa, è figlia unica e dalla famiglia riceve una solida educazione cristiana.

Ricca di talenti, bella e sportiva, ha moltissimi amici. Ha un carattere generoso, estroverso, dolce e al tempo stesso decisa.

A circa nove anni e mezzo fa un incontro fondamentale per la sua vita: conosce il Movimento dei Focolari fondato da Chiara Lubich. Chiara partecipa coi suoi genitori al “Family Fest” un grande incontro internazionale che si tiene al Pala Eur di Roma : la scoperta che “Dio ci ama immensamente”, inciderà profondamente non solo nei rapporti familiari ma anche con quello dei suoi amici e dei suoi compagni di scuola.

Chiara scriverà: “Ho riscoperto il Vangelo. Non ero una cristiana autentica perché non lo vivevo fino in fondo. Non voglio e non posso rimanere analfabeta di un così straordinario messaggio. Ora voglio fare di questo magnifico libro l’unico scopo della mia vita." Tutta la sua esistenza è unificata e illuminata dalla carità. L’amore di Dio e del prossimo è il cuore del Vangelo, di ogni autentica spiritualità cristiana e in modo particolare della spiritualità di Chiara Lubich.

Ha per centro Gesù nel suo mistero della Passione: Gesù Abbandonato. Attinge forza da “Gesù in mezzo”, ossia dalla sua presenza promessa a coloro che sono uniti nel suo nome, cioè nel suo amore. Come Teresa di Lisieux, la beata Chiara non vive che per «Amare Gesù e farlo amare». L’alimento quotidiano di questo amore è inseparabilmente l’Eucaristia e il Vangelo.  Amare Gesù come Sposo significa quindi abbracciare la sua Croce. Questo amore per Gesù sposo aiuta Chiara fin dalla preadolescenza a lottare contro l’egoismo per amare il prossimo.

Durante la malattia l’amore di Chiara per Gesù cresce e si rafforza, tanto da offrire a tutti una sconvolgente testimonianza di serenità e di pace.  Dimentica di sé, si fa attenta a tutti: vicini o no, credenti e non credenti.  Il 14 giugno 1989 scopre la gravità del suo male e risponde con un decisivo “Sì” alla volontà del Padre. Questo assenso non verrà mai meno: sarà sempre riaffermato con una forza impressionante. Il dolore è trasfigurato dall’Amore: eroica adesione alla volontà divina! Nella sofferenza si consolida il suo amore verso il prossimo: non solo per i familiari e gli amici, ma anche per i poveri, i drogati, i non credenti, gli atei. Fin dall’infanzia si era dimostrata sensibile per i bambini dell’Africa; non li dimentica nel corso della malattia, anzi dona per loro tutto il denaro ricevuto per la ricorrenza dei suoi 18 anni.  

È, inoltre, nell’ultima fase della sua vita che giunge al culmine la fede e la speranza di Chiara. Il lungo e doloroso calvario è un vero e proprio “martirio”, una forte testimonianza di fede e di speranza. Ricorda la mamma: “Il paradiso era uno degli argomenti di cui Chiara parlava più volentieri e ne voleva parlare con me”.  Chiara prega e offre se stessa per la salvezza di tutti i fratelli. È sicura che il momento della sua morte sarà quello delle sue nozze con Gesù: tutti dovranno fare festa, «perché ora Chiara vede Gesù».  

Chiara muore il 7 Ottobre 1990, ma qualche giorno prima dirà alla mamma: “Mamma ciao! Sii felice perché io lo sono!”La sua testimonianza di santità continua ad espandersi soprattutto tra i giovani, che vedono in lei una luce che li guida sul proprio cammino.

 

 

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