Pillole di SpiritualiTà
Il vero spirito di fede porta una persona a staccare lo sguardo da se stessa, per volgerlo verso Dio. (Beato John Henry Newman)
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di Stefano Battezzati
Ecco dove inizia la morte di Gesù.
E’ il suo SI che gli provoca la morte, materialmente causandogli l’infarto, le cui conseguenze porteranno inevitabilmente a bloccargli il battito del cuore.
Analizziamo cosa ci dice il Vangelo.
(Mt 26, 36-46) Allora Gesù andò con loro in un podere, chiamato Getsèmani, e disse ai discepoli:«Sedetevi qui, mentre io vado là a pregare». E presi con sé Pietro e i due figli di Zebedèo, cominciò a provare tristezza e angoscia. Disse loro: «La mia anima è triste fino alla morte; restate qui e vegliate con me». E avanzatosi un poco, si prostrò con la faccia a terra e pregava dicendo: «Padre mio, se è possibile, passi da me questo calice! Però non come voglio io, ma come vuoi tu!». Poi tornò dai discepoli e li trovò che dormivano. E disse a Pietro: «Così non siete stati capaci di vegliare un’ora sola con me? Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole». E di nuovo, allontanatosi, pregava dicendo: «Padre mio, se questo calice non può passare da me senza che io lo beva, sia fatta la tua volontà». E tornato di nuovo trovò i suoi che dormivano, perché gli occhi loro si erano appesantiti. E lasciatili, si allontanò di nuovo e pregò per la terza volta, ripetendo le stesse parole. Poi si avvicinò ai discepoli e disse loro: «Dormite ormai e riposate! Ecco, è giunta l’ora nella quale il Figlio dell’uomo sarà consegnato in mano ai peccatori. Alzatevi, andiamo; ecco, colui che mi tradisce si avvicina».
[…]
Possiamo, almeno un poco, immaginare cosa provò Gesù quando ricevette il bacio del tradimento da Giuda, un discepolo che amò intensamente e che cercò in ogni momento di redimere, di correggere, tentando di seminargli la verità nel cuore. E ogni qualvolta un’anima beneficata, un Suo eletto, commette un tradimento, rinnova in Gesù questa angoscia mortale.
Ma Gesù si rabbrividisce, la sua angoscia è aumentata ulteriormente dal fatto che uno dei Suoi si condanna per l’eternità per la sua ostinata scelta, nonostante il Suo sguardo amoroso, nell’ultimo tentativo di ammorbidirgli il cuore. (Gesù non lo sgrida, non gli inveisce contro, ma tenta fino alla fine di redimerlo …)
Questa angoscia di Gesù, dominerà tutta la Passione raggiungendo il culmine in quel grido:
“Dio mio, Dio mio perché mi hai abbandonato?” (Mt 27,46).
Analizziamo ora queste sofferenze.
Vediamo che le sofferenze di Cristo nel Vangelo sono presentate in due fasi successive: il terrore e l’ansia, condizioni, queste, che non sono soltanto diverse, ma addirittura contrastanti. Gesù si trova nell’orto degli ulivi solo: abbandonato dai compagni più cari, tradito da Giuda e lasciato da Dio libero perché doveva effettuare la propria scelta.
Solo, e consapevole delle sofferenze alle quali andava incontro, Gesù prova un eccessivo dolore, un enorme timore, un’angoscia mortale (depressivi) che gli paralizzano il corpo: l’azione del cuore è indebolita e, se a causa della costrizione dei vasi cutanei c’è sudorazione (insufficienza coronarica e conseguente sudorazione), questa è fredda e scarsa, terreno ideale per l’inizio dell’infarto.
Da questa fase depressiva, dopo il suo SI e conl’intervento dell’Angelo, Gesù passa quindi alla fase emotiva, fase accompagnata da una forza straordinaria: il cuore agisce con grande violenza e provoca calda e abbondante sudorazione e, in casi estremi, una sudorazione di sangue attraverso i pori della pelle: ed è a questo punto che si verifica l’ematoidrosi (la sudorazione di sangue). Gesù sceglie volontariamente la condizione vicaria di peccatore (prendo su di me tutti i peccati) ben sapendo a quali conseguenze sarebbe andato incontro. Gesù dice il suo “sì” per il riscatto dei peccati, perché ci ama dell’amore più grande: dare la vita per i propri amici. Così come ognuno di noi vedendo un proprio amico in vera difficoltà, difficoltà magari anche causata da errori e colpe commesse dall’amico stesso, NON può fare a meno di aiutarlo, anche a costo di veri e propri sacrifici, così anche Gesù vedendo “i suoi amici” vittime del peccato, trova il modo di aiutarci, e ciò avviene attraverso il sacrificio di se stesso. Accetta la volontà del Padre con quel Suo SI, quella sorta di “fiat” che in Dio era la creazione del mondo e, nel Verbo incarnato, è la creazione della vita nel mondo delle anime. E materialmente, fisicamente, abbiamo visto che questo Suo SI ebbe delle drastiche conseguenze: l’ipotesi dell’infarto, che trova riscontro nella maggior parte degli studiosi, risulta, per me, quella vera, reale, anche alla luce delle prossime considerazioni.
Sappiamo, innanzitutto, che i peccati provocano larottura del legame d’amore.
E siccome l’amore è rappresentato dal cuore, ecco che il cuore di Gesù, pieno dei nostri peccati, si spezza (infarto,
appunto).
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