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IL SENSO NASCOSTO DELLE COSE

“Se non ritornerete come bambini…”

Maria di Fatima – Editoriale – settembre-ottobre 2024

di padre Mario Piatti icms

Nella vita convulsa di ogni giorno rischiamo spesso di limitarci a registrare fatti, a raccogliere dati, a rincorrere notizie, news, nella speranza che “qualcosa” colmi la sete d’infinito che portiamo nel cuore. Abbiamo sempre bisogno di nuove suggestioni, di scosse che muovano il nostro interesse, di eventi che scuotano l’immaginazione e ci facciano sentire vivi, partecipi della storia del nostro tempo.

Cerchiamo, insomma, qualche motivo in più per “sopravvivere” alla monotonia quotidiana, purtroppo percorrendo strade contorte, cammini che non appagano. Dimenticando, invece, di domandare, con umiltà, a Colui che ha fatto il Cielo e la Terra, la grazia di riscoprire il valore profondo di ogni istante che la sua Provvidenza ci dona, affidato alla nostra creatività e responsabilità.

Senza affannarci a indagare altrove, a scavare in chissà quali direzioni, troveremmo anzitutto in noi stessi il primo essenziale riferimento al significato della realtà, riletta attraverso la Sapienza di chi ci ha creati; di chi conosce, infinitamente meglio di chiunque altro, il nostro cuore, le nostre vere aspirazioni, il destino di luce e di felicità per il quale esistiamo e che ci attende per sempre nella eternità. Guardando a Lui e imparando da Lui, ci accorgeremmo che un mistero insondabile e indecifrabile attraversa la nostra esistenza: un sigillo, impresso nel DNA di ogni uomo e di ogni donna, che alberga nelle nostre case e che ci “imparenta” con il Cielo.

Il volto dei nostri cari – la fisionomia, fin troppo famigliare, di chi ci vive accanto – le nostre faticose giornate, il sorriso di un bimbo, il silenzio degli anziani, l’umile lavoro quotidiano di tanta gente “anonima”, i ritmi abituali del vivere e del patire… tutto acquisterebbe, nella luce della Grazia, una fragranza e un sapore che avevamo forse dimenticato.

C’è un senso nascosto nelle cose, un tesoro di grazia che la sapienza del mondo non vede e non riconosce. Quello che, apparentemente, è soltanto “normalità”: lavoro, efficienza, rapporti affettivi e sociali… in realtà racchiude, come in uno scrigno prezioso, una impagabile e indefinibile ricchezza, che solo con gli occhi delle fede riusciamo – almeno un poco – a percepire e ad assaporare. Non c’è bisogno, allora, di cercare “chissà che cosa”: questo bene ci è dato, è a nostra disposizione. Basterebbe lasciarci affascinare ancora dal mistero che accompagna la vita, che le dà sapore e significato sempre nuovo, anche nelle circostanze che ci appaiono meno attraenti, anzi forse solo faticose, noiose, ripetitive. C’è un tesoro nascosto, tra le pieghe della quotidianità, che richiede ancora di essere svelato, perché il tempo del nostro vivere quaggiù – così breve, ma tanto prezioso – sia finalmente riempito fino all’orlo di amore, che trabocchi, a beneficio anche del nostro prossimo.

È la scoperta che fecero tre fanciulli, a Fatima, più di cento anni fa. I loro occhi e il loro cuore, già affascinati dalla bellezza del creato – del sole, della luna, delle stelle – maternamente guidati dalla Vergine Maria, impararono a “guardare oltre”, a guardare al di là delle apparenze, scorgendo la sapiente mano di Dio in ogni cosa e a riferire ogni cosa al suo vero e unico significato. Educati alla scuola di Nostra Signora, compresero in pieno la Verità circa il nostro cammino terreno: sempre sospeso tra Cielo e Inferno, tra Grazia e ribellione, tra peccato e Redenzione.

Scoprirono che la vita è bella, santa e gioiosa quando viene donata con generosità a Colui che ci ha creati soltanto per amore. Vissero anch’essi i drammi del loro tempo – la Guerra, la povertà, la Pandemia – non per farne oggetto di “gossip”, ma per offrirsi vittime di espiazione e di Riparazione, uniti al Sacrificio di Cristo e alle sofferenze del Cuore Immacolato.

Costruirono la Pace, non con le chiacchiere, ma con la penitenza e la preghiera assidua. Non pensarono a contestare il prossimo, ma piuttosto a compatirlo, a consolarlo, a scuoterlo e a impetrare per tutti la grazia di una vera conversione.

Impariamo anche noi, da quei tre fanciulli, questa salutare lezione di vita: scopriremo che tesori di amore, di luce, di misericordia sono in serbo anche per noi, nelle pieghe spesso noiose della vita.

Forse ci accorgeremo, finalmente, che tocca anche a noi, oggi, unire la nostra fragile esistenza all’Amore infinito e alla “Passione” salvifica di Cristo per l’Uomo.

 

 

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