Pillole di SpiritualiTà
La grazia di Dio sarà il vostro conforto. (dalle Memorie di suor Lucia)
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di p. Luigi Polvere icms
È Natale! Basta guardarsi un po’ intorno per accorgersi che questa Solennità sta diventando sempre piú una questione commerciale, una festa che abbiamo imparato a “consumare” più che a “vivere”. Tra auguri, regali, musiche, pranzi – e tanto altro – forse non riusciamo più a capire il legame tra questo grande evento e le nostre storie concrete, tra quel Bambino nato in una povera grotta e il nostro cuore.
Allora, iniziamo da una domanda: che cosa dice alla mia e alla tua vita questa Storia? Perché festeggiamo e ci facciamo gli auguri? (che poi, se è il compleanno Suo, perché ce li facciamo tra di noi…?) Nel Vangelo della Messa della notte leggeremo queste parole: l’Angelo disse ai pastori: «Non temete, ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore. Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». (Lc 2,11-12).
Il nome Gesù significa proprio: “Dio salva”. Sì, ma da che cosa devo essere salvato? Esiste una cosa che a tutti mette un po’ paura e di cui tendenzialmente si parla molto poco: la morte. Questo è un limite assoluto; eppure, esiste e prima o poi occorrerà farci i conti… Ma attenti! C’è una cosa che fa ancora più paura della morte: vivere una vita senza senso. Vivere e non aver lasciato un segno, arrivare alla morte e accorgersi di aver vissuto a metà. Questo è ancora più triste che morire! E questo purtroppo è il vero dramma di oggi: non sapere perché si vive e pertanto “sopravvivere” invece di vivere appieno, accontentarsi senza mai puntare in alto.
Dentro ciascun essere umano, anche il più distante da Dio, esiste una profonda e insaziabile sete di verità, di bellezza, di bene… di felicità. Ma, allo stesso tempo, c’è una forza dentro di noi che ci fa andare a vuoto, che ci tira per il verso sbagliato… San Paolo parla, infatti, di una legge che è contraria alla vita e che ci fa compiere il male che non vorremmo, costringendo l’uomo – fatto per la bellezza – a vivere come uno schiavo. In fondo il peccato è proprio questo: vivere sbagliando meta, andare fuori bersaglio e sprecare la vita, cercando di trovare la felicità dove non esiste. È per questo che in una sua Lettera San Paolo egli esclama: “Chi mi salverà da tutto questo?” E poi risponde: “Siano rese grazie a Dio che ha reso possibile tutto questo per mezzo di Gesù Cristo nostro Signore” (cfr. Rm cap. 7).
Ecco, allora, il primo motivo per “far festa” e farci gli auguri: Dio si è fatto uomo per salvarmi da una vita senza senso e portare a pienezza quella sete di bene che abbiamo nel cuore e che Lui stesso ci ha messo dentro. Dio è sceso, per farci vivere da figli e non da schiavi, da uomini liberi capaci di fare scelte autentiche, anche se difficili e controcorrente, perché il male con Lui non ha più l’ultima parola. “Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto. A quanti però lo hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome…” (dal Prologo del Vangelo di Giovanni).
Egli è venuto in questo mondo per ricordaci che non siamo soli, che chi guida questo universo e le nostre storie non è “il caso”, ma un Padre Buono, che ci vuole bene… e questo cambia tutto! Chi accoglie quel Bambino, riceve la Sua Vita Eterna, pensa come Lui, guarda come Lui, opera come Lui… vive come Lui e pertanto è in grado di compiere atti eterni, che non passano e che cambiano la storia… Ma, allora, il problema vero è accoglierlo e credere nel nome di quel Bambino, ossia lasciarsi salvare da Lui, arrendersi al Suo infinito Amore.
La vera domanda, che dobbiamo farci se vogliamo vivere bene il Natale, è questa: ma io mi lascio salvare da Gesù? Mi lascio conquistare dalla tenerezza di quel Bambino? Mi lascio amare da Lui? Sapete, Gesù può essere anche il Salvatore, ma finché continuo a dirigere la mia vita secondo i miei schemi, i miei pensieri, ideali; insomma, finché continuerò a volermi “salvare da solo”, con le mie forze, non scoprirò mai chi è Lui veramente. Credetemi è l’esperienza più liberante che ci sia!
Noi, solitamente, quando ci mettiamo davanti a Dio, gli chiediamo un aiuto: ossia chiediamo che Lui ci aiuti a realizzare quello che noi abbiamo pensato… ma qui abbiamo ancora noi in mano il volante, stiamo ancora dirigendo noi la nostra vita… Quando, invece, gli chiediamo di salvarci, non mettiamo condizioni, ci apriamo completamente, ci lasciamo portare; iniziamo a vivere veramente quelle parole, lo cerchiamo, gli riserviamo tempo… orientiamo la nostra vita e le nostre scelte secondo i Suoi insegnamenti… Insomma, gli diamo finalmente “il permesso” di entrare nella nostra vita, persino nei luoghi più oscuri (quelli che a nessuno faremmo mai vedere) e solo allora scopriamo una cosa che mai avremmo pensato: quella tua vita, così fragile, povera, piena di ferite e di miserie, che a te sembra sempre un po’ “da buttare”: QUESTO È PROPRIO CIÓ CHE LUI AMA, al punto che nel Natale è diventato come Te!
Ecco, allora, la seconda notizia straordinaria di questa festa. Infatti, l’aspetto che piú mi commuove del Natale è pensare che il Creatore del mondo, per salvarmi, non mi ha mandato un “manuale di istruzioni”, ma ha voluto farsi come me. Ha preso un corpo come il mio, un cuore come il mio, ha pianto come me, ha sofferto come soffro io… insomma, ha preso una vita come la mia, per dirmi che per Lui la mia vita è importante, che io sono imperdibile. In quella povera grotta si è accesa una luce che nessuna tenebra umana potrà mai spegnere… Dio è piú forte delle nostre tenebre e non ha paura della nostra miseria, perché sa che la nostra verità non sono i nostri peccati o le ferite che ci portiamo nel cuore, ma l’opera santa che può nascere da noi, se ci apriamo a Lui.
Infine, il Vangelo dirà: «Questo per voi il segno: troverete un bambino avvolto in fasce, che giace in una mangiatoia». Non solo allora, ma anche oggi, se vogliamo incontrare Gesù e festeggiare il Natale, questo è il segno che indica la sua presenza: la semplicità fragile di un piccolo neonato, la povertá delle fasce che lo avvolgono, la mitezza del suo essere lì, al nostro servizio. Dio è sempre presente dove c’è un cuore umile. Lì lo potrai sempre incontrare.
Tutto questo ci dice un’ultima cosa, altamente rivoluzionaria: Dio, facendosi povero e fragile, vuole insegnarci che è grande chi ama, che comanda veramente colui che sa servire. Oggi, quella Mangiatoia è il Tabernacolo di ogni Chiesa, è ogni altare dove si celebra una Messa: lì il Creatore dell’Universo continua ancora a umiliarsi, si fa piccolo e povero, per lasciarsi incontrare e mangiare da te; nasconde la sua grandezza dietro le apparenze del Pane e del Vino e si dona a te completamente, lasciandosi mangiare. Senza riserve, senza condizioni! Perché l'amore è totale: chi ama non calcola, dona, non si difende. L’amore è la nostra veritá, siamo fatti per questo. Allora, tutte le volte che ami sul serio, è Natale, perché quell’amore che doni diventa segno della Sua presenza, permettendo a Dio di toccare ancora una volta questa terra.
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LA VERGINITÀ PERPETUA DI MARIA
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TERZA PARTE
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