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"VI LASCIO LA PACE..."

di Piera Di Girolamo

L'animo umano ha molteplici aspirazioni, tanti desideri e uno di questi credo sia la pace. Quale persona non vorrebbe una vita serena, stare bene, essere nella gioia?! Persino chi fa la guerra, porta nel cuore un profondo anelito di pace; il problema è dove la cerca, in che cosa la fa consistere, in quale maniera la persegue.

In un mondo ferito da conflitti che uccidono vite umane, ma che spengono anche la Speranza, sembra utopistico parlare di pace. Penso che nella storia non sia mai esistita un'era di pace assoluta nel mondo, e penso anche che fino alla fine dei tempi si assisterà sempre a guerre fra popoli, fra nazioni, fra uomini. Ci saranno stati e ci saranno periodi più o meno pacifici per l'umanità, ma l'assenza totale di conflitti è impossibile.

Il peccato originale, di cui portiamo ancora le conseguenze, ha scatenato la prima “guerra” che il diavolo ha mosso contro Dio; e da lì è entrato nel cuore dell'uomo il desiderio insopprimibile di potere, di supremazia, di comando. Questo germe non è però l'unico che abita il nostro cuore; c'è un seme piantato da Dio, che è quella grazia che ci fa tendere al Bene, alla pace.

Nel tempo in cui Gesù è venuto nel mondo non ha trovato la pace; Egli stesso ha sperimentato la sopraffazione di chi si credeva potente; ma, come dice la Scrittura: «Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca» (Is 53. 7,12). Nonostante tutto ciò, il Figlio di Dio mai perse la pace.

Come è possibile umanamente una cosa del genere? In che cosa Gesù trovava pace? O, per meglio dire: in Chi era riposta la Sua pace? Il Suo Cuore non desiderava altro che portare a compimento la “missione” che il Padre Gli aveva affidato e nell'abbandono alla Sua volontà Egli si riposava, conservando nel Cuore la pace che niente e nessuno poteva toglierGli.

Comprendiamo, allora, che la pace non è esclusivamente quella esteriore, non è soltanto assenza di guerre, ma è qualcosa di interiore che ci permette di affrontare le difficoltà, le prove della vita senza che queste ci sovrastino, ci affossino, ci portino alla disperazione. La pace è un dono di Dio che dobbiamo chiedere: e Lui desidera darcela.

Apparendo nel Cenacolo agli Apostoli, dopo la Sua resurrezione, le prime parole che Gesù pronunciò furono proprio queste: «Pace a voi!». E ancora, prima della Passione, aveva detto ai suoi discepoli: «Vi lascio la pace, vi do la mia pace».  La pace che Gesù ci dona, allora, non ha nulla a che vedere con la pace che ci dà il mondo: è quella che Egli stesso ha vissuto, ha sperimentato. È quella certezza che – qualunque cosa ti capiti nella vita – sei nelle mani di Dio, di un Padre che si prende cura di te, che non ti abbandona.

È quella fiducia illimitata che hai verso Dio e che ti fa dire, come Maria all'Angelo: «Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola» (Lc 1. 38).

Il Cuore di Maria Santissima, come quello di Suo Figlio, è rimasto sempre nella pace. Anche Lei ha vissuto difficoltà, prove, sofferenze, fino all'estremo dolore di vedere Suo Figlio appeso a una croce, morire nei più terribili patimenti. Eppure, Maria, non si è mai sottratta alla volontà di Dio, in Lui ha cercato e trovato la pace. 

Siamo uomini, siamo fragili e peccatori. Ci può capitare di sentirci smarriti di fronte a eventi difficili e dolorosi che possono presentarsi durante il corso della nostra vita, ma Dio non ci lascia brancolare nel buio delle prove che attraversiamo, senza tenderci la mano. “Ti do la mia pace”, ci sussurra all'orecchio. E la Sua pace, se accolta, rimane nel cuore, e come un balsamo fascia le ferite, dona vigore allo spirito stanco e afflitto. La pace di Dio è un profumo che si diffonde, si propaga con facilità. Chi la possiede non può non comunicarla, trasmetterla a coloro che si avvicinano. Sì, è proprio così: la pace non ci viene data da Dio perché sia solo nostra.

Scriveva San Tommaso d'Aquino: “Un bene che fa bene solo a me non è veramente bene. Il bene per essere tale deve essere diffusivo”. Così la pace, che è sicuramente un bene, cioè qualcosa di buono – direi anche di santo, visto che è un dono di Dio – non è da Lui concessa perché la chiudiamo nel guscio del nostro cuore, ma perché, a nostra volta, ne facciamo dono a chi incontriamo sul nostro cammino. Forse giungerà anche a qualcuno che ha perso la Speranza, che non trova la forza per alzare lo sguardo verso il Cielo, a chi è stanco e oppresso, a chi fa fatica ad andare avanti sotto il peso della croce.

Siamo piccoli e poveri strumenti nelle mani di Dio. Se Gli permettiamo di far vibrare le corde della nostra anima, possiamo diventare portatori di pace.

Chiediamo allora a Dio, assieme a San Francesco d'Assisi: “Oh Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace”. 

 

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