Pillole di SpiritualiTà
Coltiva l'intimità con lo Spirito Santo — il Grande Sconosciuto — perché è Lui che ti deve santificare. (San Josemaría Escrivá)
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Ovvero: la carità è semplice
di Suor M. Veronica Sarno icms
San Martino de Porres visse in pienezza la Carità, tanto da divenire uno dei più grandi Santi onorati dal popolo peruviano e poi dal mondo intero. Di lui si racconta che, fin da piccolo, familiarizzò con la povertà: infatti, nonostante fosse nato da un nobile cavaliere spagnolo, per diversi anni non fu da lui riconosciuto a causa del colore scuro della sua pelle e per questo visse una vita disagiata con la mamma - una liberta nera - e la sorellina.
Questa povertà fu ciò che aprì il suo cuore alla vera ricchezza.
Martino, da piccolo, quando veniva mandato dalla mamma a fare spese, tornava a casa senza denaro e con il paniere sempre vuoto, perché c’erano tanti poveri a Lima e lui non sapeva rifiutare nulla a chi gli domandava qualcosa per carità. Allo stesso modo, non seppe mai rinunciare all’invito amoroso che sentiva nella sua anima, ogni volta che passava davanti a una chiesa: si fermava a salutare la fonte di ogni carità, il Padre dei cieli che lo aveva reso Suo figlio, mentre il padre della terra lo aveva ripudiato.
Quando, più grande, grazie alla sua spiccata intelligenza, imparò il mestiere di infermiere e cominciò ad affermarsi in Lima per la sua abilità, non pensò mai di guadagnare ricchezze e di vivere una vita agiata: ma, al contrario, di dedicare la sua opera ai poveri, ai bisognosi, conservando sempre la santa abitudine di visitare Gesù nelle chiese che incontrava lungo la strada, fino a trascorrere numerose veglie notturne in preghiera.
Tutto ciò non fu ancora sufficiente per soddisfare il desiderio che Martino nutriva nel suo cuore, di crescere sempre più nella carità. Ben presto scoprì il mezzo che assicurava e nutriva questo sogno: l’umiltà! Vale a dire quella virtù nascosta, che vive nel profondo dell’anima e che Martino pensò di poter custodire seguendo la via della Vita Religiosa, in cui il lavoro materiale sarebbe stato in funzione del lavoro spirituale. Entrò cosi nell’ordine dei Domenicani, dedicandosi ai lavori più umili, tanto che la scopa meritò di diventare una delle sue caratteristiche “iconografiche”. In tutti i suoi uffici - assistendo i malati, spazzando, soccorrendo i poveri - sempre i suoi pensieri erano fissi in Dio. Maria Santissima fu una presenza costante nella vita di Martino: da lei imparò a trovare Dio in tutto e a lei sempre affidava la propria vita, per esprimere pienamente e costantemente la carità.
La vita di San Martino è costellata di episodi sorprendenti. L’amore appassionato per Dio e per il prossimo lo resero capace di compiere azioni umanamente inspiegabili, come trovarsi in Cina e in Giappone - senza aver mai lasciato Lima! - offrendo, con la massima naturalezza e semplicità, il catechismo cristiano ai bambini del luogo e donando loro, oltre la dottrina, ciò che aggrada molto ai piccoli: come dolcetti, frutta e belle immaginette. Altre volte, il forte desiderio di bene lo portava a confortare i cristiani prigionieri in Turchia, che correvano gran pericolo di perdere la fede, assistendoli sia spiritualmente che materialmente, fornendo loro cibo e medicine. Martino si donava ai fratelli senza risparmiarsi e il Signore, generoso con lui, lo spingeva al di là delle possibilità umane. Verso i malati la sua donazione fu eroica: era con loro di giorno e anche di notte; se le porte erano chiuse, inspiegabilmente si aprivano e lo lasciavano passare, pur rimanendo in effetti chiuse. Assisteva i bisognosi, fornendo loro ciò che desideravano: così alcuni ricevevano un frutto fuori stagione, altri oggetti di conforto, ma soprattutto furono tante e tante le guarigioni miracolose. L’infermeria da lui gestita non patì mai penuria: la fama della sua santità, infatti, attirò molti benefattori e la provvidenza non venne mai meno. Anche quando, all’ora di pranzo, i poveri si radunavano alla porta del convento e non vi era nulla da condividere, Martino riusciva sempre a moltiplicare il poco cibo e tutti ne avevano sempre in abbondanza.
La carità del nostro santo non era rivolta solo agli indigenti, ma verso tutto il creato. I suoi confratelli raccontano come trattasse familiarmente con ogni tipo di animale, facendosi intendere e obbedire senza fatica. Così, quando la sua infermeria fu invasa da topolini - che rosicchiavano e rovinavano biancheria, medicinali e quant’altro vi si trovava - fece loro un discorsetto, promettendo il pasto ogni giorno in fondo all’orto, pur di salvaguardare i beni degli ammalati. E così avvenne: da quel giorno Martino, dopo aver sfamato ammalati e poveri, andava in fondo all’orto, dove tutti i topolini si radunavano né mai più danneggiarono il materiale dell’infermeria.
Per San Martino la via della santità era semplice: tutto era sintetizzato nel vivere la carità. E la carità è semplice: è come l’essere di Dio, che, sebbene immenso, tutto penetra e si diffonde da ogni parte. Raggiungendo amici o nemici, cittadini o forestieri, Egli ama tutti.
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