Pillole di SpiritualiTà
Coltiva l'intimità con lo Spirito Santo — il Grande Sconosciuto — perché è Lui che ti deve santificare. (San Josemaría Escrivá)
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di Sr. M. Lucia Cucci icms
Al Cantico dei Cantici ci si può accostare attraverso diverse chiavi di interpretazione. Da un punto di vista allegorico, la tradizione giudaica, come quella cristiana, ha sempre visto espresse, in questo libro sapienziale, le relazioni fra Dio e il popolo d’Israele; ma ciò vale anche per Cristo e la Sua Chiesa e per l’anima e il suo celeste Sposo, Gesù Cristo.
Considerando il Cantico dei Cantici da un punto di vista puramente naturale, invece, esso rappresenta l’amore umano che si dichiarano lo sposo e la sposa. In questa dimensione “terrena” dell’amore, emerge chiaramente come Dio abbia creato l’uomo per la donna e la donna per l’uomo. Secondo molti esegeti, il Cantico è appunto una raccolta di poemi che esaltano il valore dell’amore umano e celebrano l’amore fedele e reciproco, che viene suggellato nel matrimonio. Già a partire dai primi versi viene espressa la natura dell’amore sponsale. Il termine “amica” “indica ciò che sempre è essenziale per l’amore, che pone il “secondo io” accanto al “proprio io”.
L’amicizia – l’amore di amicizia – significa nel Cantico un “particolare avvicinamento sentito e sperimentato come forza interiormente unificante” (Giovanni Paolo II, Udienza Generale del 30 maggio 1984). L’amore sponsale, infatti, è una particolare forma dell’amore di amicizia tra un uomo e una donna. “È un’unione che possiede tutte le caratteristiche di una buona amicizia: ricerca del bene dell’altro, reciprocità, intimità, tenerezza, stabilità, e una somiglianza tra gli amici che si va costruendo con la vita condivisa” (AL 123). La sua caratteristica peculiare, però, che lo differenzia da ogni altro tipo di amore di amicizia, è la prospettiva del dono della sessualità, integrale e completa. Per questo si afferma che “l’amore coniugale si differenzia da ogni altro tipo di amore per il suo specifico carattere sessuale”.
Un altro tema – che risulta chiaro fin dall’inizio – è quello dell’intimità umana. Il Cantico, infatti, è un modello della particolare familiarità che si instaura tra un uomo e una donna, come intimo scambio e reciproca donazione. Fin dall’inizio, attraverso la frequenza dei possessivi “mio-tuo” e dei pronomi “io-tu”, si coglie che l’amore tra i due amanti è un amore personale, che coinvolge tutta la persona, anima e corpo e rende la donazione tra i due amanti totale, radicale e autentica.
La nascita dell’amore
Questo momento iniziale dell’innamoramento è fortemente caratterizzato dal desiderio e dall’attrazione fisica tra i due amanti, elementi che fanno parte del rapporto d’amore e che, all’interno del Cantico, si configurano come elementi positivi fondamentali.
La differenza sessuale uomo-donna è alla base del rapporto di attrazione e di aiuto reciproco, che risulta già chiaro nei racconti della creazione e che, nel Cantico, viene ampliamente sviluppato attraverso le parole dei due amanti, che si completano a vicenda. Sono espressioni che si concentrano sul corpo, “non solo perché esso costituisce per se stesso sorgente di reciproco fascino, ma anche perché su di esso si sofferma direttamente e immediatamente quell’attrazione verso l’altra persona, verso l’altro “io” maschile e femminile” (Giovanni Paolo II, Udienza Generale del 23 maggio 1984). Uomo e donna, infatti, si aiutano vicendevolmente nell’essere donna per l’uomo e uomo per la donna: ossia esprimendo la femminilità per la mascolinità e viceversa. L’amore, dunque, agisce come fattore identitario, dal momento che è nell’unione d’amore che l’uomo si percepisce “uomo” e la donna “donna”. Nel racconto di Gn 2,23-25 la mutua relazione tra l’uomo e la donna li rende dono l’uno per l’altro, mediante tutta la verità e l’evidenza del loro proprio corpo, nella sua mascolinità e femminilità. La situazione di originaria innocenza – ossia la donazione di sé e l’accettazione dell’altro come dono – viene compromessa e ribaltata dal peccato originale.
