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Dalle tenebre alla Luce

tempo di risurrezione

di p. Davide Gilioli, icms

(estratto dal MARIA DI FATIMA - n°3, aprile 2021)

 Il Dossier del Maria di Fatima di aprile non poteva che riguardare la Risurrezione.
E qui, dove la vita vince la morte e la luce trionfa sulle tenebre, c’è spazio - eccome se c’è spazio - anche per il nostro Movimento.

 

Avete presente quella classica serata d’inverno quando scatta il salvavita al contatore (a casa mia c’è stato un periodo dove la combinazione forno-ferrodastiro-lavatrice, accesi e in funzione, era infallibile) e si spegne tutto?

Si resta al buio, nero ovunque, tranne per pochi spiragli di luce che filtrano dalle fessure di porte e finestre. Accade, però, che l’occhio si fa valere per buona quella poca luce a disposizione, permettendoci di vedere almeno qualcosa: si distinguono un po’ alla volta i contorni di ciò che ci circonda e, aiutandosi con le mani e la memoria, ci si può pure azzardare a muoversi senza rischiare di urtare tutti gli spigoli in agguato, sparsi per la stanza.

Insomma, in qualche modo, ci si adatta al buio che ci circonda. Ma questo non toglie che si è, e si resta, nelle tenebre, ed è fuori di dubbio che se tornasse presto la luce sarebbe tutta un'altra cosa…

 

DAL BUIO…

Ecco, anche nella nostra esistenza ci sono combinazioni in grado di far saltare la luce della nostra vita, lasciandoci al buio. Spesso, però, più che blackout improvvisi, il buio arriva poco per volta, quasi mai d’impatto, con qualche piccolo spiraglio luminoso che sopravvive qua e là.

Prima di essere tentati al peccato - che farebbe saltare la luce in baleno - si è tentati alla mediocrità. Che ti abborda, non sembra neanche poi così tanto malvagia dai, e per questo ti seduce e ti vince.

E così, a causa della tiepidezza che trova sempre più spazio nell’animo, la luce della Grazia di Cristo inizia a calare vistosamente d’intensità, si affievolisce, lasciandoci un cuore sempre più nelle tenebre.

La tiepidezza e la mediocrità sono la combinazione perfetta per restare al buio (molto più efficace della “combo” forno-ferrodastiro-lavatrice), per essere costretti ad avanzare per la via della vita a tentoni; certo, poi ognuno ha i suoi 3/4 spiragli di luce duri a morire, a cui ci si può sempre aggrappare (e di cui ci si può accontentare, con cui ci si può scusare), perché alla fine comunque o si va a Messa o non si uccide nessuno o si ascoltano chissà quante catechesi o si fa del bene quando capita o si prega prima dei pasti. Ma quelli che ti fai valere per buoni sono solo spiragli di luce, solo spiragli. Perché la domanda che domina la tua vita non è più: “quale è la Tua volontà, o Signore?”, sostituita da: “ma si… alla fine che male c’è?”. Segno evidente di una luce di Grazia che si sta spegnando, di un’anima agonizzante. Al buio. E se la luce tornasse, sarebbe tutta un’altra cosa.

 

…ALLA LUCE

Ed è proprio lì, sulle soglie del sepolcro di una fede e di una grazia che si erano ormai spente, che tanti sono stati raggiunti dal nostro Movimento. Questa è la FCIM: un sole che irrompe all’improvviso e porta luce e vita lì dove il buio avanzava e la morte stava per prendere il sopravvento.

Per tanti la scoperta della propria vocazione nel Movimento è stata - ed è tuttora - un vero e proprio incontro di Risurrezione: di vita nuova e vera.

Una risurrezione, in primis, della propria vocazione: perché la santità inizia ad esserti cara, roba tua, quasi a portata di mano. E tutto ciò che vivi torna ad acquistare un senso nuovo, in cui niente è da buttare. Niente va perduto. Una luce nuova esplode nella tua vita, spazzando via tutti i residui di compromesso e mediocrità.

E allora si inizia, che ne so, un percorso di direzione spirituale, o ci si appresta a percorrere vie che prima erano completamente fuori dai radar della nostra esistenza: il perdono, l’offerta della sofferenza, il silenzio, la testimonianza nelle amicizie, i primi sabati, la rinuncia di luoghi, compagnie e serie-tv che potrebbero essere di ostacolo per la mia amicizia con il Signore, che renderebbero il mio cuore meno santo e fecondo.

 

La FCIM: un sole che irrompe all’improvviso e porta luce e vita lì dove il buio avanzava e la morte stava per prendere il sopravvento

 

…DELLA RISURREZIONE

Ma, soprattutto, capisci che inizia a tornare la luce e rifiorisce la vita dal fatto che si riscopre un rapporto nuovo con il Signore. La preghiera, un modo nuovo di vivere la propria intimità con Cristo e la Vergine Maria, è come se fosse la “dote” portata con sé dalla FCIM ad ogni anima che ad essa si apre.

Proprio come è stata l’esperienza dei tre santi Pastorelli di Fatima, la nostra storia di risurrezione è partita dalla preghiera. A Francesco, Giacinta e Lucia, infatti, prima di scoprire l’ampiezza e la profondità della missione di salvezza preparata per loro, prima che i loro occhi potessero posarsi sulla creatura più bella mai esistita (la Vergine Maria), prima di trovarsi di fronte alla realtà più triste e orribile che si possa immaginare (la visione dell’Inferno), prima di ascoltare i segreti, prima dell’offerta dei sacrifici, prima del Paradiso, tramite l’Angelo viene loro insegnato a pregare: “I Cuori di Gesù e di Maria sono attenti alla voce delle vostre preghiere” e “Cosa fate? Pregate! Pregate!”. E sono loro suggerite parole, atteggiamenti, momenti. Prima Dio trasforma e rinnova la loro preghiera, poi apre la loro vita ad una stupenda missione di santità.

Così è, appunto, avvenuto per noi. Il Movimento alza gli interruttori del contatore che fanno tornare la vera luce insegnandoci a pregare: le nostre confessioni hanno un prima e un dopo l’incontro con la FCIM; impari (addirittura) robe strane come le giaculatorie, l’Eucarestia diventa il culmine e il centro della giornata, si scopre il Rosario, la mattina si apre in modo che siamo pronti a dare una nuova risposta d’amore, la sera non è più una fuga, ma un rendimento di grazie…

In questi giorni di Risurrezione, riscopriamo e rendiamo grazie a Cristo Signore per quel dono che ha fatto risorgere la nostra vita: la FCIM.

 

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