Pillole di SpiritualiTà
Recitate il rosario tutti i giorni per ottenere la pace. (dalle Memorie di suor Lucia)
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di Sr. Francesca De Pasquale icms
Nel brano del Vangelo, che riporta l’incontro di Gesù con la Samaritana, notiamo che Dio si presenta a quella donna – e quindi a noi – come “bisognoso” di ciò che noi possiamo donargli.
Nell’Amore di Dio, la cosa più grande non è il fatto che Lui ci ami, bensì che Lui ci chieda il nostro amore, come se non potesse fare a meno di ciò che possiamo dargli. Egli viene a noi sempre sotto le vesti dell’umiltà; tante volte, nelle circostanze della vita, a fatica riusciamo a credere che Dio ci ami, che Dio si chini sulla nostra debolezza e ci doni amore.
La Samaritana andava a prendere dell’acqua, non pensava quel giorno di intrattenersi con Gesù (i Samaritani non appartenevano al popolo giudeo, erano ritenuti “stranieri”); così il Signore agisce con noi: lo incontriamo proprio là, dove non pensavamo di trovarlo.
La Samaritana, dunque, incontra Gesù, pur senza averlo previsto. Non solo trova il Signore, presso il pozzo, ma nemmeno attinge più l’acqua; piuttosto è lei stessa a riceverla, e in abbondanza, tanto da non sentir più il bisogno di nulla: ha trovato il Signore! E tutto questo è bello.
Il Signore, spesso, sembra divertirsi a mandare all’aria i nostri programmi; eppure, noi diamo molta importanza ai nostri progetti, come fa un bambino quando costruisce le torri o un castello di sabbia: è tutto preso da ciò che sta facendo e all’improvviso tutto crolla!
Invece, proprio in questo tempo di Quaresima, dovremmo permettere a Dio di “mandare all’aria” quello che la nostra natura ci porta a programmare, affinché si realizzi nella nostra vita solo la Sua Volontà! Se saremo capaci di questo, allora anche noi lasceremo lì le nostre anfore e andremo a gridare a tutti la nostra gioia: “Abbiamo conosciuto il Messia, ci siamo incontrati con Lui!”.
«Signore – gli dice la donna – dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venir qui ad attingere acqua» (Gv4,15). La Samaritana si rivolge a Gesù con queste parole; e anche nella nostra anima, quando cresciamo nella fede, nasce la vita. Egli non ci nega l’acqua che gli chiediamo, ma vuole da noi che l’anima si apra a questa fonte, per ricevere tutto dal Suo cuore. Vivere in contatto con Dio e voler ricevere Dio, vuol dire vivere veramente la vita più profonda: ossia scendere in noi stessi.
Il pozzo è profondo, perché scende molto giù. La nostra vita è profonda, se anche noi scendiamo molto giù nel nostro intimo, nella nostra coscienza e ci apriamo alla luce di Dio.
«Va’, chiama tuo marito e ritorna» (Gv4,16). Tante volte Dio ci rimanda a mani vuote, altrimenti noi non vedremmo mai, in modo chiaro, quanti difetti ancora, nella nostra vita, vanno rettificati. Per possedere Dio bisogna riconoscersi peccatori, non dobbiamo mostrarci belli, “a posto”: non cerchiamo di mascherare le nostre imperfezioni davanti al Signore. Nell’essere ciò che siamo realmente, mettendoci con sincerità nella Sua luce, allora davvero saremo capaci di conoscere Lui come l’Amore che si dona a noi pienamente.
Che cosa fa la Samaritana? Grida di gioia e dice: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto!». (Gv4,29) Che cosa aveva fatto? Era stata con 5 uomini e anche con un sesto, eppure trova la sua gioia nel confessare tutti i suoi peccati: non si vergogna, perché è grande la sua gioia nell’aver incontrato il Signore! Allora veramente l’Amore ci pone fuori di noi stessi, con una gioia così grande, così limpida, che proprio essa sarà il nostro apostolato, la testimonianza che scuoterà anche il mondo.
Dobbiamo metterci nell’ottica di vivere questi incontri inaspettati, di incontrarci con Lui nel momento in cui meno pensavamo, per essere richiamati a riconoscere bene quello che c’è in fondo al nostro cuore. Il Vangelo continua con queste parole: «Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisce insieme a chi miete». (Gv4,36) Chi semina deve essere sicuro, deve avere un cuore lieto, perché i risultati sono sempre più grandi di ogni speranza umana per coloro che seminano nel campo del Signore. Anche un piccolo gesto, come dare da bere un bicchiere d’acqua a un assetato, è un atto che rimane per l’eternità. Il seme non importa che sia grande o piccolo: guardiamo la vita della Madonna, vissuta nell’ombra, nell’umiltà, nella povertà, ma con una fecondità spirituale che riempie tutta la terra. Ella ha seminato un piccolo seme: ma da questo seme è spuntata una messe meravigliosa!
Lo stesso vale per noi: seminiamo e non badiamo al frutto; il frutto crescerà! Impegniamoci allora, in questa Quaresima, ad esaminare bene il nostro cuore, perché Gesù ci aspetta al “pozzo” della Sua Parola, per incontrarci secondo quel linguaggio d’Amore che ci rende docili, per amare e lasciarci amare da coloro che ci stanno accanto.
Sarà proprio questo il frutto più bello che possiamo chiedere e desiderare nel cammino penitenziale che ci conduce alla Santa Pasqua.
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