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La devozione riparatrice dei "PRIMI CINQUE SABATI DEL MESE"

Meditando i misteri luminosi consoliamo il Cuore Immacolato di Maria

MISTERI LUMINOSI

1. Gesù è battezzato nel Giordano

“In quei giorni Gesù… fu battezzato nel Giordano... vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto». Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da satana; stava con le fiere e gli angeli lo servivano” (Mc 1,9-13). Gesù trascorre i quaranta giorni nel deserto tentato da Satana, ma nel Suo Cuore non smette di ascoltare quella voce che Gli ha detto: “Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto”. E quelle parole sono la conferma dell’Amore fedele e forte del Padre che Lui porterà nel Suo Cuore, fin sulla Croce. Anche lì, tra i dolori atroci e le bestemmie urlate da chi Gli sta davanti, Lui continuerà a credere in quell’Amore. “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” è il grido di dolore che sgorgherà dal Suo Cuore, perché Lui sperimenterà la solitudine che è nel cuore di chi si è allontanato da Dio con il peccato. Ma è proprio in quel momento che risuonerà ancora più forte nel Suo Cuore quella voce: “Tu sei Mio Figlio!”, per ricordare a ognuno di noi che, per quanto possiamo essere andati lontano, per quanto possiamo essere caduti in basso con il nostro peccato, anche lì Dio Padre ci viene a cercare, per donarci ancora il Suo Amore e il Suo perdono. Ed è quello che ci ricorda anche la Madonna a Fatima, quando ai tre Pastorelli chiede di pregare ed offrirsi per la salvezza di tante anime, che altrimenti rischiano di andare all’inferno. Il Suo è un Cuore di Madre, che soffre come il Cuore di Dio quando vede le anime allontanarsi da Lui e perdersi: ecco perché ci chiede di non offendere più Dio che è già tanto offeso e di supplicare per la conversione dei poveri peccatori.

2. Gesù compie il primo miracolo alle nozze di Cana.

“Venuto a mancare il vino, la madre di Gesù gli disse: «Non hanno più vino» … La madre dice ai servi: «Fate quello che vi dirà» ... E Gesù disse loro: «Riempite d'acqua le giare»; e le riempirono fino all'orlo. Disse loro di nuovo: «Ora attingete e portatene al maestro di tavola». Ed essi gliene portarono” (Gv 2,3-8). È Maria Santissima, Madre premurosa e attenta alle necessità dei Suoi figli, che si accorge che gli sposi non hanno più vino. È il maestro di tavola che assaggia il vino buono e si chiede da dove venga. Ma è ai servitori che Gesù chiede di riempire d’acqua le giare e sono loro che sanno da dove venga il vino buono. Gesù, per andare incontro alle anime, ha bisogno di ciascuno di noi, ha bisogno delle nostre mani, dei nostri piedi, del nostro cuore. “Dio, che ti ha creato senza di te, non può salvarti senza di te”, diceva sant’Agostino. Siamo immersi in un mondo che ci vuole perfetti per sentirci utili e poter così meritare l’amore degli altri; e, di conseguenza, non riusciamo a credere che Gesù, invece, ci ama anche se siamo “solo” dei servitori, anche se tutto quello che possiamo fare per Lui è “solo” riempire d’acqua le giare. Siamo preziosi ai Suoi occhi: ed è proprio di questo poco – che noi siamo – che Lui può farne il Suo Tutto, quando delle nostre giornate facciamo un continuo atto d’amore per Lui. È quello che ha fatto anche Maria SS.ma: anche Lei, all’annuncio dell’angelo, si è proclamata la Serva del Signore e in tutta la Sua vita non ha fatto altro che amare e fare la Sua Volontà. A Fatima, è Lei che, attraverso tre semplici Pastorelli, anche a ciascuno di noi dice: “Fate quello che vi dirà” e ci chiede di offrire, di tutto quello che possiamo, un sacrificio a Dio. È l’acqua delle nostre piccole e grandi offerte che Lui vuole e può trasformare in vino per la Sua gloria e la salvezza di tanti nostri fratelli. I Pastorelli di Fatima, alla richiesta della Madonna, subito si sono fatti anche loro servitori, facendo diventare la loro vita una continua offerta e una testimonianza credibile dell’Amore infinito di Dio.

