Pillole di SpiritualiTà
Il vero spirito di fede porta una persona a staccare lo sguardo da se stessa, per volgerlo verso Dio. (Beato John Henry Newman)
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Proviamo insieme a penetrare questo Mistero di Grazia
di don Massimo Meini
Il dogma dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria è stato proclamato da Pio IX l’8 dicembre 1854 mediante la Costituzione apostolica Ineffabilis Deus: «La dottrina, che sostiene che la Beatissima Vergine Maria nel primo istante della sua concezione, per singolare grazia e privilegio di Dio onnipotente, in vista dei meriti di Gesù Cristo, salvatore del genere umano, è stata preservata immune da ogni macchia di peccato originale, è stata rivelata da Dio e perciò si deve credere fermamente e inviolabilmente da tutti i fedeli».
Per capire il significato dell’Immacolata Concezione, dobbiamo preliminarmente avere presenti le nozioni di dogma e di peccato originale. Il dogma, che può essere definito da un concilio ecumenico oppure dal Papa, esprime una verità di fede così importante, che vincola i fedeli alla sua adesione ed è definitivo. Il Catechismo della Chiesa Cattolica (= CCC), al n. 88, fornisce questa definizione: «Il Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell’autorità che gli viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una forma che obbliga il popolo cristiano ad un’irrevocabile adesione di fede, propone verità contenute nella rivelazione divina, o anche quando propone in modo definitivo verità che hanno con quelle una necessaria connessione». Un’altra definizione di dogma è reperibile in un importante documento della Commissione Teologica Internazionale, l’Interpretazione dei dogmi del 1990: «In senso stretto (senso che è stato elaborato solamente in epoca moderna), un dogma è una dottrina nella quale la Chiesa propone in maniera definitiva una verità rivelata, in una forma che obbliga il popolo cristiano nella sua totalità, in modo che la sua negazione è respinta come un’eresia e stigmatizzata con anatema». Il dogma è dunque un tassello importante della fede cristiana. Il peccato originale, commesso da Adamo e da Eva, è il peccato di disobbedienza a Dio e di preferenza di se stessi (cf. CCC, nn. 396-401) e che – per l’unità del genere umano (Rm 5,12) – si trasmette ad ogni uomo e ad ogni donna: per questo è un peccato «contratto» e «non commesso»; «uno stato e non un atto» (CCC, n. 404). Il sacramento del battesimo cancella il peccato originale e dona la grazia redentrice di Cristo, anche se nell’uomo permane una condizione “ferita” dalle conseguenze del peccato commesso dai progenitori (peccato originale originante); insieme alla concupiscenza e cioè la tendenza a desiderare ciò che in sé non è sempre buono e secondo Dio (cf. CCC, n. 405). Il dogma dell’Immacolata Concezione consiste nella solenne dichiarazione dell’esenzione di Maria dal peccato originale, fin dal suo concepimento nell’utero di Anna, in vista dei meriti di Cristo; e non deve essere confuso con la concezione verginale di Gesù. Il peccato originale è parte costitutiva del dogma dell’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria. La problematica, che – con difficoltà e non pochi contrasti – porta la Chiesa alla conoscenza e alla dichiarazione di tale verità, inerisce profondamente al mistero dell’Incarnazione del Verbo: se Maria, come ogni uomo e ogni donna, nasce con il peccato originale, per effetto dell’Incarnazione la Seconda Persona della Santissima Trinità assume una natura umana macchiata dallo stesso peccato che ha allontanato l’uomo da Dio? Scrive infatti San Paolo che «a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e, con il peccato, la morte, e così in tutti gli uomini si è propagata la morte, poiché tutti hanno peccato» (Rm 5,12). Viceversa, si temeva che escludere in Maria il peccato originale significasse negare la necessità e l’universalità della Redenzione in Cristo. La questione era estremamente importante, perché la Maternità di Maria è reale: Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, è figlio di Maria, che ella ha concepito per opera dello Spirito Santo. Si deve al beato Giovanni Duns Scoto († 1308) il merito di aver individuato la premessa fondamentale per la definizione del dogma: Maria è stata preservata dal peccato originale e tale esenzione costituisce la massima redenzione per una creatura; è esaltazione dell’opera redentrice del Cristo. Nella Costituzione apostolica Ineffabilis Deus si precisa che Maria è stata «sublimiore modo redempta», cioè «redenta in una maniera più sublime». Il Figlio pre-redime la Madre e da lei assume l’umanità priva di peccato originale e conforme all’originario progetto di Dio sull’uomo. L’espressione «in vista dei meriti di Cristo» è particolarmente efficace. L’Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria costituisce dunque l’atto di Perfetta Mediazione tra Dio e l’uomo: è esaltazione dei meriti di Cristo. Pio XII precisa che si tratta di un «singolarissimo privilegio, a nessuno mai concesso», che Maria «ottenne dal Signore perché venne innalzata alla dignità di Madre di Dio» (Enciclica Fulgens corona [8 settembre 1953]). La Solennità possiede una connotazione fortemente cristologica e la liturgia esprime magnificamente questo Mistero: nel prefazio della Messa propria la Chiesa dichiara che l’Immacolata Concezione segna «l’inizio della Chiesa» (nell’editio typica: «exordium Ecclesiæ») ovvero la venuta ad esistenza di una nuova realtà di grazia in vista dei meriti di Gesù Cristo (principio mariano della Chiesa). Su questa realtà di grazia si innesta la Chiesa visibile con il sacramento dell’Ordine (principio petrino): in Maria, infatti, la Chiesa è pre-redenta e «le potenze degli inferi non prevarranno su di essa» (Mt 16,18). Delineato teologicamente da Hans Urs von Balthasar († 1988) e ratificato da San Giovanni Paolo II, il principio mariano è confermato da Benedetto XVI (Omelia del 25 marzo 2006) e da Francesco (Omelia del 12 dicembre 2019). Per la sua particolarissima condizione creaturale, nel prefazio la Chiesa riconosce a Maria il ruolo di «avvocata di grazia», perché con la sua intercessione ci ottiene le grazie necessarie nel personale cammino di santificazione. Infine, il Concilio Vaticano II dichiara che «la santa Chiesa venera con particolare amore la beata Maria, madre di Dio, congiunta indissolubilmente con l'opera della salvezza del Figlio suo: in Maria ammira ed esalta il frutto più eccelso della redenzione, ed in lei contempla con gioia, come in una immagine purissima, ciò che essa desidera e spera di essere nella sua interezza» (Sacrosanctum concilium, n. 103).
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