Pillole di SpiritualiTà
La grazia di Dio sarà il vostro conforto. (dalle Memorie di suor Lucia)
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Intimamente uniti al Sacrificio di Gesù
di suor M. Lucia Cucci icms
(estratto dal MARIA DI FATIMA - SETTEMBRE/OTTOBRE2020)
Rischiamo spesso di dimenticare, per distrazione o per superficialità, la straordinaria ricchezza nascosta nei gesti sacramentali, che coinvolgono e fecondano la nostra vita quotidiana, risanandola e santificandola continuamente.
Ascoltiamo l’apostolo Paolo: “Vi esorto dunque, fratelli, a offrire i vostri corpi come sacrificio gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale” (Rm 12,1). Egli, con queste parole, esorta i cristiani di Roma, per la grazia e la misericordia di Dio, ad accogliere un modello di vita nuovo, proprio di coloro che sono stati uniti a Cristo dalla grazia del Battesimo e vivono in Lui con la forza dello Spirito.
UN’ OFFERTA GRADITA AL CIELO
San Paolo, infatti, espone un insegnamento fondamentale per coloro che sono “santificati”, che appartengono cioè a Dio, che godono dei privilegi ed esercitano le responsabilità di figli di Dio, vivendo una vita trasformata e trasfigurata dalla Grazia.
Ogni cristiano, infatti, è chiamato a vivere il “nuovo” culto spirituale, donando tutta la propria persona a Dio e offrendo a Lui il proprio corpo, come sacrificio vivente. In molti passi delle sue lettere San Paolo, con la parola “corpo”, intende la persona nella sua totalità. Il termine “sacrificio” rivela inoltre importanti aspetti, relativi all’offerta di se stessi: Paolo, esortando i Romani ad offrire il proprio corpo, indica infatti in modo vigoroso ed energico la necessità di un’offerta totale del credente a Dio, al quale si affida completamente, come a un Padre.
UNA COMUNE APPARTENENZA
Ogni cristiano, però, può offrire il proprio corpo come sacrificio gradito a Dio, solo in virtù della sua appartenenza al Corpo di Cristo, del quale Gesù è il Capo che offre Se stesso al Padre nel Sacrificio della Croce, per “salvare perfettamente quelli che per mezzo di lui si avvicinano a Dio: egli infatti è sempre vivo per intercedere a loro favore” (Eb 7,25), come altare, vittima e sacerdote.
Il Sacerdozio di Cristo si basa sul mistero dell’Incarnazione: infatti, nella sua Persona, Cristo unisce perfettamente Dio e l’uomo. In questa armonica simbiosi consiste il cuore stesso dell’ufficio sacerdotale. Cristo è un Sommo Sacerdote trascendente e, allo stesso tempo, compassionevole. Il potere di salvare proviene, in Lui, dalla sua essenza divina; la possibilità di redimere il genere umano deriva invece dalla sua natura umana (cfr. Eb 2, 12). L’azione sacerdotale centrale di Cristo fu realizzata per mezzo del Suo unico Sacrificio sull’altare della Croce, dove Egli “ha reso perfetti per sempre quelli che vengono santificati” (Eb 10,14). La prerogativa unica e singolare del suo sacerdozio consiste nell’essere, contemporaneamente, sacerdote, altare e vittima, Verbo Incarnato che espia i nostri peccati e che ci riconcilia con Dio, immolando se stesso sul Golgota.
La vita dei fedeli, la loro preghiera, il loro lavoro,
sono uniti a quelli di Cristo e in questo modo acquistano un valore nuovo
IL “CAPO” E LE “MEMBRA”
“Ma il Figlio di Dio non era venuto sulla terra per rendere al Padre un’adorazione solitaria, ma per costituire noi insieme con Lui perfetti adoratori in spirito e verità”(A. PIOLANTI, Il Mistero Eucaristico, Libreria Editrice Vaticana 1996, pag. 571).“Cristo Sommo Sacerdote e unico mediatore, ha fatto della Chiesa un Regno di sacerdoti per il Suo Dio e Padre” (Catechismo della Chiesa Cattolica n.1546). Egli, infatti, ha reso partecipe tutto il suo Corpo mistico - la Chiesa - di quell’unzione dello Spirito che Egli ha ricevuto. Nel Sacrificio della Messa, infatti, “Cristo, come capo, è sacerdote e vittima misticamente immolata, e la Chiesa, come corpo è sacerdote, nel medesimo sacrificio e vittima immolata con Cristo e in Cristo”(ibidem) ; il Sacrificio eucaristico, quindi, è contemporaneamente sacrificio di Cristo e della Chiesa.
