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La VITA a pieno “GUSTO”

di P. Roberto Argnani icms

Ogni essere umano comincia a fare esperienza della propria vita e a comprenderla sempre meglio a partire dall’età della ragione.

L’educazione, il contesto socio-culturale nel quale si è immersi e alcune esperienze – più o meno diremmo casuali, ma sarebbe meglio dire provvidenziali – delineano e spingono ogni giovane a pensare al proprio futuro. Un futuro dove ci si immagina appagati, realizzati, contenti di vivere una vita “saporita” ossia piena di significato e dunque felice.

Quando qualcuno ti chiede di raccontargli la tua vocazione, il cuore si riempie di gioia ed hai un solo pensiero: «Grazie Gesù del dono del tuo amore che mi hai concesso!». Ma andiamo con ordine. Nasco 47 anni fa, nella “bassa” milanese, in uno splendido paesino: Caselle di Morimondo – MI – (di circa 450 persone); secondo di tre figli.

In famiglia ho sempre respirato un'aria di rispetto verso la religione, verso la Chiesa e, in modo particolare, verso le persone consacrate. Ai miei genitori non posso recriminare di non avermi dato l'esempio a partecipare alla Santa Messa e a ricevere i Sacramenti, al massimo posso farlo solo nei confronti di me stesso per non averne sempre seguito l’esempio.

I buoni amici sono importanti per non finire nei guai, ma ho riscontrato che solo nel Signore si approfondiscono e si purificano le amicizie. Io e i miei amici non eravamo certamente "stinchi di santi", ma l'amicizia che ci legava ci permetteva di rispettare le differenti sensibilità religiose che ognuno di noi aveva; e non pensate che io avessi la più fine, anzi…

La mia vicenda personale passa proprio attraverso questo itinerario e, come molti fanno, anch’io ho immaginato la mia vita in base al “sapore” di quelle esperienze che man mano vivevo.

La scuola, lo sport (molti ancora mi ricordano correre dietro all’attaccante di turno diretto a rete, e non diciamo come finiva …), le amicizie – soprattutto quelle dell’oratorio e quelle sportive – le prime “simpatie” per alcune amiche; poi crescendo giungono le esperienze lavorative, il servizio militare di leva, e così si comincia a prendere e a guardare la vita con più responsabilità e a pianificarla con più impegno.

E allora ecco l’orizzonte della vita familiare sognata assieme alla propria fidanzata: progetti, ideali e desideri da condividere e realizzare assieme.

Tutto questo mi piaceva, era ciò che di più “gustoso” avevo immaginato e sperimentato nella mia vita.

La vita che facevo e che sognavo, mi rendeva sì felice ma, in fondo al cuore, sentivo una sensazione che sapeva di “accontentaticcio” e che mi gridava: «Voglio di più!». Ma come ben dice il proverbio: “L’uomo propone e Dio dispone”; e nel mio caso ha disposto di farmi conoscere quel progetto d’amore (come ogni suo progetto per ogni uomo) che Lui ha pensato per me fin dall’eternità.

Come ha fatto a fare questo? Con una serie di avvenimenti che progressivamente mi hanno portato, prima a conoscere un Padre Servo del Cuore Immacolato di Maria, e poi, ad accettare un invito a partecipare ad un “pellegrinaggio giovani” a Fatima in Portogallo dove Nostra Signora del Rosario è apparsa a tre pastorelli nel 1917.

Qui, in questo luogo benedetto, è stata la stessa Vergine Maria a parlare al mio cuore attraverso la preghiera del Rosario, l’esempio e la generosità dei tre pastorelli, un “senso di appartenenza al luogo” che non riuscivo a spiegarmi, ma soprattutto quel “gusto” indicibile che la vita mi stava dando con quell’ esperienza di “vita in grazia”.

Al mio ritorno, molti dei miei amici si sono accorti di quel “qualcosa” che era cambiato in me, anche se ancora non era chiaro qual era il progetto divino che mi riguardava.

La recita giornaliera del Rosario, spesso presso il Santuario mariano delle Bozzole, e la pratica dei sacramenti in modo più coerente hanno spianato la via per poter pensare la mia vita non solo come padre di famiglia, ma anche come consacrato a Dio.

Devo dire che la cosa mi ha spaventato e la mia reazione è stata quella di dire alla Madonna: “Parla chiaro, che questo non è uno scherzo!!!”. Ho chiesto un segno per me chiaro da parte sua e durante un “campo di discernimento vocazionale” guidato dai Servi del Cuore Immacolato di Maria, al quale mi sono autoinvitato, l’ho ricevuto tale e quale l’ho richiesto: non c’erano più dubbi.

Tutto questo era condito da un “gusto” indicibile che si può gustare solo quando lo stesso Signore ti prende il cuore in mano; niente su questa terra ti può dare una gioia e un appagamento così.

Il Signore è furbo; quando si fa sentire in questo modo puoi solo dire: “Ti seguo ovunque perché voglio restare sempre con te”.

Ora, con l’Ordinazione sacerdotale, questo cammino col Signore e la Madonna, ha un nuovo punto di partenza: un servizio e una responsabilità maggiore di crescita nella carità. Questa esperienza di vita mi fa dire: “intendere la vita secondo lo sguardo di Dio, è il modo più vero per gustarne a pieno il sapore”.

Nel mio Istituto religioso ho la possibilità di “allargare” il mio cuore come quello della Madonna, di consolare l’amore ferito di Dio come hanno fatto i Pastorelli quando pregavano e si offrivano per i poveri peccatori, per non farli finire all’inferno. «Non c’è amore più grande di chi dà la vita per gli amici» (Gv 15, 13): questo è quel “di più” che il mio cuore mi chiedeva. E allora ringrazio Dio poiché “sono venuto, ho veduto e sono felice”!

 

 

 

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