Pillole di SpiritualiTà
Il vero spirito di fede porta una persona a staccare lo sguardo da se stessa, per volgerlo verso Dio. (Beato John Henry Newman)
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La Parola di Dio commentata ogni settimana dai Servi e dalle Serve del Cuore Immacolato di Maria
Vangelo
Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi.
+ Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 1,1-18)
In principio era il Verbo, e il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. Egli era, in principio, presso Dio:tutto è stato fatto per mezzo di lui e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste. In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre e le tenebre non l'hanno vinta. Venne un uomo mandato da Dio: il suo nome era Giovanni. Egli venne come testimone per dare testimonianza alla luce, perché tutti credessero per mezzo di lui. Non era lui la luce, ma doveva dare testimonianza alla luce. Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo. Era nel mondo e il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome, i quali, non da sangue né da volere di carne né da volere di uomo, ma da Dio sono stati generati. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come del Figlio unigenito che viene dal Padre, pieno di grazia e di verità. Giovanni gli dà testimonianza e proclama:«Era di lui che io dissi:Colui che viene dopo di me è avanti a me, perché era prima di me». Dalla sua pienezza noi tutti abbiamo ricevuto: grazia su grazia. Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo. Dio, nessuno lo ha mai visto: il Figlio unigenito, che è Dio ed è nel seno del Padre, è lui che lo ha rivelato.
Parola del Signore.
Spunti di riflessione
È Natale, la Luce è venuta nel mondo. E non bastava la piccola Grotta, né la limitata campagna di Betlemme, a contenerla. La Luce si sparse a Oriente e a occidente, a settentrione e a mezzogiorno. Non fu percepita dai dotti, dai ricchi, dai sazi di piaceri, ma fu accolta da umili lavoratori, che compievano il loro dovere (i pastori). Sempre sacro il dovere, quale che sia: è il Dovere! È la Volontà di Dio! Perciò è sempre nobile. Perciò consegue lo stesso premio soprannaturale.
La Luce di Dio non parlò, nel suo manifestarsi, ai “mondani” e a coloro che chiudono il loro orizzonte nelle cose umane; parlò a coloro che, avendo il cuore puro ed essendo desiderosi della Verità, sanno umiliare la loro mente ai piedi di Dio e si sentono un nulla davanti alla sua Santità.
Agli umili di cuore, si mostrò la Luce, e li chiamò ad adorarla con lo splendore di una “stella” (i Magi). Dio non si manifesta e non benedice i malvagi e gli empi, coloro, cioè, che usano i talenti e i doni ricevuti come mezzo per negare Dio e per sopraffare il prossimo; si rivela, piuttosto, a coloro che, attraverso la sapienza e la scienza del mondo, sanno elevarsi al soprannaturale, per risalire alla loro prima origine e causa.
Dio è Re dei re ed è Maestro dei maestri: la Luce Infinita trovò molti sapienti sulla Terra, ma solo per coloro che erano desiderosi di Dio la Luce divenne richiamo soprannaturale. La Grazia opera là dove è vivo il desiderio di possederla; e, tanto più opera, sino a divenire Parola e Presenza, quanto più è vivo il desiderio, anche di essere da Lei posseduti.
Dio era venuto come Luce nel mondo, Luce per il mondo, Luce al mondo: chiamava il mondo alla Luce. Tutto il mondo. E ancora lo chiama: lo chiama da venti secoli! Sulle nostre tenebre, non cessa di risplendere la sua Luce. Se sapessimo innalzarci oltre la barriera di caligine, di sensualismo e di materialismo che ci pervade, sapremmo vedere sempre il Sole divino che sfolgora benigno su di noi, sul mondo, su tutti gli uomini.
Noi, cattolici di antica tradizione, siamo oggi rievangelizzati da fratelli provenienti da nazioni pagane e idolatriche: affascinati dal Cristo, giungono alla vera fede purificati dalla Grazia e spesso fortificati anche dalle persecuzioni subite.
In questa Notte Santa, se non osiamo più guardare a Cristo, Redentore e Giudice, con la nostra povera anima avvilita, guardiamo al piccolo Bambino che ci attende dalla povera mangiatoia. Non può, un Piccolo, avere altro che carezze e sorrisi. E questi oggi vuole offrirci!
Gesù vuole che abbiamo pietà della sua nudità e povertà. Ma la sua non è povertà di vesti e di denaro, ma di amore. Gesù spesso ha freddo nel nostro cuore! Non vuole oro, né incenso: vuole solo Amore. Vuole calore di cuori che lo adorino, deponendo ai suoi piedi tutto il proprio essere.
Amarlo e conoscerlo è Vita per la nostra povera vita; ed è Luce, per la mente che ascolta la sua Parola. Cristo ci vuol rigenerare per mezzo dell’amore. Il suo Amore è vivo e operante in questa Grotta beata, ma occorre anche la nostra piena partecipazione.
Gesù oggi ci dice: “Venite a Me e accoglietemi in voi”. Scaturiranno, nella nostra anima, torrenti di Luce e di Grazia che aiuteranno anche noi a diventare veri figli di Dio. Benedetti noi se accoglieremo la sua chiamata di Luce!
Il Signore vuol essere in noi l’Emanuele. Abiterà in noi, nel nostro spirito. Poiché il Verbo del Padre non ha bisogno di case di pietra, ma di dimore vive: vuole i nostri spiriti per sua abitazione.
Da parte nostra, è importante sgombrare il nostro spirito da quanto lo rende ingombro e pigro, per disporlo ad accogliere la Luce.
L’amicizia con Dio è la beatitudine dei suoi fedeli, ricchezza che nessuna altra cosa al mondo uguaglia: chi la possiede non è mai solo, né sente l’amaro della disperazione. Questa santa amicizia non annulla il dolore, perché il dolore fu la sorte di un Dio incarnato e può toccare anche noi: essa, piuttosto, rende questo dolore dolce, nella amarezza, e vi mescola una luce e una carezza che, come tocco celeste, ci aiutano a sollevare la nostra croce e ad abbracciarla.
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Il vero spirito di fede porta una persona a staccare lo sguardo da se stessa, per volgerlo verso Dio. (Beato John Henry Newman)