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Il piano del Signore sussiste per sempre

Editoriale Rivista Maria di Fatima – dicembre 2024

di P. Mario Piatti icms

Quanta gente si sarà avvicendata, lungo le vie della Palestina, duemila anni fa! In quella Terra Santa, sempre martoriata – fino ai nostri giorni – è trascorsa la vita, come in tutte le altre regioni del mondo. Si nasce, si cresce, si lavora; mille attività e mille progetti accompagnano, dovunque e costantemente il cammino dell’uomo, riempiono le giornate di aspettative, di sogni, spesso di delusioni, fino al ritrarsi serale, per il riposo della notte. Dice un famoso passo di un “libro sapienziale”, il Qoelet: «Quale utilità ricava l’uomo da tutto l’affanno per cui fatica sotto il sole? Una generazione va, una generazione viene, ma la terra resta sempre la stessa… Tutte le cose sono in travaglio e nessuno potrebbe spiegarne il motivo» (Qo 1,4-8)

“In corso d’opera” tutto sembra sempre necessario, unico, immutabile. Si vive come se il tempo non dovesse mai fermarsi, quasi che le ore, i giorni e i mesi fossero una acquisizione certa, dovuta, definitiva. Il cuore insegue i suoi desideri, lotta per raggiungere i suoi obiettivi, si affatica nella “battaglia quotidiana”, per vivere o sopravvivere. Poi tutto, inesorabilmente, passa e svanisce nel nulla, lasciando ai posteri l’arduo compito di ricostruire i fatti, di assemblare i tasselli rimasti, di ricomporre il quadro di epoche trascorse.

Tutto passa, ma il piano del Signore sussiste per sempre, i pensieri del suo cuore per tutte le generazioni (Sal 32,11). Quanta gente, ai tempi di Gesù, abitava la Galilea e la Giudea; quanti Ebrei popolavano quelle contrade – sottoposte al giogo di Roma – sempre ricche di attività, di fermenti, di aneliti mai sopiti di libertà. Quanti volti, scomparsi ormai nell’oblio, mentre il Volto di Cristo permane ancora, dopo duemila anni. Permane il ricordo, vivo e santo, di quell’umile Famiglia, che da Nazaret salì verso la Giudea, a Betlemme, dove sarebbe nato, in una povera Grotta, il Salvatore stesso del mondo! Di quella piccola “comunità di amore” ogni anno ripercorriamo i passi, meditiamo le parole e i silenzi, contempliamo gli episodi che segnarono la loro unica e irripetibile vicenda. Ci immaginiamo luoghi, incontri, dialoghi; proviamo a penetrare il mistero dei loro sentimenti e delle loro fervide attese, nella Notte Santa del Natale di Cristo e poi nei primi scorci della sua vita terrena.

Il piano del Signore sussiste per sempre… così accade anche alla nostra vita, ai nostri sogni, alle nostre inquiete aspettative. Tutto sparisce in fretta, ci sfugge dalle mani, ma il piano di Dio permane, in eterno. Il suo desiderio – che tutti gli uomini siano salvi e giungano alla conoscenza della Verità (1 Tim 2,4) – attraversa, di generazione in generazione, la nostra tormentata storia. Raggiunge il cuore di ciascuno, proponendo – ancora una volta – ostinatamente e caparbiamente il solo percorso che riempia l’anima di speranza e di luce e che sappia risollevarci dalle oscurità e dalla inconsistenza della vita. Solo il progetto di Dio vale, in Cristo Gesù: solo il suo Amore supera lo scoglio e l’enigma tenebroso della morte, per ripristinare il filo della nostra esistenza, spezzato dal peccato di Adamo, e ricondurci verso gli orizzonti infiniti del Cielo.

Anche l’Anno Giubilare – dono della paterna bontà e Provvidenza di Dio – rientra in questo panorama di misericordia e di salvezza. È un invito ad accogliere, ancora una volta, l’opportunità che ci è offerta, perché nella nostra vita rifiorisca la Grazia e lo Spirito Santo produca finalmente i suoi frutti: l’amore, la gioia del cuore, il perdono, la pace, la benevolenza...

Impariamo dai Pastorelli di Fatima a lasciarci condurre per mano dalla Vergine Maria: anch’essi, lasciando i loro innocenti “progetti” e i loro giochi infantili, hanno aperto il cuore e le braccia a un disegno infinito di Bene, che li ha resi per sempre testimoni eroici e credibili del Vangelo. Dal loro sacrificio e dalla loro assoluta fedeltà, tutta la Chiesa ha ricevuto “grazia su grazia”; e noi stessi, guardando a loro, apprendiamo la lezione salutare della vera umiltà e di una carità operosa, senza riserve e senza frontiere.

 

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