L’amore, descritto nel Cantico, invece, riporta alla situazione paradisiaca, in cui l’amore viene ricondotto al progetto originario di Dio, secondo cui uomo e donna si completano attraverso il loro reciproco donarsi. E il linguaggio dell’amore passa, prima di tutto, attraverso il linguaggio del corpo, grazie al quale gli amanti possono scoprire la autentica realtà dell’altro.
Esilio dell’amore
L’amore, però, non è soltanto un sentimento. “I sentimenti vanno e vengono. Il sentimento può essere una meravigliosa scintilla iniziale, ma non è la totalità dell’amore” (Benedetto XVI Deus Caritas est 3). L’attrazione dell’uomo verso la donna – e della donna verso l’uomo – non genera una situazione statica, ma di continua ricerca, come una storia che si sviluppa nel tempo, lungo il quale l’amore cresce, matura e si trasforma.
Nel Cantico questa crescita è espressa dalla tensione della ricerca e dalla combinazione di prossimità e distanza. Il desiderio che i due provano – l uno nei confronti dell’altro – diviene un punto di partenza per la crescita e la maturazione del loro amore, attraverso la difficoltà dell’incontro e del limite. Il desiderio di incontrare in pienezza l’amato non si realizza pienamente neanche quando l’incontro avviene, poiché esiste un limite, tipico di tutte le relazioni umane. Il proprio desiderio di incontrare l’altro, infatti, deve fare i conti con la differenza che l’altro rappresenta, con la sua alterità.
Il desiderio è un meccanismo di ricerca di pienezza di vita per sé; ma, per essere vero e sorgente di amore sincero, non può escludere il confronto con il desiderio del prossimo. Solo nel rispetto del prossimo, nella sua alterità, il desiderio diviene espressione di vero amore. Il trovare l’altro e il lasciarsi trovare da lui implica un superamento delle difficoltà legate al proprio egoismo, per andare incontro all’amato e ricercare costantemente il suo bene. L’amore, infatti, giunge a perfezione e maturità quando il proprio desiderio per l’amato diviene desiderio di pienezza per lui.
Il ritrovamento dell’amore e il suo trionfo
Dalla dichiarazione di reciproca appartenenza e di unicità sgorga la necessità di sigillare definitivamente l’amore. La frase “mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio” dichiara l’esclusività e l’indivisibilità dell’amore tra i due amanti che, nel loro scegliersi, si impegnano a rendersi reciproco dono attraverso un amore che coinvolga tutto il loro essere – spirito e corpo – e che ponga il sigillo su tutta la loro vita.
Il Cantico non parla direttamente del matrimonio, ma ne mostra in modo chiaro la radice più profonda: l’amore. Quest’amore è certamente terreno, ma allo stesso tempo divino, in quanto dono di Dio alle sue creature: chiamate all’esistenza per amore, infatti, esse sono chiamate contemporaneamente all’amore. Creando l’uomo e la donna, Dio inscrive nella loro stessa natura la chiamata all’amore sponsale. L’uomo e la donna sono fra loro reciproci e complementari; sono fatti l’uno per l’altro e soltanto insieme rappresentano l’essere umano nella sua completezza e integralità. Pertanto l’amore richiede la reciprocità e la ricerca costante della comunione.
Il matrimonio è ordinato alla donazione reciproca in un amore fedele; ma, allo stesso tempo, è anche un servizio alla vita che nasce dall’amore coniugale.
L’amore umano, in sé, parla di Dio; se esiste l’amore, esiste Dio. Nella vita terrena chi ama conosce Dio e lo irradia rivelandolo all’umanità. Il Cantico è, quindi, un invito a rallegrarsi dello splendore dei doni di Dio; e, tra questi doni, brilla in particolare l’amore umano, che nobilita l’uomo nella sua dignità: creato per amore, creato per amare, superando se stesso e donandosi agli altri.
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