Pillole di SpiritualiTà
Recitate il rosario tutti i giorni per ottenere la pace. (dalle Memorie di suor Lucia)
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di Sor. Camilla Pusterla icms
L’11 aprile 1903 la santa lucchese Gemma Galgani spirava, appena venticinquenne, tra le braccia del Signore, mentre sul suo volto la serenità si faceva spazio tra i segni delle ultime sofferenze, che ella aveva patito per essere conformata pienamente al suo Sposo Crocifisso. Oggi, centoventuno anni dopo la sua morte, proviamo ad accostarci a questa grande Santa, che ha speso tutta la sua vita per la salvezza dei peccatori: “O Gesù, non li abbandonare i peccatori… li voglio tutti salvi”! (da Colloqui mistici)
Se si guarda alla vergine lucchese, ciò che emerge a una prima occhiata sono i doni straordinari di cui ella fu favorita da Dio: estasi, colloqui mistici, stigmate… ma, in questo modo, Gemma appare una Santa irraggiungibile. Tuttavia, scendendo più in profondità, andando al cuore della sua esistenza, ci si accorge che, in realtà, ella è uno splendido modello di santità, valido per tutti noi.
Nei colloqui frequenti con Gesù e con Maria, emerge il cuore di Gemma: il suo è un cuore in cui splendono la massima fiducia in Dio e una grandissima confidenza nei suoi confronti. Ed è con questa fiducia disarmante che ella si rivolgeva a Gesù per chiedere la conversione dei peccatori. Quando veniva a conoscenza di qualche persona lontana da Dio, nulla poteva dissuaderla dal supplicare ardentemente il suo Signore per la conversione di quell’anima. Lo stesso suo direttore spirituale, Padre Germano, fu testimone di un simile evento. Un giorno egli fu chiamato per assistere a un colloquio tra Gemma e Gesù. Ella cominciò a dire: “Giacché sei venuto, Gesù, torno a supplicarti pel mio peccatore. È figlio tuo e fratello mio: salvalo, Gesù!”. Ma, poiché Gesù dava segni di non voler esaudire la preghiera di Gemma, ella continuò: “Il sangue l’hai versato per lui come per me. A me mi salvi e lui no? Non mi alzerò più di qui; salvalo. Dimmelo che me lo salvi…. Lo so, lo so, Gesù che ti ha fatto piangere; ma sai, Gesù, in questo momento non devi mica pensare ai peccati suoi; devi pensare al sangue che hai sparso”.
Ma, nulla da fare: il Signore sembrava irremovibile, poiché già tante volte aveva dato occasione a quell’uomo di convertirsi, senza però alcun buon risultato. A un tratto Gemma si illuminò, come avesse trovato la soluzione, e disse: “Ecco, ti presento un’altra interceditrice a favore del mio peccatore: è la stessa Mamma tua che ti prega per lui. Oh! Va’ a dir di no alla Mamma tua! Certo non glielo potrai dire no, ad Essa. Ed ora rispondimi, Gesù, che l’hai salvo il mio peccatore”.
Così Gemma, con la sua estrema confidenza e con quella fiducia disarmante, riuscì a strappare la grazia al buon Gesù. Pochi minuti dopo, il peccatore di Gemma si presentò a Padre Germano, chiedendo di potersi confessare e la Misericordia di Dio risanò quel cuore, che tanto a lungo era rimasto lontano da Dio.
Lo zelo di Gemma per la salvezza delle anime era tale, che la Santa offriva ogni più piccola cosa per la salvezza dei peccatori. Tutto soffriva e tutto offriva per essi, implorando da Dio la grazia della loro conversione.
A Maria diceva: “Ogni cosa, ogni cosa, Mamma mia, che passerò in questa settimana… tutto per loro”. (Colloquio mistico, 7/04/1900) Tutto ella chiedeva con la massima semplicità, con tanta fiducia in Dio e con una grande schiettezza, certa che il suo Signore l’avrebbe ascoltata. Ma da dove venivano tutte queste belle virtù? Se scendiamo ancora più in profondità nel cuore della Santa lucchese, scopriamo il buon terreno in cui esse potevano crescere, svilupparsi e germogliare.
Il buon terreno del suo cuore era dato dalla virtù che sta alla base di tutte le altre: l’umiltà. Gemma sapeva chi era lei e chi era Dio; si riconosceva piccola, povera, miserabile, bisognosa di tutto: ma sapeva anche di essere figlia di un Dio che è Padre, che tutto ha fatto per la nostra salvezza, tanto da non risparmiare nemmeno il Suo Figlio Unigenito, affinché Egli lavasse le nostre colpe con il Suo Sangue.
Così, il suo rapporto con Dio era confidenziale come quello di una bambina con il suo Papà e come quello di una sposa con il suo Sposo. Con la stessa tenerezza di figlia si rivolgeva pure a Maria, che ella aveva preso come Mamma dopo la morte della madre, avvenuta quando Gemma aveva solo otto anni.
Anche con Maria, Gemma non si dava mai per vinta quando c’era da intercedere per la salvezza di qualche peccatore. Un giorno la Vergine Santissima si presentò triste a causa dei peccati con cui gli uomini affliggevano il Cuore di Gesù ed era decisa di non curarsi più di un peccatore, per cui Gemma aveva pregato. Allora la Santa cominciò, con tutta la determinazione e con affetto di figlia, a supplicare la sua Mamma Celeste affinché non abbandonasse quell’anima, bensì la riportasse a Gesù: “Ma che dici oggi, Mamma mia: abbandonare quell’anima? Non ha versato Gesù per lei tutto il suo sangue? Va’ a placare Gesù. Gesù obbedisce sempre alla Mamma sua… Possibile che Gesù voglia abbandonare un’anima? Ma via! Gesù che ebbe pietà di quel ladro …”.(Colloquio mistico, 31/03/1900) Così, Gemma, facendo leva sull’amore di Madre che la Madonna ha per ciascuno dei suoi figli, otteneva grazie e perdono per tante anime.
Gemma sapeva accettare le sofferenze che ogni giorno il Signore le presentava e le accoglieva come un dono, che Gesù le faceva per renderla partecipe della Sua opera di salvezza. Ella tutto offriva al Suo Gesù: “Quello che faccio, lo faccio per te; te voglio. Sono sempre con te; se mangio, mangio per te, se soffro, soffro con te: il mio sollievo sarai sempre tu, Gesù. Se mi sento oppressa, chiamerò sempre te”. (Colloquio mistico, 16/03/1900) Ciò che conta non è la grandezza di ciò che possiamo offrire, ma è il grado di adesione del nostro cuore a quello di Cristo. In questo modo, ogni più piccola offerta assume un valore infinito, perché diventa una cosa sola con l’offerta di Cristo stesso.
Allora, non lasciamoci fermare da nulla, ma con quella confidenza, semplicità e fiducia di cui Gemma è di esempio, uniamoci a Gesù e a Maria, per la salvezza di tante anime. Sempre e in tutto “corriamo da Gesù, Cuore d’Amore, Cuore pieno di tenerezza”(Lettera di Gemma a M. Giuseppina del Sacro Cuore, 1/02/1901) per implorare Grazia e Misericordia sulle anime.
Come disse l’Angelo ai tre Pastorelli di Fatima: “I Cuori di Gesù e di Maria sono attenti alle vostre preghiere”!
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