L’ISOLA CHE C’È

di Sara Volpi

Ciao, io sono Sara Volpi, tra non molto compirò diciannove anni. La mattina studio, il pomeriggio insegno… cinque anni fa ho conosciuto la Famiglia del Cuore Immacolato di Maria, il due giugno dell’anno scorso ho avuto il piacere e l’onore di consacrarmi e di entrare nel Movimento. Sto per dirvi una cosa scandalosa, per il mondo: sono cristiana! Sì, avete capito bene, e vi posso garantire che siamo in tanti, anche se non la maggioranza. Siamo ragazzi come gli altri, ma che hanno capito veramente cosa conta nella vita. Ci piace fare le cose che fanno anche gli altri: andare a ballare, al cinema, cenare insieme. Però, oltre a questo, ci piace anche fare pellegrinaggi, conoscere le storie dei grandi Santi, pregare insieme e organizzare attività per i bambini più piccoli.

Siamo ragazzi come gli altri, ma che hanno capito per cosa vale la pena lottare, qual è la meta del nostro viaggio: il Paradiso.

Durante questo anno proverò a introdurvi in un mondo particolare, quello dei giovani e proverò a spiegarvi come una ragazza cristiana vive la vita, la preghiera, cosa pensa, come affronta tutte le difficoltà che incontra e come prova a portare la luce di Dio in un mondo dove le tenebre spesso prendono il sopravvento.

Anche se siamo una specie in via di estinzione, noi ragazzi cristiani esistiamo, ma ci rendiamo conto di essere delle mosche bianche, in mezzo a un mare di mosche nere.

Più e più volte mi sono chiesta come mai il mondo si rifiuta di accettare un amore gratuito e così grande. Una risposta alla fine me la sono data e credo che il problema sia l’orgoglio. Infatti, accogliere il messaggio di Dio richiede un atto di umiltà, ossia accettare che l’uomo ha bisogno di essere salvato da quella Croce, accettare che la creatura non può essere più grande del Creatore, che il così detto “Homo Faber” (l’uomo che si fa da sé) è condannato all’infelicità.

Una mistica, Santa Mariam Baouardy, tanto tempo fa scrisse che aveva visto tanti difetti in Paradiso, ma mai l’orgoglio e aveva visto tanti pregi all’Inferno, ma mai l’umiltà. È proprio questa la differenza: l’uomo è talmente orgoglioso che pensa di potercela fare senza di Dio.

Se le scelte dell’uomo fossero giuste, il mondo dovrebbe aver preso una strada migliore; se l’albero è buono si riconosce dai frutti: infatti i frutti non sono buoni...

Analizziamo i fatti: suicidi in aumento, disturbi alimentari sempre più diffusi, depressione e autolesionismo che dilagano, le madri uccidono i figli con l’aborto e le famiglie si disgregano. Direi che i frutti sono pessimi! E allora, noi cosa possiamo fare?

Possiamo sognare! Sognare che il mondo sia un posto migliore, sognare che gli inferi non prevarranno mai sulla Chiesa, sognare che il cuore Immacolato di Maria trionferà! La cosa bella del “gioco”, è che tutto ciò è realizzabile, perché, come prima cosa, ci è stato promesso da Dio; e, in secondo luogo, Papa Francesco afferma che “i sogni grandi hanno bisogno di Dio” e noi lo abbiamo.

Il mondo si accorgerà che Dio c’è e ci ama. Ha preso la seconda stella a destra ed è andato dritto fino alla notte di Natale per scendere dall’isola che c’è (perché il Paradiso esiste) e arrivare sulla terra. Il nostro scopo, fino a quel momento, è arrivare alla fine della vita e, come San Paolo, poter gridare: “nonostante tutto, ho conservato la mia fede!”.