Pillole di SpiritualiTà
Coltiva l'intimità con lo Spirito Santo — il Grande Sconosciuto — perché è Lui che ti deve santificare. (San Josemaría Escrivá)
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Dio parla al cuore di ognuno in modo unico e inconfondibile
di P. Luis Dias icms
Un incontro inaspettato
Qualche anno fa, mentre percorrevo una strada di Lisbona, due ragazzi – che dovrebbero avere più o meno la mia età – passandomi accanto, mi avvertirono: “Stai sprecando la tua vita!”. Non ci conoscevamo, per cui immagino che sia stato l’abito religioso a far loro intuire che sono un frate…
Non vi nascondo che due pensieri attraversarono la mia mente: il primo, più irruento: “Che ne sai della mia vita!”; e il secondo, un po’ più riflessivo: “Guarda come ci tengono alla mia felicità!” Stavo andando a prendere il pullman, perciò risposi velocemente “grazie” e ho continuato la mia strada.
Quell’ incontro, però, mi è rimasto impresso nella memoria, perché toccava un tema fondamentale per me – e penso per tutti quanti – che è quello di non sprecare la propria vita, impiegandola in qualcosa di vero. Questo desiderio, di non sprecare la propria vita, mi ha guidato a ciò che sono oggi.
Da dove sono partito
Il mio nome è Luis Miguel Oliveira Dias, (avere i cognomi dei due genitori è una tradizione nel mio paese). Sono nato a Fatima, in Portogallo, nel 1992, dove ho trascorso i primi anni della mia infanzia. Successivamente la mia famiglia si è trasferita a Atouguia, un paese vicino a Fatima, dove ho vissuto fino a 19 anni, con i miei genitori e mia sorella.
Mentre crescevo, mia madre mi ha sempre avvicinato a Gesù e a Maria, e di ciò le sono immensamente grato. Lei mi ha insegnato, soprattutto attraverso l'esempio, a pregare tutti i giorni le preghiere del mattino, il Rosario alla sera e a partecipare ogni domenica alla Messa. Come penso succeda a tutti, molte erano le volte in cui partecipavo non tanto volentieri, ma solamente perché mia mamma insisteva, e oggi la ringrazio per essere stata ferma, quando la mia poca voglia mi faceva vacillare.
Tra tutti i miei momenti di incertezza nella fede, mi viene in mente quando alcuni responsabili del “gruppo ministranti” del Santuario di Fatima erano passati a incontrare la classe di catechismo che io frequentavo e ci hanno invitati a un piccolo corso, per imparare a servire la Messa. Per diversi sabati i miei mi hanno accompagnato a questo corso e alla fine ero contento di quello che avevo imparato (e anche del bel pranzo che ci avevano offerto nell’ultimo incontro…), ma dentro di me ero arrivato a una conclusione: era troppo per me! Perché un po’ mi vergognavo di dover salire sull’altare e un po’ non avevo voglia di impegnarmi. Mi madre, davanti a tale risoluzione, mi ha fermamente risposto: Ti ho accompagnato alla formazione, adesso tu il ministrante lo fai. (punto).
Consapevole di non aver un'altra scelta, ho iniziato a esercitare questo servizio, che poi mi ha tanto aiutato a vivere meglio la Messa e, di conseguenza, a rafforzare la mia fede.
Quando ho conosciuto i Padri icms
All’età di 15 anni, sempre mia madre mi portava con sé a una catechesi, tenuta nella comunità dei Servi del Cuore Immacolato di Maria. Lì ho conosciuto per la prima volta i Padri, che mi hanno invitato a partecipare all’Oratorio che organizzavano ogni domenica. Da lì in poi ho mantenuto il contatto con loro, partecipando sempre alle varie attività, come ritiri, pellegrinaggi e incontri giovanili. Da tali incontri uscivo sempre felice e con il cuore pieno, non solo di buone esperienze con gli amici, ma soprattutto di un nuovo slancio verso Dio, specialmente in una età in cui, come tutti, facilmente cominciavo anch’io a vivere superficialmente tutto ciò che avesse a che fare con Lui.
