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"Questa MALATTIA non è per la morte, ma è per la GLORIA DI DIO"

IL VALORE DELLA SOFFERENZA

di Sr. M. Patrizia Innocente icms

In occasione della giornata mondiale del malato vogliamo parlare del valore della sofferenza, di ogni sofferenza, a partire da qualunque tipo di malattia si possa essere affetti, sia fisica che spirituale, reale o immaginaria, grave e costante o lieve ed occasionale. Cristo non si è forse incarnato per farsene carico e salvarci proprio attraverso quei dolori e amarezze che ha sostenuto per noi nella Sua Passione?

In ogni S. Messa, sull’altare, attraverso le parole e i gesti compiuti dal sacerdote, si rinnova l’Offerta che il Signore fece sull’altare della croce una volta per tutte, a cui la Chiesa ci invita a partecipare con l’offerta di tutto noi stessi, in particolare nella Preghiera Eucaristica III, che il celebrante recita dopo la consacrazione del pane e del vino: “Lo Spirito Santo faccia di noi un’offerta perenne a Te gradita, perché possiamo ottenere il Regno promesso con i Tuoi eletti”.

Cosa significa? Unire le nostre sofferenze di ogni giorno a quelle di Gesù, perché Lui le santifichi e le renda causa di salvezza per tante altre anime, così come ha santificato il Suo patire per amore e in obbedienza al volere del Padre. Vivremo allora in un modo più pieno nel Corpo mistico di Cristo che è la Chiesa, completando con i nostri patimenti, come dice S. Paolo, ciò che manca alla Passione del nostro Salvatore. Ed è ciò che vuole esprimere questa bella preghiera trovata nel Breviario di un anziano prete: “Tu, o Gesù, non sei solo nella Messa! Sulla croce, Tu eri solo; in questa Messa io sono con Te! Sulla croce, Tu offristi Te stesso al Padre Celeste; nella Messa Tu offri ancora Te stesso, ma io ora offro me stesso con Te!”.

Si tratta di consumarci in quello stesso fuoco d’amore che bruciò l’Agnello immolato, la Vittima offerta in olocausto per la nostra redenzione, avendo cura di vivere momento per momento in una costante donazione di sé, lasciando che sia il Signore ad enumerare tutti quegli atti di virtù che avremo compiuto con la Sua grazia.

Bruciare è soffrire, accettare di essere feriti, vulnerabili, fragili, abbracciando la nostra croce, ricordandoci, come diceva F. Mauriac, che se noi non bruceremo d’amore, “molti altri moriranno di freddo”. Ma non è sempre facile rinnegarsi e sacrificarsi, sopportando le innumerevoli pene che ci porta una malattia o una sofferenza morale, resistendo sotto il peso della fatica per rimanere comunque in ascolto dell’altro ed essere capaci di accoglierlo calorosamente. Ci accade di essere sopraffatti dall’asprezza della lotta … Che fare?

Rinnovare la nostra offerta a Dio, come ha insegnato la Madonna ai pastorelli di Fatima, ripetendoGli: O Gesù, è per amor Tuo, per la conversione dei peccatori, per il S. Padre e in riparazione dei peccati commessi contro il Cuore Immacolato di Maria”, pensando alle sofferenze di Gesù sulla croce, come faceva S. Teresa Margherita Redi che, nei momenti in cui era sconfortata dalla sua debolezza, diceva a se stessa: “Il mio Gesù non ha fatto così per me.”

Se ci rendiamo conto della nostra fragilità che ci porta a cedere e se sentiamo che non ne possiamo più di soffrire, ricorriamo incessantemente con fiducia al Signore e confidiamoci aprendoGli il cuore, senza temere che Lui si stanchi delle nostre difficoltà e leggiamo come rivolte a noi queste parole di Gesù a S. M. Faustina Kowalska: “Sono enormemente contento, figlia Mia, che tu Mi confidi i tuoi timori. ParlaMi di tutto così semplicemente e alla buona, Mi procurerai una grande soddisfazione. Io ti comprendo, poiché sono Dio e Uomo. Questo linguaggio semplice del tuo cuore Mi è più gradito degli inni composti appositamente per onorarMi. Sappi, figlia Mia, che più il tuo linguaggio è semplice, più riesci ad attirarMi verso di te. Ed ora sta tranquilla accanto al Mio Cuore …”.

Chiediamo alla S. Vergine, che ha conosciuto così bene il Cuore del Suo Figlio, la grazia di sopportare con pazienza e accogliere con docilità e amore tutte le sofferenze che il Signore vorrà mandarci, per cooperare con Lui al Suo progetto di salvezza. 

 

  

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