Pillole di SpiritualiTà
Coltiva l'intimità con lo Spirito Santo — il Grande Sconosciuto — perché è Lui che ti deve santificare. (San Josemaría Escrivá)
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I frutti della fedeltà – I parte
Tratto dal sito “Opus Dei”
I parte
La certezza di sapere di essere sempre con Dio è sorgente viva di speranza, dalla quale sgorgano irresistibilmente nuovi flussi di gioia e di pace che rendono feconda la nostra vita e quella di coloro che ci stanno vicino.
Il libro dei Salmi ha inizio con un canto alla fecondità di chi fa in modo di essere fedele a Dio e alla sua legge, e non si lascia trascinare dalla confusione che promuovono gli empi: «Sarà come albero piantato lungo corsi d’acqua, che darà frutto a suo tempo e le sue foglie non cadranno mai; riusciranno tutte le sue opere» (Cfr. Sal 1, 1-3). In realtà si tratta di un insegnamento continuo nella Scrittura: «L’uomo leale sarà colmo di benedizioni» (Pro 28, 20); «per chi semina la giustizia il salario è sicuro» (Pro 11, 18). Tutte le opere di Dio sono feconde, come lo sono le vite di coloro che rispondono alla sua chiamata. Il Signore lo ricordò agli apostoli durante l’ultima cena: «Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga» (Gv 15, 16). L’unica cosa che ci chiede è che rimaniamo uniti a Lui come i tralci alla vite, perché «chi rimane in me e io in lui fa molto frutto» (Gv 15, 5).
Nel corso dei secoli, i santi hanno avuto ugualmente la prova della generosità di Dio. Santa Teresa, per esempio, scriveva: «Sua Maestà non ha certo l’abitudine di pagare male l’alloggio, se gli viene data confortevole ospitalità». A coloro che gli sono fedeli ha promesso che li riceverà nel suo Regno con parole piene di affetto: «Bene, servo buono e fedele [...], sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone» (Mt 25, 21). Eppure Dio non aspetta che i suoi figli vadano in Paradiso per premiarli, ma già in questa vita li introduce nella gioia divina con molte benedizioni, con frutti di santità e di virtù, traendo il meglio da ogni persona e dai suoi talenti; aiutandoci a non preoccuparci troppo della nostra fragilità e a confidare sempre più nella potenza di Dio. Inoltre, attraverso i suoi figli, il Signore benedice anche quanti stanno loro accanto. Dio si delizia di queste cose: «In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto» (Gv 15, 8).
Ripassiamo in queste pagine alcuni frutti che produce la nostra fedeltà, sia nella nostra vita che in quella degli altri. Magari tali frutti che produce la nostra fedeltà, e molti altri che soltanto Dio conosce, ci stimolassero a non interrompere mai la nostra riconoscenza verso Dio per le sue attenzioni e per la sua vicinanza! Anche così impareremo a godere sempre più di questo amore.
Il Paradiso in noi
Soltanto alcune settimane prima di andare in Cielo, san Josemaría diceva a un gruppo di suoi figli: «Il Signore ha voluto depositare in noi un tesoro ricchissimo. [...] In noi dimora Dio, nostro Signore, con tutta la sua grandezza. Nei nostri cuori c’è abitualmente il Paradiso». Il Signore lo aveva promesso agli apostoli: «Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e prenderemo dimora presso di lui» (Gv 14, 23). Questo è il più importante dono che Dio ci offre: la sua amicizia e la sua presenza in noi.
Ogni giorno possiamo contemplare con occhi nuovi nell’orazione questa verità della presenza divina in noi, e custodirla nella nostra memoria. Colmi di meraviglia e di gratitudine, cercheremo allora di corrispondere come buoni figli all’immenso affetto che Dio ha per noi. Infatti il Signore «non è per restare nel ciborio d'oro che discende ogni giorno dal Cielo, ma per trovare un altro Cielo che gli è infinitamente più caro del primo: il Cielo dell'anima nostra, fatta a immagine sua, il tempio vivo dell'adorabile Trinità!». Soltanto con questo dono divino possiamo sentirci infinitamente ripagati; e anche sicuri della gioia che diamo a Dio con la nostra fedeltà.
Quando arriva la stanchezza fisica o morale, quando infuriano i venti contrari e le difficoltà, è il momento di ricordare ancora una volta che, «se Dio abita nell’anima nostra, tutto il resto, per importante che sembri, è accidentale, transeunte; invece noi, in Dio, siamo ciò che permane». La certezza che Dio è con me, in me; e che io sono in Lui (cfr. Gv 6, 56), è sorgente di una sicurezza interiore e di una speranza che non è possibile spiegare umanamente. Questa convinzione ci rende sempre più semplici – come bambini – e ci dà una visione ampia e fiduciosa, una interiorità distesa e gioiosa. Dal fondo dell’anima vengono fuori allora la gioia e la pace, come frutti naturali della fedeltà e della donazione. Tali frutti sono tanto importanti e hanno tanta forza evangelizzatrice che san Josemaría li chiedeva ogni giorno al Signore nella Santa Messa, per lui e per tutte le sue figlie e per tutti i suoi figli.
Dentro di noi abbiamo un Paradiso che dobbiamo portare dappertutto: a casa nostra, nel posto di lavoro, nel riposo, alle riunioni con gli amici... «Ai nostri giorni, nei quali si avverte spesso un’assenza di pace nella vita sociale, nel lavoro, nella vita di famiglia..., è sempre più necessario che noi cristiani continuiamo a essere, secondo un’espressione di san Josemaría, “seminatori di pace e di gioia”». Sappiamo per esperienza che questa pace e questa gioia non sono nostre. Per questo ci adopereremo per coltivare la presenza di Dio nei nostri cuori affinché sia Lui a ricolmarci dei suoi doni e a trasmetterli a quanti ci stanno accanto. L’efficacia di questa semplice semina è sicura, anche se la sua portata è imprevedibile: «La pace del mondo, forse, dipende più dalle nostre disposizioni personali, ordinarie e perseveranti a sorridere, perdonare e non darci importanza, che dai grandi negoziati tra gli Stati, per quanto importanti essi siano».
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