Pillole di SpiritualiTà
Il vero spirito di fede porta una persona a staccare lo sguardo da se stessa, per volgerlo verso Dio. (Beato John Henry Newman)
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"Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui"
Vangelo
Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui
+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 3,14-21)
In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».
Parola del Signore.
Spunti di riflessione
Nel Vangelo di questa domenica la liturgia ci propone l’incontro tra Gesù e Nicodemo. Il seguente testo è la continuazione del brano del Vangelo di Giovanni, in cui troviamo Nicodemo che si reca di notte da Gesù.
Egli maestro e dottore della legge, figura eminente nel sinedrio, si reca dal Signore per cercare di fare luce su delle domande che si porta dentro; è un uomo inquieto, che percepisce che le parole di Gesù portano in sé una novità, che apre le porte del Regno dei cieli.
Non è un caso che Nicodemo si rechi di notte dal Maestro, forse la notte sta a simboleggiare un cammino non del tutto chiaro, un cammino che aveva bisogno di completezza; Gesù stesso, infatti, nel Vangelo dice: “Non sono venuto ad abolire la legge ma a dare pieno compimento”.
Il Figlio di Dio è venuto a dare compiutezza a qualcosa che, di per sé, era incompleto; infatti la legge farisaica non poteva salvare l’uomo: c’era bisogno di un qualcosa in più, c’era bisogno di “rinascere dall’alto”.
Sembra strano che un uomo religioso, un dottore della legge, un uomo che è a contatto con il sacro, non riesca a capire le parole di Gesù, non comprende come la sua opera sia la manifestazione del Regno di Dio.
Possiamo considerare Nicodemo l’emblema dell’uomo che cerca Dio e che, nonostante la sua religiosità, non riesce a trovarlo.
La vita cristiana non è semplicemente un insieme di pratiche esteriori, che dobbiamo mettere in atto con lo sforzo della nostra volontà. La nostra fede ha origine da un incontro vissuto, da una Parola che è entrata nel cuore e che ha cambiato completamente la nostra esistenza: da qui scaturisce la manifestazione esteriore del nostro credere in Dio.
Se le parole che ascoltiamo - sia in positivo che in negativo - hanno un influsso rilevante dentro di noi, tanto più la Parola di Dio costituisce la chiave per il cambiamento della nostra esistenza.
Oggi Gesù nel Vangelo ci dice che chi crede in Lui ha la vita eterna, ed è vero. Il credere deriva dall’ascolto e l’ascolto non coincide sempre con il capire e forse Nicodemo cecava questo: voleva capire di più, il che non è sbagliato. Tuttavia, ascoltare consiste nel far sì che quella parola detta possa sprigionare la luce che contiene in sé e questo avviene solo quando nel nostro cuore c’è la consapevolezza che lo Spirito soffia dove vuole e quando vuole.
Gesù vuole donarci un’esistenza nuova, una vita che proviene dallo Spirito. Molto spesso questa vita non è compresa agli occhi del mondo, non era compresa neanche al tempo di Gesù, ma il regno di Dio è proprio questo: sapere che c’è una sapienza che agisce in modi misteriosi e tu, in cuor tuo, sai riconoscere gli effetti che questo mistero apporta alla tua vita.
La profondità della vita che Gesù è venuto a donarci, la fede a cui Lui ci chiama non consiste nel “togliere” o “cancellare” le situazioni della vita. Lui ci chiede di camminare nel mistero della nostra esistenza, ci chiede di calarci ad un livello più profondo.
Se credere in qualcuno significa dare la possibilità a quella persona di poter sprigionare le sue potenzialità, ancor più credere in Dio significa dargli la possibilità di agire e di saziare la nostra anima, perché solo il suo Amore è in grado di dissetarci.
Che in questa domenica il Signore ci faccia riscoprire l’origine del nostro credere, affinché le opere che compiamo siano il risultato della fiducia che abbiamo donato a Dio.
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