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La devozione riparatrice dei "PRIMI CINQUE SABATI DEL MESE"

Meditando i misteri dolorosi consoliamo il Cuore Immacolato di Maria

Misteri dolorosi

1. Gesù prega e suda sangue nell’orto degli ulivi.

“Simone, dormi? Non sei riuscito a vegliare una sola ora?” (Mc 14,37). Dorme Simone, lui che, poco prima, nell’Ultima Cena, aveva detto a Gesù: “Anche se tutti si scandalizzeranno, io no!... Anche se dovessi morire con te, io non ti rinnegherò!” (Mc 14,29-31). Perché Pietro è debole e si lascia vincere dalla paura. E prima che il gallo canti, rinnega per ben tre volte Gesù. Ma riconosce il suo errore e chiede perdono, perché sa che Gesù Lo ama. Gesù, una volta risorto, per ben tre volte gli chiederà: “Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?” (Gv 21,15). E Pietro, per ben tre volte, Gli ribadirà il suo amore: “Signore, tu sai tutto, tu sai che ti amo”. “Tu sai tutto”: Gesù sa che Pietro è debole e cade. Ma Lui “solo” questo gli chiede: di amarLo anche quando ha paura, anche quando è arrabbiato, anche quando vorrebbe fuggire dalla sofferenza, perché il Suo Amore per lui non cambia. E, allora, Gesù gli potrà dire: “Pasci le mie pecorelle”. In questa Quaresima, sentiamo rivolta anche a noi questa domanda: “Mi ami tu?”; e impariamo ad amare davvero il Signore guardando al piccolo Francesco di Fatima, che diceva: “Sto pensando a Nostro Signore che è così triste per i molti peccati... Oh se fossi in grado di accontentarlo! Se io Lo potessi consolare!... Io Gli offro quanti sacrifici posso. Sto molto male, ma soffro per consolare Nostro Signore!”

2. Gesù è flagellato alla colonna.

“Pilato gli disse: «Tu sei il re dei Giudei?» Rispose Gesù: «Tu lo dici; io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce»” (Gv 18,37-38). Pilato pensa che il re sia uno che debba dominare e conquistare per imporre la sua verità. E non c’è bisogno di mettersi una corona sulla testa o di avere una reggia per esserlo. Perché anche noi ci facciamo “re” ogni volta che imponiamo, con la forza o con l’arroganza, le nostre verità, le nostre idee, i nostri punti di vista, e vogliamo costringere gli altri ad adeguarsi ad essi. Gesù, invece, insegna a Pilato e ad ognuno di noi che è re non chi impone la verità, ma chi si lascia conquistare da essa. E ce lo insegna proprio cingendosi Lui per primo il grembiule, inginocchiandosi e lavando Lui, che è Dio, i piedi ai Suoi, anche a chi sapeva che L’avrebbe tradito. E Lui lo può fare, perché sa che i soldati Lo potranno flagellare, Lo potranno schernire, Lo potranno spogliare dei Suoi vestiti, ma nessuno mai Gli potrà togliere l’Amore del Padre e il Suo essere Figlio di Dio. Al punto che Lui ha detto di Sé: “Io sono la Verità” (Gv 14,6). In questa Quaresima, impegniamoci a metterci al servizio di coloro che ci stanno accanto compiendo qualche gesto di carità e pregando per le loro anime.

3. Gesù è coronato di pungentissime spine.

“I soldati, intrecciata una corona di spine, gliela posero sul capo e… gli dicevano: «Salve, re dei Giudei!»” (Gv 19,2-3). I soldati chiamano Gesù “re” per schernirLo, ma non sanno che, in realtà, Lui è davvero Re, perché “colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; appunto come il Figlio dell’uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti”. (Mt 20, 25-28). Gesù ha messo la Sua vita a nostro servizio, fino a morire sulla Croce, per ridare a ognuno di noi la possibilità di incontrarsi con l’Amore e la Misericordia di Dio. Pensiamo ai tre Pastorelli a Fatima: umiliati e percossi da una signora, che non credeva alle apparizioni, hanno pregato e si sono sacrificati per lei. Alla fine, ne hanno ottenuto la conversione. Vogliamo anche noi, allora, in questa Quaresima, offrire con amore le piccole umiliazioni, le incomprensioni e le fatiche che possiamo incontrare in famiglia o in comunità proprio per quelle persone che ci stanno facendo soffrire e unirci così a Gesù coronato di spine. Ognuna di queste spine, unita al Sangue di Gesù, renderà le nostre anime sempre più simili al Suo Cuore.

