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La Via Mater Dei

Che poi da Bologna alla Terra Santa è un attimo…

di p. Davide Gilioli

 

Din-don, din-don, campane nell’aria… e ormai -anche se sfiniti, stanchissimi e incapaci di qualsiasi ragionamento- lo abbiamo capito: quando si sentono le campane, è buon segno, stiamo per arrivare!

Al suono delle campane, di solito, non ci fa più caso nessuno. È diventato uno fra i tanti rumori che fanno da sottofondo alla giornata, insieme ai clacson, agli allarmi e alle sirene, al passaggio dei treni, al brusio delle voci… In quei giorni, invece, le campane si sentivano che era una bellezza e quasi le gustavamo, tanto erano attese. Attese, forse, anche più della fontanella dove ci si illudeva di trovare -da qualche parte- una targhetta semiconsumata con la scritta “potabile” (e se la targhetta mancava, dal secondo giorno di cammino nessuno aveva dubbio alcuno sulla potabilità di quell’acqua). Perché le campane volevano dire che il prossimo Santuario era lì a due passi. Il dindondan ci faceva sapere che, dietro la collina o al termine dell’ennesimo bosco pieno di rovi (e di more… quante more!!!), eravamo arrivati.

150 km (o meglio, qualcosina in più). 8 tappe. 10 santuari.  

Questa è la Via Mater Dei.      

Un cammino fra i santuari mariani dell’appennino bolognese. Forse, però, il modo migliore per descriverlo è citando una riga del Vangelo di Luca: “In quei giorni Maria si alzò ed andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda” (Lc 1, 39).  Lì, infatti, si racconta di 150 km (o meglio, qualcosina in più) che collegano Nazareth ad Ain Kerem, dove viveva s. Elisabetta. Sempre lì si racconta, inoltre, di un percorso impegnativo, dato c’era una regione montuosa da attraversare. E ancora lì si racconta di un cammino percorso dalla Vergine Maria.
Ebbene, la Via Mater Dei può vantare degli stessi km, di salite e discese in quantità, e della presenza della Beata Vergine, una presenza forte, accanto e intorno a te per tutta la durata il percorso.

Ma andiamo con ordine.

150 km. 8 tappe. 10 santuari.

 
Dunque, a cosa serve un pellegrinaggio?              

Innanzitutto, ti fa camminare. C’è da mettere un piede davanti all’altro, passando da un luogo all'altro, da qui vado là. In un pellegrinaggio fondamentalmente, infatti, ti sposti, avanzi. Dove? Nella strada più importante della vita, nella Fede. Si fa un pellegrinaggio per andare più vicini al Signore. Il corpo è chiamato a faticare e a macinare chilometri, ma è all’anima che tocca la parte più tosta. Pellegrinare, infatti, è camminare verso Cristo, per cui o alla fine sei più vicino a Lui, o il tuo è stato un viaggio inutile. O meglio, è stato “solo” un viaggio, niente di più.

Per trasformare quei passi in un pellegrinaggio, inoltre, serve il giusto equipaggiamento.             
Su internet trovate una serie infinita di liste e consigli su cosa non possa assolutamente mancare in un cammino di più giorni, io vi riassumo le tre cose essenziali (e forse non così facilmente presenti nei vari siti).

1 - ci vuole una guida esperta. E per la Via Mater Dei hai a disposizione la migliore di tutte, la Vergine Maria. Il cammino inizia ogni giorno in un santuario (a casa sua quindi, della Beata Vergine), da lì ti prende per mano (ce ne ha di strada e di tempo per sgranare rosari e gustare la sua compagnia) e non ti lascia più fino alla fine della giornata, che si conclude sempre in una chiesa a Lei dedicata (si passa da una sua casa all’altra). Si parte con Maria, si cammina con Maria, si finisce ancora da Lei.

2 - ci deve essere una grazia da chiedere. E deve essere una richiesta grande, qualcosa che resti nella vita, che la segni indelebilmente. Un pellegrinaggio si fa per seguire l’esempio dell’amico importuno del Vangelo: bussi, e ribussi alla porta del Paradiso perché ti manca qualcosa. E non molli, perché ne hai davvero bisogno.        
La fatica quotidiana e la tua preghiera sono i colpi con cui batti al Cuore del Signore. Sai che non tarderà ad aprirti, perché la preghiera è tanta, e la fatica -ve lo assicuro- anche. Riguardo a questo, meglio essere chiari fin da subito: la Mater Dei è un pellegrinaggio vero, impossibile confondere il Cammino con una passeggiatina sulle colline o un giretto fra i faggi e gli abeti. Ti sfinisce. Per dirla con l’espressione di un compagno di cammino: ci vuole della fibra per fare la Mater Dei! Ed è giusto che sia così: stai impetrando una grazia dal Cielo, hai da bussare forte e con insistenza, proprio come il servo della parabola.

3 - ci deve essere qualcosa da lasciare. Un pellegrinaggio si offre in espiazione dei propri peccati, e col desiderio di fare spazio nell’anima. C’è da prendere qualcosa della nostra vita che ci sta facendo del male, che ci separa da Cristo, e donarglielo. C’è da prendere quella scelta per cui, quando avevamo detto al Signore di amarlo, non ci ha permesso di farlo. C’è da decidere di mettere definitivamente da parte ciò che adesso mi impedisce di seguire davvero Cristo: con questo non ci voglio più avere niente a che fare, Signore, te lo consegno. Un pellegrinaggio deve finire con l’anima più leggera.