3. Gesù annuncia il Regno di Dio e invita alla conversione.

“Il regno dei cieli soffre violenza e i violenti se ne impadroniscono” (Mt 11, 12) dice Gesù ai Suoi apostoli. “Dai tempi della nostra prima decisione cosciente di vivere integramente la dottrina di Cristo, abbiamo fatto molti passi sulla strada della fedeltà alla sua Parola. Eppure, non è vero che restano ancora tante cose da fare? Cresce la mia fedeltà a Cristo, il mio desiderio di santità? Cresce la generosità apostolica nella mia vita di ogni giorno, nel mio lavoro ordinario, fra i miei colleghi? Ognuno risponda silenziosamente, in cuor suo, a queste domande e scoprirà che è necessaria una nuova trasformazione perché Cristo viva in noi, perché la sua immagine si rifletta limpidamente nella nostra condotta. C'è indubbiamente bisogno di una lealtà più piena, di un'umiltà più profonda, affinché diminuisca il nostro egoismo e Cristo cresca in noi. È necessario avanzare verso la meta indicata da san Paolo: «Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me» (Gal 3,20). L'ambizione è grande e nobile: è l'identificazione con Cristo, la santità. D'altronde non c'è altra strada se si desidera essere coerenti con la vita divina che Dio stesso, mediante il battesimo, ha fatto nascere nelle nostre anime. Andare avanti significa progredire in santità; si retrocede, invece, se si rinuncia allo sviluppo della vita cristiana. Il fuoco dell'amore di Dio ha bisogno di essere alimentato, di crescere ogni giorno, di gettare profonde radici nell'anima; e il fuoco si mantiene vivo a condizione di bruciare cose sempre nuove” (J. M. Escrivà). Quanto coraggio ci infonde la vita dei Pastorelli, in questo nostro cammino di conversione! Non appena essi hanno colto, nelle parole e nel volto della Madonna, la tristezza e il dolore per le offese che il peccato arreca al Cuore di Dio, subito si sono dati, con generosità e costanza, a una pratica della mortificazione davvero eroica per la loro età, dettata dal desiderio di amare e consolare il Cuore di Dio e il Cuore Immacolato di Maria.

4. Gesù si trasfigura sul monte Tabor.

“In quel tempo Gesù… fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce… Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi stare qui! Se vuoi farò qui tre capanne…» Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo»” (Mt 17,1-9). “Ascoltatelo!”, è l’invito che la voce dalla nube rivolge a Pietro, Giacomo e Giovanni, ma anche a ciascuno di noi. Gesù è il Figlio di Dio che si è fatto Uomo non solo per redimerci dal peccato, ma per mostrarci, con la Sua vita vissuta in piena obbedienza alla Volontà del Padre, come vivere anche noi da figli di Dio. È alla vita di Gesù che dobbiamo guardare, è alla Sua Parola che dobbiamo conformarci perché Dio possa dire anche di noi: “in lui ho posto il mio compiacimento!”. È quello che ha fatto anche Maria SS.ma, è quello che hanno fatto i Santi. Far contento Gesù è stato sempre il desiderio più grande anche del piccolo Francesco di Fatima. Da quando Lo aveva visto tanto triste per i peccati degli uomini, amare Gesù e non farLo più soffrire è stata sempre l’intenzione prima e ultima di ogni sua preghiera, di ogni sua azione, di ogni suo sacrificio. Francesco è diventato davvero consolazione di Gesù. Dove trovava la grazia e la forza per vivere così? Davanti al Tabernacolo, dove lui passava ore e ore per far compagnia a Gesù nascosto. Lì, sì, anche noi possiamo stare con Gesù, per poi aver la grazia e la forza per andare alla nostra Gerusalemme. Lì, anche Gesù sta e sempre ci aspetta, per donarci il Suo Amore e per parlarci. Lì, nel silenzio di un “cuore a Cuore” con Lui possiamo ascoltare quello che Lui ha da dirci.

5. Gesù istituisce la SS. Eucaristia.

“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore… vi ho detto queste cose” (Gv 15,9-10). Queste parole sono solo una parte del testamento spirituale che Gesù ci ha lasciato, nell’Ultima Cena, quando ha istituito la SS.ma Eucaristia. “Rimanete nel mio Amore” è il Suo invito “perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena” (Gv 15,11). Lui ci ama di un Amore infinito; ha dato tutto Se stesso per noi. Una sola goccia del Suo Sangue avrebbe potuto redimere tutto il mondo, eppure Lui L’ha versato tutto, fino all’ultima goccia, perché noi non avessimo dubbi sul Suo Amore. Tuttavia, anche Lui ha un Cuore e desidera essere amato: Gesù gioisce profondamente quando trova anime che ricambiano il Suo Amore, ma soffre anche infinitamente quando le Sue creature Gli dimostrano solo indifferenza e disprezzo. Così Lui stesso si rivolge ad un’anima: “Nell’Ostia, il Mio Cuore batte, com’era sulla terra, com’è in Cielo. Credi nella Mia presenza là, davanti a te. ConsolaMi, avvicinando il tuo cuore al Mio. Guarda come sono solo nella Chiesa vuota! Lo sapevo! Una sola anima potrebbe guastarLa… Eppure, ho istituito la mia Eucaristia ugualmente… Parla con l’Eucaristia come con il più dolce Amico. L’Ostia ti ascolta. Sei sicura di essere molto amata. È amore che Io ti chiedo, nei tuoi istanti più piccoli. Tu non vi dai molta importanza; ma per Me, le piccole cose sono grandi. Io ti tendo la Mano. RiempiLa di tutte le piccole azioni; pensieri fugaci e impressioni; di piccoli buoni desideri o piccole sofferenze, vedendoMi ferito. Nessun povero ha così desiderio di avere. Io sono il più povero tra i poveri, e sono coperto con l'odio di molti. Fammi rifugiare sotto il tuo manto d'amore: tu Mi consoli e Mi ripari” (G. Bossis, Lui e io).

 

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