Pillole di SpiritualiTà
Il vero spirito di fede porta una persona a staccare lo sguardo da se stessa, per volgerlo verso Dio. (Beato John Henry Newman)
NEWS
di Daniela Fiorini
Ben 142 anni fa rincontrava lo sguardo del Padre Celeste uno straordinario missionario, originario della provincia bresciana, le cui spoglie mortali riposano in terra d’Africa laddove instancabilmente operò come Provicario, Vicario Apostolico, Vescovo, ma soprattutto umile Apostolo di Dio nell’evangelizzazione di un continente sconosciuto, abbandonato a sé stesso in cui il crudele e impietoso schiavismo era considerato una legittima modalità commerciale.
Dai suoi numerosi scritti spesso emerge l’invincibile determinazione nel portare in Africa la Chiesa di Cristo: “…sono pronto a tutto soffrire per la salvezza delle Nazioni affidatemi, convinto che la Croce è il suggello delle opere divine”…“debole avanzo nell’ardua missione dell’Africa centrale, disposto a sacrificare mille volte la vita per i cento e più milioni di negri che in quelle infuocate regioni dormono ancora nelle tenebre del paganesimo”.
La sua memoria liturgica ricorre il 10 ottobre e, nell’indimenticabile pontificato di Giovanni Paolo II, venne beatificato nel marzo del 1996 e canonizzato il 5 ottobre del 2003 a Roma. Numerose le guarigioni miracolose a lui riconosciute.
Il suo apostolato e il suo carisma sono quanto mai attuali: la spietata tratta degli esseri umani, contro cui mai stremato si prodigò, è tutt’ora sotto i nostri occhi.
In un recente rapporto delle Nazioni Unite (Stime globali della schiavitù moderna: lavoro forzato e matrimonio forzato) nel 2021 erano 50 milioni le persone che vivevano in condizioni di schiavitù moderna. Di queste persone, 28 milioni erano costrette al lavoro coercitivo e 22 milioni ad unioni forzate, imposte anche a spose bambine.
Mai dovremmo assuefarci alle immagini di una quotidiana cronaca di sbarchi con corpi privi di vita galleggianti in mare: rotte balcaniche di arrivi incontrastabili, donne abbandonate su marciapiedi, minori reclusi e oggetto di infami traffici internazionali invocano la nostra missionarietà.
Le nuove schiavitù, non meno ignominiose e abiette del tintinnio di catene del secolo scorso, sono la nefanda inarrestabile opera di un male contrastabile solo ed esclusivamente imitando San Daniele Comboni e quanti, come lui, forti della Croce di Cristo e corroborati della potenza dello Spirito Santo, pregano, professano e contrastano attivamente nelle piccole scelte quotidiane le arroganti potenze economiche che generano disuguaglianza e povertà, ingiustizia e oppressioni.
Fu un instancabile viaggiatore, nonostante le avversità e un audace sfidante in nome di Dio dei tanti mercenari locali: era solito affermare “Il missionario deve essere disposto a tutto. La nostra vita è un misto di dolore e godimenti, di affanni e di speranze, di patimenti e conforti. Si lavora con le mani e con la testa, si viaggia a piedi e in piroga, si studia, si suda, si soffre, si gode: ecco quello che vuole da noi la Provvidenza”.
Il suo era un carisma di frontiera: una predicazione attiva, operosa, concreta e non solo verbale. Lui era povero tra i poveri, immerso nelle stesse piaghe e nelle medesime sofferenze.
Benché la schiavitù fosse stata abolita nel 1856, di fatto ogni istituzione centrale o locale africana consentiva il protrarsi di questo orrendo commercio. Dal suo arrivo in Africa si decise con immediata risolutezza a contrastare questo traffico umano affrancando, ovvero liberando, quanti trovasse legati per portarli nelle proprie missioni: “tutti quelli che si presentano alla missione per denunciare i maltrattamenti che ricevono dai loro padroni, constatata la verità, li trattengo e non li restituisco”. Ciò fece ben presto delle sue umili case le uniche isole di salvezza in cui poterono trovare rifugio e dignità milioni di esseri umani.
