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I Polmomi dell'anima: la COMUNIONE SPIRITUALE e le GIACULATORIE

Anche l’anima necessita dei suoi “pasti”

di P. Andrea Mistrorigo icms

Quando si prende un sentiero e si sale la montagna, sentiamo che l’aria si fa sempre più limpida e fresca: i nostri polmoni inspirano e si riempiono di quest’aria, che cede il puro ossigeno al sangue, il quale circola nelle vene del nostro corpo, procurando vita e salute. Anche l’anima ha i suoi polmoni i quali, quando sono bene aperti al puro ossigeno della fede, si dilatano in modo continuato e regolare, procurando vita e salute spirituale. Quali sono questi polmoni? Il primo è il polmone delle giaculatorie e il secondo è il polmone delle comunioni spirituali: insieme aspirano l’ossigeno della fede e accendono la fiamma della carità, dilatando il cuore nell’amore di Dio e verso il prossimo.

Le giaculatorie, respiro costante dell’anima

Ordinariamente il nostro corpo ha bisogno di tre pasti al giorno, colazione, pranzo e cena. Come il corpo, anche l’anima necessita dei suoi “pasti”: La Tradizione della Chiesa propone ai fedeli dei ritmi di preghiera destinati ad alimentare la preghiera continua. Alcuni sono quotidiani: la preghiera del mattino e della sera, prima e dopo i pasti… (CCC 2698). Preghiere del mattino e della sera, Rosario quotidiano e, per chi può, Messa quotidiana, sono i momenti in cui l’anima si dedica in modo esclusivo a Dio, procurandosi le forze spirituali di cui ha bisogno. Ma, fermi questi appuntamenti, questi “pasti” fondamentali, l’anima deve aspirare continuamente a Dio anche mentre cammina, lavora, studia, fa sport: è possibile anche al mercato o durante una passeggiata solitaria, fare una frequente e fervorosa preghiera. È possibile pure nel vostro negozio, sia mentre comprate sia mentre vendete, o anche mentre cucinate (San Giovanni Crisostomo).

La Tradizione della Chiesa chiama “giaculatorie” queste brevi, frequenti e fervorose preghiere, che permettono all’anima di mantenere viva la comunione con Dio anche nel mezzo alle sue occupazioni quotidiane: Durante il compimento dei nostri doveri dobbiamo cercare di renderci conto della presenza di Dio […]. Sapendo che Dio è presente, ci basta ricordarlo e ogni tanto rivolgergli qualche parola: sia d’amore – Ti amo, Signore! –, sia di ringraziamento – Grazie Signore, per tutti i tuoi benefici! –, sia di supplica – Signore, aiutami ad esserti fedele! – […]. Questo modo di fare intimo e familiare con Dio trasforma i nostri lavori e le nostre occupazioni quotidiane in un’autentica e permanente vita di preghiera (Suor Lucia, Appelli del Messaggio di Fatima).

Cosa costa dire interiormente un: “Gesù mio misericordia”? Eppure è atto di fede e di amore, che apre una finestra sull’anima, uno spiraglio dal quale passa quella luce che è Dio, che illumina e dona calore a tutto ciò che tocca. Diceva la piccola Giacinta: Mi piace tanto dire a Gesù che lo amo! Quando glielo dico molte volte, mi sembra di avere il fuoco nel petto, ma non mi brucio (Suor Lucia, Memorie I, pag. 42).

La comunione spirituale, desiderio di santità

Possiamo definire la comunione spirituale come un desiderio ardente di unirsi a Gesù sacramentato. Sappiamo che la comunione sacramentale, realizzata assumendo l’Ostia consacrata, è l’unione più perfetta tra l’anima e Dio; ma questa unione è tanto più perfetta e fruttuosa quanto più grande è il desiderio di chi ad essa aspira. Proprio per alimentare e dilatare questo desiderio è stata lodata e approvata da sempre nella Chiesa la pratica della “comunione spirituale”: ci si porta in chiesa, davanti al tabernacolo, si fa atto di fede nella presenza reale e si invita Gesù a venire spiritualmente nel proprio cuore: a Gesù è sufficiente anche un leggero invito che Lui corre subito. Con la Comunione spirituale anche le tentazioni ti lasciano subito e gusti la pace del Signore. Praticata di frequente (anche quando non si può andare in chiesa, basta fermarsi e fare un attimo di silenzio) essa rende familiare la presenza di Dio e dona l’unione con Lui nelle opere. Sempre bella e utile la formula di Sant’Alfonso Maria de Liguori:

 

Gesù mio, io credo che sei realmente presente nel Santissimo Sacramento.

Ti amo sopra ogni cosa e ti desidero nell’anima mia.

Poiché ora non posso riceverti sacramentalmente,

vieni almeno spiritualmente nel mio cuore.

Come già venuto, io ti abbraccio e tutto mi unisco a te;

non permettere che mi abbia mai a separare da te.

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