Vita da studente universitario
Dato che studiavo a Fatima ed ero vicino alla famiglia e ai Padri, ero più legato alla preghiera e alla fede; però, finita la Scuola superiore, sono entrato in Università a Coimbra, città che dista 100 km da casa. Durante la settimana vivevo là con i miei amici e solo nel fine settimana ritornavo in famiglia. Ero lontano da casa, ma purtroppo incominciavo ad esserlo sempre più anche da Dio. Pregavo di meno e la maggior parte del mio tempo, invece di impiegarlo per studiare o riposare, lo dedicavo a feste e divertimenti, molti dei quali non proprio edificanti.
Ho cominciato a trascurare gli studi, con il conseguente abbassamento dei voti. La cosa peggiore era che, nonostante avessi “festeggiato” quasi tutto l'anno, al termine della scuola mi sentivo vuoto e depresso. La mia logica conclusione era: “sto così perché non mi sono divertito abbastanza” e perciò cominciavo a programmare nuove feste, per poter divertirmi e stare meglio.
In questo periodo di perfetta lucidità mentale, uno dei Padri dei Servi del Cuore Immacolato di Maria mi aveva invitato a partecipare a due campi estivi: uno con giovani italiani della mia età; un altro, nel quale dovevo essere animatore di ragazzi più piccoli. Questi due impegni coincidevano con le prime settimane di vacanze e ciò non mi andava, perché ero ancora giù di morale per gli esiti della scuola e mi sentivo vuoto dentro. Perciò cercavo una scusa da dare a quel Padre, per mancare a questi appuntamenti. Successe, però, qualcosa di particolare, che ancora oggi riconosco come fuori dal comune: ho sentito dentro una spinta forte e misteriosa a partecipare a quei campi estivi, e alla fine ci sono andato.
Una esperienza nuova
Nel primo campo, il gruppo era costituito maggiormente da ragazzi italiani, ma la lingua non è stata un problema, perché, avendo l’italiano e il portoghese la stessa radice latina, la comunicazione in fondo è molto fattibile e anche divertente.
Uno degli scopi di questo campo era fare conoscere ai ragazzi Fatima, la storia delle apparizioni e il messaggio di Nostra Signora. La sorpresa è stata che, dopo avere vissuto tanti anni a Fatima, ne sapevo pochissimo. Tanto vicino eppure tanto lontano! Tra questi ragazzi si respirava una aria di amicizia sincera, per cui mi sono trovato proprio bene; inoltre ho potuto conoscere alcuni di loro che erano seminaristi e così rendermi conto che non erano “gli alieni” che mi ero immaginato.
Dopo questa settimana, qualcosa in me è cambiato: non riuscivo a esprimerlo a parole, però mi sentivo diverso da prima.
Nel campo seguente, sono stato animatore di ragazzi più piccoli e con loro non solo mi sono divertito, giocando, ma anche soprattutto ho dovuto prendermi cura di loro. Questo sentimento, di responsabilità e di amicizia per loro, ha fatto maturare in me quel cambiamento, che poteva essere passeggero, ma che invece mi ha aiutato a ripensare a tutta la mia vita. Affiorava sempre più in me una idea chiara: la mia vita non la voglio sprecare!
Se Lui ti chiamasse, tu verresti?
Finiti questi due campi estivi, quel Padre mi aveva invitato mi ha proposto un ulteriore campo in Italia, in un posto chiamato “Castagno”, in provincia di Firenze. Ho detto subito di sì, perché era tornata in me una gioia vera, che stava cancellando quel buio che era dentro di me. Questo campo aveva come speciale scopo il discernimento vocazionale, facendo aprire il cuore a un autentico dialogo con Dio, che aiuti a cercare il motivo per cui ci troviamo su questa terra, scoprendo il progetto di Dio su di noi; in poche parole, era un invito a usare bene la propria vita. Io di tutto questo discorso vocazionale non ne sapevo niente, ero piuttosto contento, perché avrei rivisto i miei amici italiani.
