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EPIFANIA di GESÙ

IL VIAGGIO DEL CUORE A BETLEMME

di Roberto Utzeri

Ricordando quanto disse Papa Francesco alcuni anni fa, la Chiesa ricorda in questa festa la manifestazione di Gesù, nostro Signore, a tutti i popoli, l’amore e la salvezza universale di Dio, disceso dal Cielo e fattosi uomo per noi.

Il Verbo, venuta la sua ora, quindi, si è incarnato nel seno della Vergine Maria ed è nato come tutti gli uomini, senza ledere la verginale integrità della Madre, e fu piccolino, anche fragile, inizialmente incapace di parlare e di camminare, dovendo crescere con il tempo previsto per tutti i figli degli uomini, ubbidendo così, al Padre che lo ha voluto soggetto alle leggi comuni.

Anche per questo, i Magi, provenienti dal lontano oriente, non avevano nulla che li assicurasse della Verità discesa dal Cielo, nulla di specificamente soprannaturale ma solo il calcolo astronomico. Essi viaggiarono con affanno e trepidanti senza cercare un utile proprio, anzi andarono incontro a fatiche e spese, con l’ansia di conoscere Dio con un fine onesto e leale, con l’unico pensiero di dare subito a Dio lode, onore e gloria. Nella loro sapienza, donata da Dio, hanno avuto occhi più potenti delle pupille con cui vedevano le cose del mondo: oltre a saper leggere le loro mappe hanno avuto “occhi dell’anima”, che sanno decifrare negli accadimenti la parola non scritta dall’uomo, ma incisa dal pensiero di Dio.

Anche noi che viviamo la realtà quotidiana con una certa inquietudine, soggiogati da fragilità ed insicurezze, siamo in continua ricerca di risposte alle innumerevoli domande sollecitate dall’anima: il cuore esplora il cielo per intercettare la stella, che indichi la strada verso la nostra Betlemme; se la stella scelta è quella giusta, al chiarore di quella luce, questa ci porterà al Presepe, dove tutto si fa visibile e carico di significato: la vita, sì, può cambiare, rimodulando le nostre aspettative; questo mutamento avverrà se saremo pronti a mettere ai piedi della mangiatoia i nostri effimeri doni, il nostro amore e il nostro dolore, il nostro tutto che è anche il nostro .

E come per gli antichi Re d’oriente, mossi dal voler e al di là di ogni orizzonte umano, la nascita del Salvatore deve infondere conforto: noi stessi ci dovremo fare mangiatoia per Lui, per accoglierlo nel nostro cuore, nella nostra vita.

Tutta l’aspettativa cristiana inizia da un Bambino … Perciò non torneremo certamente a mani vuote dopo questo nostro viaggio del cuore a Betlemme, ma faremo ritorno ricolmi di doni del nostro Gesù, una chiamata alla fede, un invito alla speranza ed uno sprone alla carità, la capacità di mettere in pratica il Vangelo nelle nostre scelte quotidiane.

 

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