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NOVENA in preparazione al SANTO NATALE - IV giorno

"O Radice di Iesse, che t’innalzi come segno per i popoli: vieni a liberarci, non tardare"

di P. Alberto Rocca icms

L’ Atteso verrà e non tarderà; * non ci sarà più timore sulla nostra terra: * egli è il nostro Salvatore. (cfr. Eb 10, 37)

Il brano della Lettera agli Ebrei, a cui fa riferimento l’Antifona di oggi: « Ancora un poco, infatti, un poco appena, e colui che deve venire, verrà e non tarderà» (Eb 10, 37) è posto in un contesto nel quale l’Autore dello scritto invita la comunità cristiana a fare memoria. Memoria dei benefici ricevuti da Dio; memoria dell’iniziale gioioso fervore, che li ha portati a spogliarsi anche dei propri beni, pur di abbracciare la fede in Gesù Cristo Salvatore. Sembra parlare in un momento nel quale la Comunità soffre di persecuzioni e difficoltà e i fedeli si chiedono, forse perplessi, se e quando verrà il Regno di Dio promesso dal Signore e predicato dagli Apostoli e al quale hanno dato, anche rischiando tutto, la loro totale adesione.

È la domanda di sempre e anche la nostra, di uomini e donne del Terzo millennio, che si interrogano davanti alle varie vicissitudini dell’esistenza, spesso apparentemente in contrasto con le promesse evangeliche. Il Signore, così come l’autore della Lettera (una delle guide della Comunità degli Ebrei convertiti al Cristianesimo), non si sottrae alla domanda: ci risponde che abbiamo bisogno di costanza per raggiungere la promessa e questa costanza deve trovare fondamento solo nella fede in Lui. Certo, è una fede spesso messa alla prova, ma che diventa porta necessaria per essere graditi a Dio e per salvare la propria anima, quali «Figli di Dio innocenti in mezzo a una generazione malvagia e perversa» in mezzo alla quale, continua san Paolo, i cristiani risplendono «come astri nel mondo, tenendo salda la parola di vita» (Fil 2, 15-16). Tale generazione perversa – incredula e chiusa all’annunzio evangelico – diventa la vera causa della sofferenza del cristiano, esposto alla persecuzione e alla tentazione di abbandonare il fervore iniziale e la fiducia nelle promesse di Dio.

Il cristiano non indietreggia davanti alle sfide della vita: ma non per eroismo o confidando unicamente nelle sue forze, ma confidente nelle promesse di Dio, che in Cristo Gesù si sono manifestate e che devono essere spesso riportate alla memoria.

Noi – facendo memoria e celebrando i Misteri dell’Avvento e del santo Natale, attraverso l’ascolto e la meditazione della sua Parola – ci esercitiamo ad attendere Colui che scopriamo essere già presente, hic et nunc: qui e ora.

 

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