TEMPIO SPIRITUALE, SACERDOZIO SANTO
San Pietro, nella sua prima lettera, esorta tutti i fedeli: “avvicinandovi a Lui, pietra viva, rifiutata dagli uomini ma scelta e preziosa davanti a Dio, quali pietre vive siete costruiti anche voi come edificio spirituale, per un sacerdozio santo e per offrire sacrifici spirituali graditi a Dio, mediante Gesù Cristo” (1Pt 2,4-5). Tutti i fedeli, infatti, in virtù del loro Battesimo, vengono consacrati per formare un tempio spirituale e un sacerdozio santo e regale, partecipando, ognuno secondo la propria vocazione, alla missione di Cristo, Sacerdote, Re e Profeta, per offrire a Dio, attraverso le attività di ogni giorno, ostie spirituali a Dio gradite, per mezzo di Gesù, e annunziano le grandezze di Colui che li ha chiamati dalle tenebre alla Sua luce (cfr. Lumen Gentium n.10).
TUTTO ACQUISTA UN VALORE NUOVO
Partecipando al Sacrificio della Messa, memoriale della morte e risurrezione di Cristo, in modo particolare, ogni fedele riceve in pienezza l’amore di Dio e, allo stesso tempo, offre a Dio la Vittima divina e se stesso con Essa. Tutti, quindi, partecipando al Sacrificio Eucaristico, sia con la propria offerta spirituale, sia con la Santa Comunione, compiono la propria parte nell’azione liturgica. Nell’Eucarestia, il Sacrificio di Cristo diviene pure il sacrificio delle membra del suo Corpo. “La vita dei fedeli, la loro lode, la loro sofferenza, la loro preghiera, il loro lavoro, sono uniti a quelli di Cristo e alla sua offerta totale, e in questo modo acquistano un valore nuovo” (Catechismo della Chiesa Cattolica n.1368).
LA DIVINA LITURGIA
In molte parti della Messa, infatti, si scorge questa “cooperazione” dei fedeli nell’offerta del Sacrificio:
- nella preghiera che il sacerdote recita dopo l’offertorio e prima della preghiera eucaristica, in cui invita i fedeli a pregare, affinché il suo e il loro sacrificio sia gradito a Dio e nella rispettiva risposta dell’assemblea;
- nella mutua confessione del sacerdote e del popolo ai piedi dell’altare;
- nell’acqua versata nel vino da consacrare;
- nella preghiera eucaristica I o canone romano, quando il sacerdote chiede al Signore l’intercessione per i vivi e per tutti i presenti, i quali offrono il sacrificio di lode e innalzano la preghiera a Dio eterno, vivo e vero.
IL NOSTRO “RENDIMENTO DI GRAZIE”
I fedeli, quindi, in virtù del loro regale sacerdozio, concorrono all’offerta dell’Eucarestia, offrendo se stessi come vittima viva, santa e gradita a Dio, rendendo dovunque testimonianza di Cristo. “Ogni fedele unisce i suoi voti di lode, di impetrazione, di espiazione e il suo ringraziamento all’intenzione del sacerdote, anzi dello stesso Sommo Sacerdote, acciocché vengano presentate a Dio Padre nella stessa oblazione della vittima” (PIO XII, Lett. Enc. Mediator Dei, n. 76).
Infatti, è nel Calice, che il Sacerdote ogni giorno innalza, e nell’Ostia, che le sue mani spezzano a nome di tutta la Chiesa, che ogni fedele unisce il suo rendimento di grazie, offrendo a Dio tutta la sua esistenza, il suo tempo, le sue gioie e i suoi dolori, in un’oblazione d’amore che diventa preghiera, sacrificio, offerta e adorazione.
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