Questi sono gli elementi indispensabili per pellegrinare (ah, già, magari anche uno zaino -con solo necessario, mi raccomando- e un paio di scarpe buone -e non nuove- possono fare moooolto comodo).

Una guida esperta, una grazia da chiedere, qualcosa da lasciare


Ritornando al Vangelo di Luca... Allora, io non sono mai stato in Terra Santa, e non so su quali paesaggi si siano posati gli occhi della Vergine Maria durante il suo viaggio. Ma i 150 km della Mater Dei sono stupendi: le colline bolognesi sono pennellate divine fatte con gran classe, c’è poco da dire.

Non so, poi, chi abbia incontrato Maria Santissima in quel suo “pellegrinaggio”, ma noi nel nostro Cammino abbiamo ricevuto tante benedizioni: la generosità di Mara, l’acqua e il sorriso di Veronica e Michele, la passione di Alessandra e Valeria (e di tutti i volontari), l’aiuto e la testimonianza preziosa di Mario… Siamo partiti da una parte con uno zaino troppo pieno e che man mano si è svuotato, dall’altra con un cuore carico di tante intenzioni e che ha continuato a riempirsi ancora, e ancora, per tutto il percorso per ricambiare il bene ricevuto da quanti incontravamo.

E non so neanche con chi fece il viaggio la Beata Vergine. Noi eravamo in quattro. E cavolo se è stato bello viverlo insieme. In un pellegrinaggio avere accanto qualcuno che abbia la tua stessa meta è fondamentale. Poter servire l’altro (ciascuno a modo proprio) è decisivo: ti ricorda che, come lungo il percorso non ci sei solo tu e non cammini solo per te, così nella vita non avanzi nella fede solo per te. Dal tuo cammino di fede è legata parte della felicità di chi hai accanto, di chi ti è compagno tutti i giorni.

Non so se e quanto fosse trafficata la “direttissima” fino ad Ain Kerem, ma la nostra strada era quasi deserta. Non abbiamo incontrato nessun altro pellegrino. Pochi paesini e qualche centro appena più grande. Ecco, un altro aspetto bello del Cammino nasce proprio da qui: il silenzio. Ne abbiamo potuto godere in abbondanza, e quanto è stato di aiuto per pregare e meditare! Ogni giorno, dopo l’invocazione allo Spirito Santo, la lettura di un brano del Vangelo (scelti fra quelli in cui è presente Maria Santissima: abbiamo voluto proprio fare con lei tutto il cammino) dava inizio al nostro camminare. E poi ci si immergeva nel silenzio e nella meditazione, un passo dopo l’altro, fino alla prima chiesetta incontrata, quando le campane (e chi sennò?) interrompevano la nostra quiete e le lodi aprivano la preghiera insieme.

E poi… ma che bellezza i santuari incontrati! I luoghi ideali dove poter rendere grazie al Signore con la celebrazione della s. Messa. Se la Madonna di Boccadirio, madre delle vocazioni, aveva già un posto speciale nel cuore del nostro Istituto, gli altri santuari ci hanno davvero sorpreso. La Madonna della Serra, il Santuario di Montovolo e l’eremo di s. Caterina, la Madonna della riconciliazione, la storia incredibile del santuario al Monte delle formiche... Ogni giorno con stupore ci ritrovavamo davanti ad una meta nuova, in un percorso in cui allontanarti da Maria pare impossibile! Fa davvero riflettere come un pugno di terra, quale è l’appennino bolognese su cui si snoda il percorso, custodisca così tanta tenerezza della presenza materna della Santa Vergine… Maria ci vuole un bene dell’anima, guarda in quanti modi si fa vicino ai suoi figli e come si rende presente!

Un Cammino funzioni davvero solo quando è l’inizio di qualcosa


C’è forse ancora un’ultima cosa degna di nota. S. Luca ci racconta che la Madonna termina il suo viaggio, giunge dalla cugina. La Via Mater Dei, invece, come ogni vero pellegrinaggio, non termina. Cioè, sì, ok, c’è un’ultima tappa e un momento dove ti puoi togliere lo zaino dalle spalle. Però, mi sono reso conto come un Cammino funzioni davvero solo quando è l’inizio di qualcosa. Detto in altre parole, se non finisce, appunto. Perché, se termina, è una esperienza come tutte le altre, una parentesi nella vita di tutti i giorni. Qui ci troviamo davanti un inizio di un viaggio che sei chiamato a continuare. E me ne sono accorto in queste settimane, quando è toccato lottare per tenersi stretta la grazia richiesta, quando ha fatto quasi male non riprendere ciò che si era deposto e offerto ai piedi del Signore. Un pellegrinaggio è vero se ti fa iniziare un percorso nuovo. Che non finisce più.

Infine, non ci è detto nel Vangelo se Maria abbia percorso altre volte i suoi 150 km (o meglio, qualcosina in più) fino al paese di s. Elisabetta… ma noi credo proprio che li rifaremo!

 

 

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