Durante quel campo ho iniziato a riflettere e a mettere in questione le scelte fatte fino a quel momento, a guardare con un occhio nuovo il modo in cui stavo vivendo la mia vita, e in tutto questo mi sono reso conto di “qualcosa” che era presente nel mio cuore e a cui non avevo mai fatto caso. L’evento che ha fatto scatenare questa scoperta è stata una domanda, che mi ha posto un Sacerdote in quei giorni: mi ha indicato la catenina che portavo al collo e io gli ho fatto vedere la croce d’argento, che era attaccata e che io portavo sotto la maglietta: “Se Lui ti chiamasse a seguirLo, tu verresti?”. A un primo momento questa domanda mi sembrò una cosa assurda: infatti, ho subito risposto che ci sono altri ragazzi molto più bravi di me, sicuramente molto più consoni a un cammino del genere. Però, poi, mi è rimasta in mente e più ci pensavo, più sentivo nascere in me una possibilità, che fino ad allora non avevo mai considerato, che cioè Gesù mi potesse chiamare, scegliermi per qualcosa. E per cosa? Per seguire Lui, lasciando tutto: le mie cose, i miei progetti, la mia vita di baldoria. Non nascondo, a chi sta leggendo questa mia testimonianza, che ho cominciato a sentire paura. Paura delle conseguenze di quella possibile scelta che a mano a mano si faceva avanti nel mio cuore; paura di lasciare il percorso che avevo iniziato in Università; paura di lasciare le mie sicurezze.
Insieme alla paura, però, cominciava a spuntare dentro di me anche la gioia, ogni volta che pensavo che magari era proprio vero che Gesù mi stesse chiamando, che quella vita, che vedevo incarnata nei Padri con cui condividevo il campo, fosse anche per me. Era una gioia unica, come una piccola luce in mezzo al buio, serena, calda e soprattutto costante.
Capisco adesso che quella luce era Dio, che mi invitava a fidarmi di Lui, senza pregiudizi, ma presentandomi con tanta delicatezza, che mi rendeva finalmente libero di fare una scelta autentica.
La risposta all’invito
Come potete dedurre dalle foto, a un certo punto ho preso la mia decisione e ho abbracciato quell’invito, entrando nel seminario dei Servi del Cuore Immacolato di Maria, a Roma. Lì, con l’aiuto di validissimi formatori, ho continuato il mio cammino di discernimento, fino ad abbracciare quella vita che Gesù aveva pensato per me con la Professione religiosa e l’Ordinazione sacerdotale.
Adesso, guardandomi indietro, mi rendo conto di quanto stessi sprecando la mia vita in tante illusioni e specialmente in divertimenti fasulli, che, dopo un momento di euforia, mi lasciavano sempre più vuoto. Accogliendo l’invito di Dio, vedo che non solo non ho perso nulla di fondamentale – come mi suggeriva la paura, che si era presentata in modo fortissimo in quei primi passi – ma che sto ricevendo ogni giorno un tesoro immenso, direttamente dalle sue mani.
Due consigli
A chi, leggendo questa mia semplice testimonianza, sentisse in sé il desiderio di mettere in questione la propria vita, mi sento di consigliare due cose: la prima, di chiedere con la preghiera del Rosario l’aiuto della Mamma Celeste, la Vergine Maria, per vincere ogni ostacolo, che sempre si presenta, dentro e fuori di noi. La seconda cosa, è quella di avere il coraggio di cercare di confrontarsi con qualcuno che stia facendo un cammino serio verso Dio: molte volte, da soli è difficilissimo vedere le cose più importanti ed evidenti della nostra vita!
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