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NOVENA in preparazione al S. NATALE - VIII giorno

“Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me”

di Paola Buson

“Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta,

io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20).

L’autore di questo libro – dell’Apocalisse – molto istruttivo per i cristiani, parla qui all’antica Chiesa di Laodicea, in nome del Signore Gesù, morto e risorto per amore di ogni creatura umana.  Siamo invitati all’accoglienza di un ospite particolare, speciale: di Gesù stesso!

Sappiamo udire il Signore che bussa alla porta del nostro cuore? Lo riconosciamo mentre batte? È Lui che prende l’iniziativa, che viene da noi, che ci cerca, sapendo che tante volte siamo chiusi a chiave, “blindati” nelle nostre sicurezze.

Così viene; si avvicina, con rispetto e in modo silenzioso, alla porta del nostro cuore… Se non ce ne accorgiamo, distratti come siamo dalle mille cose da fare, Lui fa il suo tentativo: prima aspetta…sussurra… poi bussa…e aspetta…aspetta…

Non supera la nostra libertà. Il Signore desidera entrare nella nostra vita ed essere in comunione con noi. Eppure, è una comunione offerta: non imposta.

Aspetta, aspetta ancora… ci vuole un bene infinito; aspetta… fosse anche una vita intera! Lui è sempre lì, nei momenti importanti, come nella quotidianità, alla porta del nostro cuore… Ci parla, si fa sentire. Bussa. Vuole entrare; desidera godere della nostra compagnia ed è lieto che noi ci rallegriamo della sua. Vuole ascoltare quello che desideriamo dirGli; vuole stare con noi, ascoltare il racconto delle nostre preoccupazioni, delle nostre gioie, delle nostre fatiche.

È una comunione che, nel tempo presente, è possibile sperimentare al tavolo della Santa Cena Eucaristica e, in futuro, nel banchetto, promesso in Cielo.

Gesù, quindi, viene e si fa presente, nasce nella storia dell’umanità, ma, in particolare, nella storia di ciascuno. È lì, se Gli abbiamo aperto, seduto accanto a noi,  in un momento di intimità, come si fa con un amico, nel silenzio della sera, seduti alla stessa mensa; è il momento più propizio per un dialogo, che richiede ascolto e apertura.

Far tacere i rumori è la condizione necessaria per riconoscere ed ascoltare la Sua voce, il Suo Spirito: l’unico capace di sbloccare le nostre paure e di farci aprire la porta del cuore.

 

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