Comprensibilmente venne definito dalle autorità locali “il capitale nemico della schiavitù”, il salvatore instancabile delle anime più abbandonate e derelitte.
Fondò gli Istituti dei Missionari Comboniani del Cuore di Gesù (1867) e le Suore Missionarie Pie Madri della Nigrizia (1872) conosciuti in tutto il mondo semplicemente come comboniani. Attualmente presenti in 36 nazioni di quattro continenti sono il cuore pulsante e vivente di un messaggio universale di carità, sacrificio, apostolato perseverante nei confronti dei più poveri e vittimizzati di questo mondo.
Negli anni in cui nella nostra Penisola si raggiungeva l’Unità d’Italia, Daniele Comboni elaborava il progetto “Piano per la rigenerazione dell’Africa” lasciando quel messaggio che dovrebbe ancor oggi ispirare ogni politica di sviluppo internazionale che non sia mera retorica ovvero “Salvare l’Africa con l’Africa”: immaginava scuole, ospedali e ogni infrastruttura per istruire, formare, sviluppare in loco talenti presenti e rimessi a disposizione del proprio Paese. Non si lasciò sfuggire neanche l’opportunità del Concilio Vaticano I (1870, a soli 39 anni) per presentare una petizione a favore dell’evangelizzazione dell’Africa centrale.
Come ricordò Giovanni Paolo II - il 18 marzo del 1996 - nel suo messaggio ai Missionari comboniani per la Messa di ringraziamento in San Pietro in occasione della Sua beatificazione: “Se c’è una nota che emerge nella vita e nella spiritualità di Daniele Comboni, questa è senz’altro la consapevolezza della sua chiamata all’apostolato missionario nell’Africa centrale (ndr avvenuto già in adolescenza!). Il suo grande amore per l’Africa traspare nell’omelia da lui pronunciata l’11 maggio 1873, in occasione del suo ingresso a Khartoum ...Io vengo fra voi per non mai cessare di essere vostro…Il vostro bene sarà il mio e le vostre pene saranno pure le mie. Io prendo a far causa comune con ognuno di voi, il più felice dei miei giorni sarà quello in cui potrò dare la vita per voi”.
Stroncato infine da un’epidemia di colera spirò sulla terra da lui tanto amata, a Khartoum (Sudan) il 10 ottobre del 1881: la veste talare bianca che Comboni indossava al momento della sua morte è conservata devotamente a Roma dalle consorelle, nel Sacrario della Casa generalizia.
Esattamente a 20 anni dalla Sua canonizzazione (5 ottobre 2003) ricordiamo intensamente questo Santo nelle nostre preghiere, perché infonda negli attuali governanti il Suo Spirito di evangelizzazione, emancipazione e redenzione delle popolazioni oppresse e sottomesse nel mondo intero.
IL NOSTRO CAMMINO DI VITA INSIEME
Dio è sempre presente nella nostra famiglia
XXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO - 08 settembre 2024 - ANNO B -
"Fa udire i sordi e fa parlare i muti"
LA MIA ESPERIENZA AL CAMPO VOCAZIONALE
IL SEGRETO DELLA SANTITÀ È L’ABBANDONO DELLA NOSTRA VOLONTÀ NELLE MANI DI DIO
La devozione riparatrice dei "PRIMI CINQUE SABATI DEL MESE"
Meditando i misteri gaudiosi consoliamo il Cuore Immacolato di Maria
Con una piccola donazione puoi riaccendere la speranza di uomini, donne e bambini in Brasile e, anche in Italia...
La Rivista ufficiale della
Famiglia del Cuore Immacolato di Maria
Il vero spirito di fede porta una persona a staccare lo sguardo da se stessa, per volgerlo verso Dio. (Beato John Henry Newman)