Pillole di SpiritualiTà
La grazia di Dio sarà il vostro conforto. (dalle Memorie di suor Lucia)
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“Lo Spirito del Signore è sopra di me, mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio”
di P. Gianni Schido icms
Questo passo di Isaia ci viene proposto nella liturgia di oggi, terza Domenica di Avvento, ma sembra fuori luogo… Queste parole del profeta, infatti, saranno espressamente lette e commentate da Gesù all’inizio della sua vita pubblica, nella sinagoga di Nazaret, quando era ormai trentenne. La reazione dei suoi concittadini fu tremenda: scandalizzati, volevano tentare di ucciderlo, “ma egli, passando in mezzo a loro, si mise in cammino” (Lc. 4,30). “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto” (Gv.1,11). Il Signore, infatti, ha ricevuto questo trattamento: cacciato fuori dalla Città Santa, sarà poi crocifisso.
Ormai è imminente la nascita del Signore, ma corriamo il rischio di non accoglierlo. Non ci può essere una via di mezzo: Cristo o si accoglie oppure si rifiuta. Il profeta stesso ci avvisa: il Messia è mandato a portare il lieto annuncio ai poveri. Per accogliere l’annuncio occorre prepararsi ed entrare nel gruppo dei “poveri”, quegli stessi poveri che il Signore chiamerà beati (cfr. Mt 5,3). Ma chi sono questi poveri?
Nell’Antico Testamento i poveri sono coloro che socialmente non possono contare sulle proprie forze: sono i più deboli, gli indifesi, coloro che versano in miseria, le vedove e gli orfani… Per poter vivere, hanno bisogno dell’aiuto degli altri, hanno bisogno di chiedere, dipendono dalla benevolenza altrui. Non hanno alcuna sicurezza, se non quella di essere sempre ascoltati dal Signore, quando si rivolgono a Lui in preghiera.
L'Avvento è il tempo propizio per ripensare alla nostra condizione di “poveri”, di creature deboli, limitate: tante volte in mezzo a situazioni difficili, di dolore o di impotenza. Le circostanze della vita spesso ci ricordano che la nostra salvezza, la nostra sicurezza, la nostra felicità non sono nelle nostre mani. Quante volte ci accorgiamo di essere impotenti! Persino i meno inclini a riconoscere questa condizione di povertà creaturale, si trovano a scontrarsi con essa: nel dolore, nella fatica, nella vecchiaia, nella perdita di persone care, nel rifiuto. Il profeta ci ricorda che, se lo riconosciamo, l’annuncio della Buona Novella è indirizzato a noi; è per noi se disponiamo il cuore al Salvatore che sta per arrivare.
Ricordiamoci di essere poveri, ricordiamo di aver bisogno di un Salvatore, ricordiamo di essere creature e non “i creatori, riconoscendo umilmente i nostri peccati e le nostre miserie. Ma, soprattutto, ricordiamo che il Signore Gesù – il Creatore del Cielo e della Terra – ha desiderato farsi povero Lui stesso, in tutto simile a noi eccetto il peccato. Che mistero grande!
Allora, avviciniamoci a Lui, guardando non solo all’umile apparenza di Bambino, ma a Lui che è Signore e che ci ripete: “Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato” (Lc. 4,20): oggi, nella Messa, nella Parola e nell’Eucaristia “il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi” (Gv.1,14).
Accogliamolo con cuore generoso e ben disposto, un cuore pentito e libero dal peccato; accogliamolo con la verità del nostro essere, non per essere umiliati, ma per essere salvati. Allora anche noi potremmo esclamare “l'anima mia magnifica il Signore, e il mio spirito esulta in Dio mio Salvatore, perché ha guardato l’umiltà della sua serva” (Lc.1,46-48).
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