4. Gesù porta la pesante croce al Calvario.

Maria SS.ma vorrebbe sollevare il Figlio da tutta quella sofferenza, prendendo Lei quella Croce pesante sulle Sue spalle, ma non le è concesso. Lei può solo seguire Gesù, lungo la Via Crucis, offrendo tutto il Suo dolore di Mamma per la salvezza delle anime; il dolore di vedere Suo Figlio – che è Uomo ma è anche Dio – rifiutato e bestemmiato. Il vecchio Simeone le aveva predetto, nel Tempio di Gerusalemme: “Egli è qui per la caduta e la risurrezione di molti in Israele e come segno di contraddizione – e anche a te una spada trafiggerà l’anima – affinché siano svelati i pensieri di molti cuori” (Lc 2,34-35),. Maria SS.ma aveva detto il Suo “sì” all’angelo Gabriele con tanto amore, ma quanto dolore Le ha causato quel “sì”! Lei si è offerta totalmente a Dio per amore e tutta la Sua vita ne è stata coinvolta. Del resto, Gesù stesso l’aveva affermato: “Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del vangelo, la salverà” (Mt 16,24-25). A Fatima, la Vergine Maria dirà ai tre Pastorelli, che avevano accettato di offrirsi per consolare Dio e per cooperare alla salvezza delle anime: “Dovrete soffrire molto, ma la grazia di Dio sarà il vostro conforto”. In questa Quaresima, chiediamo a Maria SS.ma di aiutarci a offrire con generosità le piccole o grandi croci che incontriamo ogni giorno, per partecipare, con Gesù, alla salvezza di tante anime.

5. Gesù è crocefisso e muore sulla Croce.

“Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” (Mc 15,34). Sulla Croce, Gesù non sente più la voce del Padre: “Questi è il Figlio mio, l'amato: in lui ho posto il mio compiacimento” (Mt 3,17), come era accaduto nel Battesimo, al fiume Giordano. È la gente, ora, che Gli risponde, quasi tentandoLo di non credere più all’Amore del Padre e al Suo esserGli Figlio: “Ha confidato in Dio; lo liberi lui, ora, se gli vuol bene. Ha detto infatti: «Sono Figlio di Dio!»” (Mt 27,43). “Ho sete”, esclama il Signore crocefisso: la sete di Gesù è il sentirsi abbandonato, il non sentirsi amato dal Padre, perché porta sulla Sua Carne tutto il peso del peccato degli uomini. Allo stesso tempo, sente su di Sé tutto il rifiuto e il disprezzo di quegli stessi uomini che Lui ha guarito, che ha liberato dal male, che ha miracolato, mentre sta morendo proprio per amore loro. Gesù ha sete del nostro amore, ha sete di anime che si offrano a Lui per salvare altre anime. Lui stesso lo confida a Madre Teresa di Calcutta: “Tu non sei morta per le anime, ed è per questo che non ti preoccupi di ciò che accade loro; il tuo cuore non è mai sprofondato nel dolore come quello di Mia Madre. Entrambi abbiamo dato tutto per le anime: e tu? La tua vocazione è di amare, soffrire e salvare anime… Piccola mia, damMi anime, le anime dei poveri bambini di strada. Quanto fa male, se solo sapessi, vedere questi bambini insudiciati dal peccato. Anelo alla purezza del loro amore. Se solo rispondessi alla Mia chiamata e conducessi a Me queste anime, strappandole dalle grinfie del maligno!”. Questo invito accorato è il medesimo appello che Maria SS.ma ripete a Fatima, quando ai tre Pastorelli chiede: “Volete offrirvi a Dio per sopportare tutte le sofferenze che Egli vorrà mandarvi, in atto di riparazione per i peccati con cui Egli è offeso, e di supplica per la conversione dei peccatori?”.

 

 

 

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