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Il “CASTELLO INTERIORE”: la chiamata di ogni uomo alla piena comunione con la Trinità

SANTA TERESA D’AVILA ci prende per mano e ci parla della santità cristiana come qualità della vita, come bellezza e relazione, l’immagine del “Castello” è un itinerario per raggiungere questo alto obiettivo. 

Proponiamo di seguito alcuni brani tratti dal libro del “Castello interiore”.

 

«Possiamo considerare la nostra anima come un castello fatto di un sol diamante o di un tersissimo cristallo, nel quale vi siano molte mansioni, come molte ve ne sono in cielo.
Del resto, sorelle, se ci pensiamo bene, che cos’è l’anima del giusto se non un paradiso, dove il Signore dice di prendere le sue delizie? E allora come sarà la stanza in cui si diletta un Re così potente, così saggio, così puro, così pieno di ricchezze? No, non vi è nulla che possa paragonarsi alla grande bellezza di un’anima e alla sua immensa capacità! Il nostro intelletto, per acuto che sia, non arriverà mai a comprenderla, come non potrà mai comprendere Dio, alla cui immagine e somiglianza noi siamo stati creati.

Se ciò è vero, e non se ne può dubitare, è inutile che ci stanchiamo nel voler comprendere la bellezza del castello. Tuttavia, per avere un’idea della sua eccellenza e dignità, basta pensare che Dio dice di averlo fatto a sua immagine, benché tra il castello e Dio vi sia sempre la differenza di Creatore e creatura, essendo anche l’anima una creatura. 

Come ho detto, questo castello risulta di molte stanze, alcune poste in alto, altre in basso ed altre ai lati. Al centro, in mezzo a tutte, vi è la stanza principale, quella dove si svolgono le cose di grande segretezza tra Dio e l’anima.
Considerate bene questo paragone di cui forse Dio si compiacerà di servirsi per farvi intendere qualche cosa delle grazie che Egli si degna di accordare alle anime e la differenza che le distingue» (Castello interiore prime dimore 1,1.3).

 

La porta d’ingresso del castello è l’orazione, l’intrattenersi con il Signore

«Tornando al nostro incantevole e splendido castello, dobbiamo ora vedere il modo di potervi entrare. Sembra che dica uno sproposito, perché se il castello è la stessa anima, non si ha certo bisogno di entrarvi, perché si è già dentro. Non è forse una sciocchezza dire a uno di entrare in una stanza quando già vi sia? Però dovete sapere che vi è una grande differenza tra un modo di essere e un altro.
Per quanto io capisca, la porta per entrare in questo castello è l’orazione e la meditazione.
Mi diceva ultimamente un gran teologo che le anime senza orazione sono come un corpo storpiato o paralitico che ha mani e piedi, ma non li può muovere.
Ve ne sono di così ammalate e talmente avvezze a vivere fra le cose esteriori, da esser refrattarie a qualsiasi cura, quasi impotenti a rientrare in se stesse. Abituate a un continuo contatto con i rettili e gli animali che stanno intorno al castello, si son fatte quasi come quelli, e non sanno più vincersi, nonostante la nobiltà della loro natura e la possibilità che hanno di trattare nientemeno che con Dio» (Castello interiore prime dimore 1,5-7).

 

 

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