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SAN GIUSEPPE UOMO DEL SILENZIO

tratto dall’ Udienza generale del 15 dicembre 2021

I Vangeli non ci riportano nessuna parola di Giuseppe di Nazaret, niente, non ha mai parlato. Ciò non significa che egli fosse taciturno, no, c’è un motivo più profondo. Con questo suo silenzio, Giuseppe conferma quello che scrive Sant’Agostino: «Nella misura in cui cresce in noi la Parola – il Verbo fatto uomo – diminuiscono le parole». Nella misura in cui Gesù – la vita spirituale – cresce, le parole diminuiscono. Questo, che possiamo definire il “pappagallismo”, parlare come pappagalli, continuamente, diminuisce un po’. Lo stesso Giovanni Battista, che è «la voce che grida nel deserto: “Preparate la via del Signore”» (Mt 3,1), dice nei confronti del Verbo: «Egli deve crescere e io devo diminuire» (Gv 3,30). Questo vuol dire che Lui deve parlare e io stare zitto e Giuseppe con il suo silenzio ci invita a lasciare spazio alla Presenza della Parola fatta carne, a Gesù.

Il silenzio di Giuseppe non è mutismo; è un silenzio pieno di ascolto, un silenzio operoso, un silenzio che fa emergere la sua grande interiorità. «Una parola pronunciò il Padre, e fu suo Figlio – commenta San Giovanni della Croce – ed essa parla sempre in eterno silenzio, e nel silenzio deve essere ascoltata dall’anima».

Gesù è cresciuto a questa “scuola”, nella casa di Nazaret, con l’esempio quotidiano di Maria e Giuseppe. E non meraviglia il fatto che Lui stesso cercherà spazi di silenzio nelle sue giornate (cfr. Mt 14,23) e inviterà i suoi discepoli a fare tale esperienza: «Venite in disparte, in un luogo solitario, e riposatevi un po’» (Mc 6,31)

Come sarebbe bello se ognuno di noi, sull’esempio di San Giuseppe, riuscisse a recuperare questa dimensione contemplativa della vita spalancata proprio dal silenzio. Ma tutti noi sappiamo per esperienza che non è facile: il silenzio un po’ ci spaventa, perché ci chiede di entrare dentro noi stessi e di incontrare la parte più vera di noi. E tanta gente ha paura del silenzio, deve parlare, parlare, parlare o ascoltare, radio, televisione… ma il silenzio non può accettarlo, perché ha paura. Il filosofo Pascal osservava che «tutta l’infelicità degli uomini proviene da una cosa sola: dal non saper restare tranquilli in una camera».

Cari fratelli e sorelle, impariamo da San Giuseppe a coltivare spazi di silenzio, in cui possa emergere un’altra Parola cioè Gesù, la Parola: quella dello Spirito Santo che abita in noi e che porta Gesù. Non è facile riconoscere questa Voce, che molto spesso è confusa insieme alle mille voci di preoccupazioni, tentazioni, desideri, speranze che ci abitano; ma senza questo allenamento che viene proprio dalla pratica del silenzio, può ammalarsi anche il nostro parlare […]

Questo è il motivo per cui dobbiamo imparare da Giuseppe a coltivare il silenzio: quello spazio di interiorità nelle nostre giornate in cui diamo la possibilità allo Spirito di rigenerarci, di consolarci, di correggerci. Non dico di cadere in un mutismo, no, ma di coltivare il silenzio. Ognuno guardi dentro a se stesso: tante volte stiamo facendo un lavoro e quando finiamo subito cerchiamo il telefonino per fare un’altra cosa, sempre stiamo così. E questo non aiuta, questo ci fa scivolare nella superficialità. La profondità del cuore cresce col silenzio, silenzio che non è mutismo, come ho detto, ma che lascia spazio alla saggezza, alla riflessione e allo Spirito Santo. Noi a volte abbiamo paura dei momenti di silenzio, ma non dobbiamo avere paura! Ci farà tanto bene il silenzio. E il beneficio del cuore che ne avremo guarirà anche la nostra lingua, le nostre parole e soprattutto le nostre scelte. Infatti Giuseppe ha unito al silenzio l’azione.

San Giuseppe, uomo del silenzio,

tu che nel Vangelo non hai pronunciato nessuna parola,

 insegnaci a digiunare dalle parole vane,

 a riscoprire il valore delle parole che edificano,

incoraggiano, consolano, sostengono.

 Fatti vicino a coloro che soffrono a causa delle parole che feriscono,

 come le calunnie e le maldicenze,

e aiutaci a unire sempre alle parole i fatti. Amen.

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