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EDITH STEIN

PREDICARE, IMPORRE, AMARE: tre modi di dire la Verità

PREDICARE, IMPORRE, AMARE: TRE MODI DI DIRE LA VERITÀ

La Verità senza la Carità diventa spietata.

di p. Enzo Vitale icms

 

Alcune espressioni, taluni fatti, certe parole si cristallizzano nella nostra mente senza volerlo. Ci sono sbattute in faccia con una forza tale che, nostro malgrado, non possiamo rigettarle e scavano nella nostra mente come tarli insaziabili. Riconosciamo in essi qualcosa di superiore, una dignità che va al di là di chi le pronuncia o attesta perché – se sussurrate o gridate poco importa – vestono uno splendore di autenticità che non riusciamo a contrastare.


Ero seduto a tavola, mangiavo e, allo stesso tempo, ascoltavo chi, in quel momento, stava proponendo la lettura della vita di una delle donne e delle menti più fini del secolo scorso. Tedesca, di origine ebraica, ultima di sette figli, vissuta a cavallo delle due guerre mondiali, dotata di una intelligenza vivissima, morta cristiana, martire, ad Auschwitz-Birkenau e poi proclamata santa e Patrona d’Europa da S. Giovanni Paolo II: Edith Stein, Santa Teresa Benedetta della Croce. Ad un certo punto sento queste parole: «Avevo imparato che solo raramente si migliorano gli uomini dicendo loro “la verità”: questo può aiutare quando essi stessi provano il serio desiderio di diventare migliori e riconoscono a qualcuno il diritto alla critica».
Ad una staffilata tanto violenta e penetrante non potevo restare indifferente sebbene, lo ammetto, per più di un giorno ho provato a dimenticare queste parole; non avevo voglia di scrivere, ma poi, come l’assetato nel deserto, ho ricercato quella frase, e la condivido qui, adesso, perché la mia mente mi ha portato parecchio lontano, quando, anni e anni fa, un vecchio confessore di cui non ho mai visto il volto, mi disse: «la verità senza la carità diventa spietata».
Edith Stein è durissima con se stessa: ci confida che, quando ancora non aveva compreso il senso e il significato dell’essere cristiana, chi le stava accanto, pur amandola, non esitava a definirla “squisitamente maligna”. E questo perché lei aveva la capacità di dire sempre quello che pensava, attenta sì a dire precisamente la verità, ma poco accorta a chi la subisse. Nessun problema, quindi, a puntare il dito. Scriveva di se stessa: «Un mio professore mi rivolse queste parole quando mi trasferii a Gottinga: “Le auguro ora di incontrare a Gottinga persone che le vadano perfettamente a genio; qui, infatti, è divenuta troppo critica”. Fui molto colpita da quelle parole, poiché non ero più abituata al minimo rimprovero; oramai quasi nessuno dei miei famigliari osava più dirmi qualcosa, le mie amiche mi portavano affetto e ammirazione ed io vivevo così nell’ingenua illusione che tutto in me andasse bene, come accade spesso agli atei dotati di un forte idealismo etico. Si crede di essere buoni perché ci si entusiasma per
il bene. Avevo sempre creduto che fosse mio buon diritto puntare il dito senza troppi riguardi contro le debolezze, gli errori, i difetti e tutti gli aspetti negativi che attiravano la mia attenzione negli altri, usando spesso un tono canzonatorio ed ironico».
Sembra assurdo, ma, tanto per restare in tema, una verità estremamente spietata. Di fatto, la Verità sa essere spietata, se non accompagnata con la carità. Può diventare un’arma: la peggiore che esista. Se pensiamo che Gesù (Dio) dice di se stesso di essere la Verità, e noi usiamo la verità per puntare il dito, ebbene, dobbiamo ammettere il rischio che stiamo “usando Dio”. Infatti la Verità, che è una Persona, che deve essere servita può essere imposta, predicata o amata: sta a noi decidere quale atteggiamento avere. Chi la impone è alla stregua di un integralista che non trova pace fino a quando gli altri non sono soggiogati alla propria (appunto!) verità.
Chi la predica sa che sta facendo un buon servizio al mondo: ma starà male fino a quando non accetta che la Verità è accolta solo da chi la cerca.
Chi la ama, capisce che alcune volte, la cosa migliore da fare è tacere, perché la Verità non interessa a tutti, anzi... San Giovanni scrive: «Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto. A quanti però l’hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio» (Gv 1, 11-12).


Se Cristo, che è la Verità, non fu accolto dalla sua gente, come noi possiamo pretendere di essere accolti quando imponiamo la verità?
La vera domanda è: a chi interessa la verità? A chi importa la Verità?
Solo il cuore umile la accoglierà, ma senza accorgersene, quel cuore, la contiene già.

 

 

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