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Hai mutato il mio LAMENTO in DANZA

di Sr. Paola Lanzilotti icms

Quante volte abbiamo detto, pensato o sentito dire: “Questo è un Calvario”!

Già, sembra proprio che quando le cose cominciano a non andare per il verso giusto, ci ricordiamo fortemente di Cristo, dell’Uomo dei dolori che 2000 anni fa salì un monte trascinando una croce.

Lo diciamo o lo pensiamo con un po’ di vergogna, perché quello che ci fa soffrire non è paragonabile ai patimenti del Signore. È verissimo. Ma io non lo sottovaluterei.

Due cose credo siano da evitare: ingigantire le difficoltà che tutti incontriamo o ignorarle.

Durante la Creazione Dio creò ogni cosa; non creò il dolore. Quest’ultimo è il frutto del peccato, del disordine, del non-amore. È una realtà, purtroppo, e non ci piace.

Come si può spiegare tutto ciò? Siamo fatti per la felicità, creati per amare ed essere amati.

Gesù ha voluto fare sua anche questa spiacevole verità. Diciamolo a bassa voce: la sofferenza esiste e si presenta a noi sotto varie forme. E a nulla serve fare come i bambini che chiudono gli occhi e contano fino a 10 per riaprirli, sperando che al 10 ciò che li spaventa, magicamente, non ci sia più. Sappiamo bene che non è così.

Ed eccoci lì, all’inizio di quel cammino doloroso dal quale vorremo tanto fuggire. Le scene sembrano ripetersi, sono così simili... Perché nella croce di Gesù erano presenti tutte le nostre vicende, tutti i nostri errori, lacrime... ogni cosa.

C’è la sofferenza di essere accusati ingiustamente di qualcosa, del non essere capiti magari proprio da coloro che avevi cercato di amare e servire; c’è la vergogna di un padre davanti alla propria famiglia perché cade e ricade in quei vizi dai quali non riesce a uscire. C’è il dolore di una donna che scopre di non poter concepire e di una madre che vede morire suo figlio. C’è la sofferenza bruciante e viva di un figlio rifiutato dai propri genitori, e quella di un amico che vede “crocifiggere” la persona più cara, il padre o la madre, la sorella o il fratello, l’insegnante...

Il primo frutto del dolore, quando saremo in grado di leggerlo, è la verità di noi stessi. Finalmente scopriamo quanto siamo fragili, piccoli, indifesi. Si, perché la prova ci mette alla “prova”, appunto. Ci saggia. Come reagiamo davanti alle nostre paure, davanti alla confusione che le scelte sbagliate di tante persone messe insieme sanno creare? Estraiamo la spada come Pietro o fuggiamo come i discepoli? Rinneghiamo ciò in cui crediamo, le amicizie che non sono più convenienti... o come la Veronica, a testa alta, mostriamo a tutti cosa abbiamo nel cuore? Portiamo la nostra croce e quella di coloro che vediamo soffrire contro voglia come Simone di Cirene, o con tutto il nostro amore, come Maria Ss.ma, come Giovanni, lì, fermi e fedeli ai piedi della croce. C’è anche questo, infatti, vedere soffrire coloro che amiamo. È altrettanto crocifiggente!

Trovo importante sottolineare che ogni Quaresima si conclude sempre con la Pasqua, con la Resurrezione. Le nostre vie crucis, invece, a volte sembrano essere percorsi senza fine. Non è vero che il tempo può curare ogni cosa. Cos’è che fa la differenza?

Accogliere, accettare ciò che è successo, ciò che Dio ha voluto o ha permesso per noi.

Difatti, qual è la prima cosa che fa Gesù prima di iniziare a salire? Abbraccia la croce. Un’azione da stolti. Chi abbraccerebbe la propria croce? Solo chi ha scoperto che essa nasconde un tesoro. Perché il Padre dà solo cose buone ai propri figli, e sa rendere buono anche ciò che buono non è. Nella Passione di Cristo si nascondeva la Redenzione, la salvezza del genere umano!

E dietro la nostra? Attenzione: accettarla non significa dire che quello che fa soffrire e che è accaduto è buono, bello e giusto. Rispettiamo il nostro dolore e quello altrui. Abbracciamo quella croce che non abbiamo scelto! Con fede... Chiediamo, gridiamo al Signore dal profondo di aiutarci, portiamogli il nostro lamento: Lui non ci risponderà con le solite frasi fatte prive di tatto.  

Il Signore è un signore. Prima piangerà con te, ti abbraccerà, ti sussurrerà parole di speranza; poi ti rialzerà, ti darà la forza di arrivare in cima. E farai una forte e vera esperienza di Dio, ti scoprirai cresciuto (almeno un po’), il cuore spalancato dal dolore per amare di più e meglio, sarai più comprensivo verso gli altri...

Ha preso il tuo lamento e l’ha cambiato in danza. Ecco il miracolo!! Ecco la Pasqua!

Grazie, Signore.

 

 

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