Pillole di SpiritualiTà
Il vero spirito di fede porta una persona a staccare lo sguardo da se stessa, per volgerlo verso Dio. (Beato John Henry Newman)
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a cura di p. Stefano Galavotti icms
(tratto in parte da m.famigliacristiana.it e da "Il settimanale di Padre Pio" )
Il 6 agosto la Chiesa cattolica e quella ortodossa celebrano la Trasfigurazione di Nostro Signore. Papa Callisto III, nel 1457, estese questa festa alla Chiesa universale, a ricordo della liberazione di Belgrado (1456) dalla minaccia islamica.
Riassumiamo in breve l’accaduto. Gesù prese con sé alcuni discepoli, per salire sul Monte Tabor a pregare. Pietro, Giacomo e Giovanni furono scelti per assistere a quell’ineffabile evento: Cristo apparve nel suo Corpo glorioso e, mentre pregava, «il suo volto cambiò d’aspetto e la sua veste divenne candida e sfolgorante» (Lc 9, 29). Due uomini, anch’essi apparsi nella loro gloria, parlavano con Lui del compimento, in Gerusalemme, del suo sacrificio: erano Mosè ed Elia, che rappresentavano la Legge e i Profeti.
L’episodio è raccontato dai vangeli di Matteo 17,1-8; Marco 9,2-8 e Luca 9,28-36.
La liturgia romana leggeva il brano evangelico riferito all’episodio della Trasfigurazione il sabato delle Quattro Tempora di Quaresima, mettendo così in relazione questo mistero con quello della Passione. Lo stesso evangelista Matteo inizia il racconto con le parole: «Sei giorni dopo» (cioè: dopo la solenne confessione di Pietro e il primo annuncio della Passione), «Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni, suo fratello, e li condusse sopra un alto monte, in disparte. E si trasfigurò davanti a loro: il suo volto risplendette come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce».
Sant’Agostino afferma - nel Discorso 78 - che i vestiti di Cristo rappresentano la sua Chiesa. «Se i vestiti non fossero tenuti ben stretti da colui che li indossa, cadrebbero. Che c’è di strano se, mediante il vestito bianchissimo, viene simboleggiata la Chiesa, dal momento che il profeta Isaia afferma: Anche se i vostri peccati fossero come scarlatto, lì farò diventare bianchi come neve (Is 1, 18)?». Anche se i peccati commessi dagli uomini di Chiesa fossero rosso scarlatto, la sua Sposa avrebbe comunque un abito candido e rilucente, grazie al Sole, a Cristo. Spiega ancora sant’Agostino: «È bello per noi, o Signore – dice – stare qui. Pietro era infastidito dalla folla, aveva trovato la solitudine sul monte; lì aveva Cristo come cibo dell’anima. Perché avrebbe dovuto scendere per tornare alle fatiche e ai dolori, mentre lassù era pieno di sentimenti di santo amore verso Dio e che gl’ispiravano perciò una santa condotta?.
Di fronte a Cristo glorioso, Pietro aveva trovato la felicità e non avrebbe più voluto muoversi da quel luogo. Arrivò allora una nube, che li avvolse: da essa uscì una voce: «Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo!»; era la stessa voce che si era udita quando Giovanni Battista aveva battezzato Gesù, sulle rive del Giordano: «Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto» (Mc 1,9-11).
La Trasfigurazione è stata una manifestazione della Divinità di Gesù e una anticipazione della gloria futura.
Prima di tutto ci insegna la necessità della croce. La gloria passa per la croce, chi vuole entrare nella gloria, deve salire il Calvario, dietro a Gesù. L'apostolo Paolo ci dice che «molti si comportano da nemici della croce di Cristo» (Fil 3,18). Tutti vogliono andare in Paradiso, ma pochi sono quelli disposti a portare la croce sulle loro spalle. Tutti vogliono arrivare alla Risurrezione, senza passare per il mistero della Crocifissione.
Il secondo insegnamento riguarda la necessità della preghiera. Anche noi dobbiamo fare esperienza della Trasfigurazione. Anche noi dobbiamo salire il monte Tabor con Gesù: e questo lo facciamo con la preghiera. Gesù salì sul monte a pregare. Impariamo quanto sia importante la preghiera: non se ne può fare a meno!
La preghiera è la cosa più importante e i monasteri e le case di contemplazione possono essere considerati come le sorgenti nascoste che danno vita a tutta la Chiesa. Il beato Luigi Stepinac, arcivescovo di Zagabria nel XX secolo, aveva in così grande considerazione la vita contemplativa che, appena divenne Vescovo, volle in diocesi un monastero di clausura, ben sapendo quanto sia importante avere delle anime oranti che attirino la grazia sul mondo intero. I contemplativi sono i più grandi benefattori dell'umanità.
Un altro insegnamento riguarda la gloria futura. Anche il nostro corpo risorgerà e sarà glorificato, ad immagine del corpo glorioso di Gesù e dell’Immacolata, Assunta in Cielo. San Paolo dice che Gesù Cristo «trasfigurerà il nostro misero corpo per conformarlo al suo corpo glorioso» (Fil 3,21). Per questo motivo dobbiamo amare e praticare la virtù della purezza. Anche il nostro corpo è chiamato alla gloria del Paradiso, a condizione che serbiamo la purezza. Gesù nel Vangelo dice: beati i puri di cuore perché vedranno Dio Mt. Lo vedranno in Paradiso, ma già su questa terra essi assaporano le gioie della Vita eterna. La purezza è già “un anticipo” della gloria futura.
San Luigi di Montfort terminava le sue innumerevoli Missioni Popolari con una cerimonia particolare: invitava i fedeli a portare in piazza tutte le immagini indecenti che si trovavano nelle loro abitazioni e poi accendeva un grande fuoco, distruggendole tutte ed esortando tutti a non tenerle mai più in casa. Facciamo anche noi questa bella “pulizia” nelle nostre case!
Infine, l'episodio della Trasfigurazione ci insegna ad ascoltare Gesù. Lui è il nostro Maestro, noi tutti gli dobbiamo ubbidienza. Gesù ci parla nel suo Vangelo, da questo deriva il dovere di leggerlo, di meditarlo; ci parla attraverso i suoi rappresentanti qui in terra: il Papa, i vescovi. Chi ascolta loro, ascolta Gesù. Da ciò deriva il dovere dell'obbedienza alla Chiesa che è Madre e Maestra, che ci insegna ciò che è secondo Dio e ciò che dobbiamo evitare.
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